Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

23.04.2024

di don Salvatore Rinaldi e Chiara Franchitti

Il gruppo dei pari è una risorsa, un aiuto, un valore: è importante promuoverlo, costruirlo, viverlo. L'etica delle buone compagnie è un percorso destinato a educatori, insegnanti e operatori, nel promuovere l'educazione fra pari, nella valorizzazione della capacità di gruppo di aiutare a far fronte ai compiti dello sviluppo. Nel gruppo dei pari si ha un modo diverso di intendere le fasi dell'adolescenza e della giovinezza, fasi costruite e vissute con il gruppo, un gruppo che dobbiamo imparare ad accogliere, accettare, curare, far crescere. 

L'adolescenza è un'età di nuove capacità relazionali e di scoperte interiori intime, legate anche all'identità. Un'età dove l'ombra dell'insicurezza può far perdere potenzialità e risorse, con esiti a volte drammatici. I ragazzi e le ragazze adolescenti possono essere considerati tra le categorie più vulnerabili a causa della particolare fase di sviluppo che stanno attraversando. Infatti, la qualità dei rapporti che instaurano con il proprio contesto temporale, ambientale e sociale di vita è in grado di condizionare positivamente o negativamente la crescita ottimale dell'identità, dell'autonomia e la qualità della vita. Si è propensi oggi a vedere l'adolescenza come una fase autonoma e prolungata della crescita umana, in cui il soggetto, in base alla sua appartenenza sociale e di genere, deve far fronte a numerose sfide. 

C'è del buono e del bene in ogni giovane, c'è del buono e del bene in ogni compagnia: dobbiamo avere la forza, la capacità e la speranza per accoglierlo e trasformarlo in risorsa.

Un gruppo nasce in quanto gli individui percepiscono i vantaggi dell'aggregarsi al fine del soddisfacimento dei loro bisogni naturali. Il primo criterio fondamentale dello stare insieme in gruppo è l'interazione, ossia lo scambio reciproco e dinamico tra i vari membri; ognuno agisce e reagisce, non soltanto in maniera verbale, nei confronti di un altro o del gruppo intero, in modo diretto e senza intermediari. L'altro criterio è la coesione, cioè il sentimento di unione, amicizia e solidarietà, la percezione dell'essere con gli altri, dell'esistenza delle uguaglianze, che consente ai membri di riconoscere il gruppo come proprio, di stabilire legami, di riconoscere i vantaggi dell'aggregazione. Un pericolo nel gruppo è quanto è numeroso perché tende ad essere meno coeso per una serie di motivi, aumenta la difficoltà di comunicazione tra i membri, diminuisce lo spazio di cui ciascuno può usufruire, emerge la tendenza a considerare gli altri in termini di sottogruppi oppure una forte coesione di gruppo produce un alto grado d'interdipendenza, quest'ultima intesa come il soddisfacimento da parte del gruppo di bisogni che l'individuo non potrebbe soddisfare in altro modo. 

L'esistenza di uno scopo condiviso e concordato dagli stessi membri, a tal proposito, è necessaria affinché un gruppo possa esserci e funzionare in modo efficace. Lo scopo rappresenta il cemento, il fondamento sul quale realizzare il gruppo, e l'accettazione dello scopo aumenta solo se tutti i membri ne hanno partecipato, chiarendone la scelta. Fondamentale, inoltre è stabilire insieme le direttive d'azione e chiarire ciò che si attende da ognuno mediante le norme. Le norme se sono per loro natura delle costrizioni che limitano la libertà d'azione, allo stesso tempo costituiscono la base di un orientamento stabile portando ordine nelle relazioni. 

Caratteristica diffusa e fondamentale della vita di gruppo è la differenziazione dei ruoli: come le norme, i ruoli contribuiscono a portare ordine nell'esistenza del gruppo. Una figura importante nel gruppo è il ruolo del leader, membro del gruppo che esercita maggiore influenza sugli altri membri; quali quello di stimolare, orientare, dirigere l'impegno altrui nella direzione voluta, rappresentare il gruppo all'esterno, regolare e coordinare il funzionamento della struttura del gruppo ecc. pertanto la cultura del gruppo può essere definita come complesso delle norme, dei valori, delle esperienze e delle conoscenze del gruppo, che divengono costituenti della struttura e della modalità di organizzazione del gruppo stesso; cultura di gruppo che nasce e si alimenta dallo sviluppo e dall'acquisizione di un pensare di gruppo che diverrà il pensiero di gruppo. 

Il pensare di gruppo comporta una rivisitazione o meglio una decostruzione del nostro modo di vedere, di conoscere, di sentire, di relazionarci; significa lasciare il pensiero monistico attorno al quale si è costituito il nostro vissuto e il nostro mondo, e attraverso il pensiero duale, avviarci nella complessità, nella molteplicità. Sarà il cambiamento il valore centrale e fondante della cultura di gruppo, ovvero la capacità dell'individuo di adattarsi, di essere aperto e predisposto nell'accogliere il nuovo e il diverso. Essere disponibile al dialogo, al confronto, allo scambio vuol dire avere la capacità di distaccarsi dal proprio essere, di scoprire l'altro, il diverso. 

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