A Macchiagodena scoperto il braccio di una croce stazionaria

06.08.2021

Donata al Comune affinché possa essere esposta nel Castello. Ne ha parlato l'Architetto Franco Valente a cui il Sindaco Ciccone aveva chiesto un parere. 

Non smette di stupire il piccolo paese della provincia di Isernia, dove recentemente è stato scoperto il braccio di una croce stazionaria, che va ad unirsi alla bella 'collezione' delle croci stazionarie presenti in Molise.

Ne ha parlato sulla sua pagina FB l'Architetto Franco Valente, che di croci stazionarie è esperto e a cui il Sindaco Felice Ciccone aveva richiesto un parere sul reperto.

"E' venuto fuori mentre gli operai creavano una nicchia in una casa della parte antica di Macchiagodena. I proprietari l'hanno donato al Municipio perché venga collocato in una sala del Castello. Della donazione parleremo al momento opportuno - ha scritto l'architetto.

Prima di prenderla in consegna il sindaco Felice Ciccone mi ha chiesto di osservarla per dare una spiegazione di cosa fosse.

La cosa mi ha fatto particolare piacere perché si tratta di un'opera che, sebbene ridotta a un frammento, arricchisce il patrimonio già numeroso delle Croci Stazionarie del Molise.

Ne ho trovato fino ad oggi un centinaio ("Croci Stazionarie nei luoghi antichi del Molise") e questa è la seconda di Macchiagodena. L'altra, bellissima e ricca di storia, è integra e sta davanti alla chiesa di S. Lorenzo. 

E' il terminale trilobato di una croce stazionaria che probabilmente stava davanti alla chiesa di S. Rocco. La data "A(nno) D(omini) 1866" credo induca in errore perché i caratteri stilistici sono più antichi. Probabilmente quella croce crollò insieme alla chiesa per il terribile terremoto del 1805 che distrusse mezzo paese e per un po' di tempo i pezzi sono rimasti abbandonati qua e là.

Qualcuno in maniera grossolana "arrotondò" il trilobo e vi incise la data del 1866. Non escludo che prima o poi, come è accaduto in altri casi, possano venir fuori gli altri pezzi.

Quello che rimane è la parte terminale del cosiddetto "patibolo", che era il braccio orizzontale della croce. Su un lato vi è il simbolo dell'evangelista Luca. E' il bue con l'aureola che regge il cartiglio con l'abbreviatura del nome (lu)CAS.

Sull'altra faccia il personaggio rappresentato è S. Giovanni Evangelista. Ciò che rimane permette di capire come fosse complessivamente la Croce. In genere la sua figura appare insieme alla Madonna con l'immagine di Cristo Crocifisso al centro.

E' il momento in cui Cristo si sta rivolgendo ai due dicendo "Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua Madre". Sul trilobo scomparso, dunque, doveva essere l'immagine di Maria e sulla parte posteriore il Leone simbolo dell'evangelista Marco.

Ritengo che in basso vi fosse l'immagine del Giovane Alato che rappresentava S. Matteo e che sulla faccia posteriore del Cristo crocifisso fosse rappresentato il Cristo risorto.

Un particolare è degno di attenzione perché sembra essere una rara sintesi di un racconto preso da un vangelo apocrifo dagli "Atti di Giovanni", che la tradizione attribuisce allo stesso evangelista. Giovanni mantiene nelle mani una piccola ciotola.

Nel vangelo apocrifo, in termini autobiografici, si narra della sua venuta a Roma da Efeso per ordine di Domiziano che lo costrinse a dare una dimostrazione della sua fede in Cristo.

Giovanni accettò la sfida bevendo una coppa di veleno e rimanendo illeso. Gli altri cristiani che furono costretti a bere a bere morirono all'istante ma l'evangelista li resuscitò subito dopo.

Questo il motivo per cui Domiziano, irritato, ordinò che Giovanni fosse esiliato a Pathmos.

Non è facile una datazione precisa della piccola scultura. Secondo il solito S. Giovanni è rappresentato senza barba e con i capelli lunghi. I caratteri stilistici sembrerebbero ricondurre la Croce Stazionaria di Macchiagodena alla fine del XVI secolo".

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