Non è "Mare Fuori". Il minorile di Milano diventi simbolo

24.04.2024

Nun te preoccupá, guagliò
Ce sta 'o mare fore
Ce sta 'o mare fore
Ce sta 'o mare fore
Aret'ê sbarre, sott''o cielo
Ce sta 'o mare fore
Ce sta 'o mare fore
Ce sta 'o mare fore

Ci siamo abituati a vederlo così, a immaginarlo così il carcere minorile. La serie vista e amata da milioni di telespettatori italiani ci ha consegnato l'immagine (irreale è vero) del carcere minorile come di un luogo in cui educatori, polizia, direzione tutti insieme, pur tra le personali fragilità, spingono nel tentativo di salvare la vita dei ragazzi che, per un motivo o per un altro, finiscono dietro le sbarre. Li abbiamo visti tutti raccontare le loro vicissitudini, ribellarsi e lottare per cercare in qualche modo di non perdere, nonostante tutto, "quel treno" che in qualche modo li ha fatti sentire grandi, di non perdere la piazza né la stima dei boss. Abbiamo fatto il tifo per loro, ci siamo immedesimati nel loro sforzo di salvarsi e siamo rimasti delusi quando hanno scelto di non farcela.

E' un'immagine irreale è vero, ma che ci consegna tanta speranza. La speranza di una possibilità, di una seconda possibilità che c'è per tutti. E lo Stato ha il compito e il dovere di fare tutto il possibile perché ciò accada. Lo Stato ha il dovere di lottare perché a quei ragazzi sia garantita una seconda possibilità!

Ma c'è, in questi giorni, un altra immagine che ci arriva dal carcere minorile. Questa volta non da quello di Napoli "c'o mar for" e nemmeno quello di Nisida... ma il Beccaria di Milano. Ed è un'immagine reale purtroppo, vera, che quella speranza la fa a pezzi!

Tredici agenti della Polizia penitenziaria sono stati arrestati per maltrattamenti e torture. La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria hanno eseguito un'ordinanza con la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di tredici agenti della Polizia Penitenziaria, dodici dei quali tuttora in servizio nell'Istituto Penale Minorile 'Cesare Beccaria' di Milano e la misura della sospensione dall'esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori otto dipendenti dello stesso corpo di polizia. 

I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica a partire almeno dal 2022 a oggi e commessi nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall'abuso di potere del pubblico ufficiale e dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico e una tentata violenza sessuale di un agente nei confronti di un detenuto. 

Sono quelle cose - di assoluta gravità - che non vorremmo mai sentire. Sono quei racconti che non vorremmo mai fare. E forse quello che è successo, al di là delle responsabilità personali di tutti e di ciascuno, è il risultato di un sistema malato che non è più capace di curare, risanare, di redimere e riabilitare. Che non sa perseguire una giustizia riparativa, che mira esclusivamente alla repressione. Di un sistema cancrenoso che va destrutturato, va modificato dal profondo, fin dal suo codice deontologico.

In questi giorni, mentre impazza la protesta per il modo in cui in carcere è trattata, in un altro paese, una nostra connazionale; mentre si sta celebrando il processo contro gli 007 egiziani accusati di aver torturato e ucciso, in un altro paese, il nostro connazionale Giulio Regeni, siamo costretti a guardarci dentro e capire che forse, o senza forse, è tempo di un nuovo umanesimo. Che il Beccarìa diventi il simbolo dell'urgenza di una nuova coscienza.

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