Alberto D’Alessandro, le sue “Divagazioni”

03.05.2021

di Rocco Zani

Il ciclo pittorico pittorico delle "Divagazioni" realizzato recentemente da Alberto D'Alessandro, rimanda probabilmente ad una sorta di stazione riflessiva dove le sequenze cromatiche recuperano, di volta in volta, un'intima dimensione. Il colore è il nervo affiorante di una pittura affidata - da sempre - all'incalzare di biacche o di rarefatti rubini anziché alla "intimidazione" primitiva del blu e del rosso. Tutto a suggerire una sottrazione di bagliori affinchè l'occhio possa riappropriarsi della sua indole indagante e ricostruire tra nebbie e sudari, le parcellate memorie. Una pittura di "mediazione" quella di Alberto D'Alessandro, di strati lievi, quasi a riporre sul trascorso lo sguardo presente e su questo, ancora, il senso trasfigurato del divenire. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, istante dopo istante.

Come testimonianza irrinunciabile del proprio sentire, come offerta o, in verità, quale "diceria ancestrale" in cui tutto pare fatalmente riorganizzarsi. Ovvero, come cortile poetico. La Poesia, in fondo, è la chiave codificata delle nostre impazienze, dell'immaginario oltre la retina. Dell'altrove. La Poesia come una sonda capace di scrutare il sottosuolo e penetrare la terra. Scoperchiare l'argilla desolata che assai spesso fa da tappo alle nostre attese, al dubbio inconfessabile, alla sorte. Che apre varchi preziosi nel groviglio delle radicate consuetudini o nella paludi del convincimento. Lo sa bene Alberto D'Alessandro, e le sue "divagazioni" non possono trascurare questo "disegno" fatale. E allora ogni sua opera è terzina o metro di un poema senza fine. Che raccoglie forze ed esitazioni, inquietudine e trasparenza, indugi e desiderio. Che raccoglie, e tenta di disfare, il groviglio della nostra stagione.

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