Agostino di Ippona: l’ordine universale viene da Dio

06.05.2022

di Egidio Cappello

Agostino rappresenta un momento eclatante del percorso filosofico dell'era cristiana. Le sue opere costituiscono l'enciclopedia dei saperi del suo tempo, saperi che egli riesce a coniugare in una visione unitaria sicché la cultura tradizionale ebraico-cristiana, greco-ellenistica e romana si trasformano in pagine di uno stesso libro, scritto da un'unica mano. Egli ha lasciato alle future generazioni di studiosi e ricercatori, e a noi stessi, un campo fecondo di saperi autorevoli oltre alla consapevolezza che la ragione umana ha tutti i poteri per conoscere e cogliere l'universalità e l'unitarietà del cosmo.

Agostino visse nel quinto secolo, periodo di grandi sconvolgimenti politici e sociali, periodo bisognoso di ordine culturale, di unità e di creatività. Anche la dottrina di Cristo era in fase di elaborazione e di coordinamento delle sue singole parti: Agostino intuisce che il proprio era il tempo propizio per la edificazione di una cultura unitaria per rispondere sia alle esigenze storiche di un mondo sconvolto dalla furia dei barbari, sia per assicurare autorevolezza e legittimità al cammino della filosofia. È importante sottolineare che Agostino fu portato ad aprire la sua mente e i suoi interessi verso le grandi idealità della ragione e della fede, verso la immortalità della sapienza, dalla lettura dell'Ortensio di Cicerone.

"Ha convogliato verso di te, o Signore, tutte le mie suppliche e mi ha fatto nascere altre ambizioni, altri progetti. Cominciava il risveglio che mi avrebbe ricondotto a Te",

scrive Agostino nelle Confessioni. È chiara l'intenzione di comunicare quanto sia necessario, per arrivare alla piena conoscenza di Dio, passare attraverso una maturazione culturale fatta di conoscenze opportune, di concetti, di valori, di bisogni qualificanti. Il risveglio, di cui parla, è l'abbandono consapevole di uno stato di minorità dovuto a sonnecchia menti di una ragione che abdica alle proprie piene funzioni. Il motivo fondamentale del pensiero filosofico di Agostino rimane la ricerca dell'unità cosmica. A mille anni da Talete di Mileto, da Eraclito e Parmenide, da Pitagora e Anassagora, la filosofia continua la sua ricerca dell'archè di tutte le cose, archè-fondamento della dinamicità del cosmo.

Agostino affronta la tematica in tutte le sue implicazioni cosmologiche, teologiche, antropologiche e politiche. A noi il compito di leggere qualche pagina importante delle sue opere per attingere il senso della unità delle sue ricerche e delle sue argomentazioni. Dal dialogo "De ordine" ricaviamo la struttura universale del cosmo e la partecipazione dell'uomo e della mente umana a tale struttura universale. Ebbene Agostino sostiene che l'ordine viene da Dio. Nella creazione Dio trasferisce al mondo i principi del suo progetto sicché tutto è finalizzato alla realizzazione dello stesso. Niente è fuori dall'ordine stabilito da Dio, niente è fuori dal cammino verso il bene e Dio stesso non è libero di modificare ed uscire dall'ordine cosmico. La vita ci propone esperienze di fatti ed eventi contrari all'ordine, ci propone separazioni, divisioni, lotte, guerre, stimoli negativi per le attività proprie della ragione umana. Agostino proclama che il mondo mantiene l'unitarietà del principio dal quale deriva, unitarietà che resiste alla molteplicità e alla diversità delle cose storiche. Nel mondo ordinato da Dio, nel mondo finalizzato al raggiungimento di una stazione fatta essenzialmente di bene, non può esserci il male.

Non esiste, per Agostino, il male metafisico, non esiste un principio che si oppone al Bene e che rinvia ad un Dio malefico, che predispone e promuove una storia diversa e contraria alla storia normale dell'umanità. Esiste invece il male morale, quello che deriva dalle scelte dell'uomo, in particolare dall'uomo che ha responsabilità politiche ed educative. Il male è proprio di chi è soggiogato da propositi contrari alla legge universale e al bene universale. La ragione non soccombe ad esso. La ragione può raggiungere pienamente la conoscenza dell'ordine universale: il saggio ne ha gli strumenti e possiede la giusta metodologia. Il saggio sa che il rimedio è nel rientrare in se stesso, nel leggere all'interno della propria vita interiore, intellettiva e sentimentale, ciò che Dio stesso ha scritto. In se stesso l'uomo trova l'illuminazione necessaria per cogliere la bellezza e l'unità, l'origine e la destinazione di tutte le cose. Solo distaccandosi dalla molteplicità delle apparenze, e quando l'anima viene restituita a se stessa, l'uomo coglie il tutto nella quantità e nella qualità delle sue proprietà.

Agostino rimprovera coloro che hanno una mente debole: se non riescono a comprendere e considerare l'ordine e l'armonia dell'universo (tutto va verso l'uno) è perché rifuggono dalla conoscenza di sé stessi. Interessante è il discorso condotto da Agostino: l'uomo è nella piena razionalità se è con Dio. Essere con Dio vuol dire conoscere Dio. Il cammino conoscitivo dell'uomo, se non è imprigionato da recinti di natura irrazionale, è progressione dell'unità dei saperi, ottenuta attraverso l'uso contemporaneo di tutte le risorse razionali dell'uomo. In questo cammino non c'è posto per l'ignoranza che è l'effetto della negazione della ragione e insieme della fede. La ragione e la fede evolvono verso la filosofia, attraverso una naturale tendenza alla unità. Ed è la filosofia che predispone alla contemplazione dell'armonia che regna, sovrana, su tutte le cose. Lascio al lettore il compito di pensare come Agostino adatti le sue idee sull'ordine del mondo, in modo particolare alla tematica politica che espone nell'opera De civitate Dei. Le argomentazioni sono interessanti e stimolanti. 

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