5 settembre 1981 – abolizione del delitto d’onore, resistenza delle violenze.

05.09.2021
di Giulia Abbati
<Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni>. 

Questo era il testo della legge 587 che, precisamente fino a quarant'anni fa, rendeva meno colpevoli coloro che uccidevano una donna o la violentavano, attraverso sconti di pena visti come attuazione di una normalità sociale che oggi fa rabbrividire alla maggior parte della popolazione. Ed ecco che "la maggior parte" che abbiamo citato basta per spiegare perché ancora oggi, ovunque nel mondo ma anche nei paesi occidentali culturalmente sviluppati, sia così comune togliere la vita ad una donna o abusarne sessualmente.Il 5 settembre 1981 fu abolito, con la legge numero 442, il delitto d'onore e anche l'istituto del matrimonio riparatore, che cancellava la colpa dello stupro se il colpevole avesse sposato la sua vittima, una norma patriarcale che risaliva addirittura alla Bibbia che recita: «L'uomo che è giaciuto con lei darà al padre di lei cinquanta sicli d'argento; ella sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita». La notizia che subito corse dopo questo clamoroso passo in avanti della civiltà fu quella di Franca Viola, la giovane siciliana che per prima finalmente rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva rapita e stuprata. Ma ancora prima della coraggiosa Franca, possiamo ricordare come Divorzio all'italiana premiato a Cannes nel 1962, di Marcello Germi, portò sulla scena cinematografica uno dei più crudi e realistici spaccati della vita matrimoniale in cui ci si liberava con l'omicidio della donna: il barone siciliano, per sbarazzarsi della moglie, la istiga al tradimento, per giustificarne l'assassinio. Dunque il danno all'onore di un uomo veniva considerato una attenuante all'omicidio di una donna. Ma avevano onore, dignità, personalità o individualità le donne? La risposta è ovviamente negativa, poiché chiunque poteva stuprarle contro la loro volontà senza minare nessun aspetto emotivo, psicologico, civile, sociale o fisico se poi ripuliva tutto con un matrimonio, rimettendo la vittima nella posizione più sicura dal disonore possibile: la vita coniugale. Numerosi studiosi di psicologia hanno da sempre raccolto e analizzato dati sul perché esista il fenomeno della violenza sulle donne in quantità così maggiore rispetto al contrario. Pare a noi un'osservazione ovvia, ma sembra che il patriarcato, i retaggi culturali e sociali, il fatto che gli uomini siano geneticamente più forti delle donne, siano le motivazioni alla base del fenomeno che nemmeno l'abolizione delle leggi in suo favore abbia debellato. Anzi: oggi la parola femminicidio nel nostro ordinamento giuridico garantisce che uccidere una moglie, una figlia o una sorella rappresenti un'aggravante, quella del vincolo di parentela. Ma tutto questo non è bastato a fermare una violenza ad oggi inconcepibile. Solo quest'anno contiamo già 41 vittime e quasi quotidianamente alle nostre orecchie giungono notizie sconcertanti di assassini di donne, soprattutto giovani, per inaccettabili motivi di possessione e, soprattutto, che avevano già chiesto aiuto appellandosi ai loro diritti e confidando nella protezione di uno Stato ancora troppo debole in questo campo. Notizia che però ci disarma maggiormente è quella che ancora oggi le donne costrette a sottostare a leggi come il delitto d'onore in forme diverse, sono le abitanti di ben 20 Paesi nei quali campeggiano leggi fortemente in vigore e apparentemente incancellabili.

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