All'ombra dei cipressi e dentro l'urne

02.11.2022

Nel giorno dello "scambio di amorosi sensi" cantato dal poeta, proviamo a tornare all'essenziale della nostra vita

Il mese di novembre è tradizionalmente legato alla commemorazione dei defunti. Anche chi non è solito frequentarli durante il resto dell'anno, va al cimitero, prega con più intensità per i cari già passati all'altra vita, programma Messe in loro suffragio. Succede soprattutto il 2 novembre, non a caso nella dicitura popolare il "giorno dei morti". In realtà la Chiesa ricorda in ogni Eucaristia chi ci ha già preceduti nell'incontro con il Signore ma in questo periodo la loro memoria è più forte e sentita.

Come ogni anno, è possibile lucrare in questi giorni le Indulgenze plenarie per i fedeli defunti, per otto giorni e alle solite condizioni e cioè, oltre l'esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale, è necessario eseguire l'opera indulgenziata e adempiere le tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. 

La Chiesa cattolica chiede esplicitamente di commemorare i defunti, come momento di riscoperta dell'essenziale. L'ultima opera di misericordia spirituale invita infatti a "pregare per i vivi e per i morti" collegandosi direttamente a quella corporale di "seppellire i morti". «La Chiesa - disse papa Francesco durante l'udienza generale del 30 novembre 2016 - prega per i defunti in modo particolare durante la Santa Messa. Dice il sacerdote: "Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli, che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace" (Canone romano). Un ricordo semplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari alla misericordia di Dio. Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nell'attesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sappiamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui».

Da sempre, pur con modi e sfumature diverse, tutti i popoli ricordano e pregano per i defunti. Nella Chiesa la loro commemorazione è presente sin dal IX secolo ma già circa duecento anni prima nei monasteri un giorno all'anno era specificamente dedicato a questa celebrazione. Quanto alla scelta del 2 novembre, la storia ci riporta all'anno 928. Fu allora che l'abate benedettino Odilone invitò tutti i monaci dell'Ordine cluniacense a optare per quella data. Alla base il racconto che gli fece un confratello tornato dalla Terra Santa. A Odilone, da sempre molto attento alle anime del Purgatorio cui dedicava preghiere e sacrifici, il monaco raccontò che, a seguito di un naufragio sulle coste siciliane vi incontrò un eremita, che gli disse sentire spesso le voci sofferenti delle anime del Purgatorio e insieme le grida dei demoni che gridavano proprio contro di lui, l'abate Odilone. La tradizione delle commemorazione dei defunti venne poi ufficialmente fatta propria dall'intera Chiesa di Roma nel 1311.

Chi oggi va al cimitero a visitare una tomba, chi porta un fiore o accende un lume, chi prega per i morti esprime lo stesso desiderio e la stessa speranza: che chi è morto finalmente riposi, non conosca più il pianto né il dolore e attenda chi ora lo ama e sicuramente lo seguirà.

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp e visita il nostro canale Youtube