Ambiente, Venafro. Penalizzare gli agricoltori non è la soluzione
Il Sindaco di Venafro: "Non vorrei che con qualche foglia di fico si voglia andare in qualche modo ad abbassare la testa".
Continua, come è giusto che sia, a tenere banco la difficile, grave e annosa situazione dell'inquinamento della piana di Venafro, una situazione su cui terremo alta l'attenzione, sempre, perché non si ripeta quello che per troppo tempo è successo e cioè che ai clamori iniziali subentri impietosa l'omertà. Intervistato da WordNews, il Procuratore Fucci ha detto chiaramente che "Ora nessuno potrà dire di non sapere (...) noi andiamo avanti, non ci fermiamo".
Nel frattempo, si è registrata la prima reazione da parte della Sindaca di Pozzilli, Stefania Passarelli - come vi abbiamo documentato nei giorni scorsi (qui) - che con una ordinanza ha vietato agli agricoltori di coltivare i campi segnalati dalla Procura e vendere i prodotti agroalimentari, chiedendo in pari tempo la convocazione di un tavolo tecnico. Qualcuno ha scritto "sono solo 11.000 ettari", come a dire una passeggiata... in realtà sono 11 ettari... 11000 sarebbero 110kmq, un po' tanti per noi...
Tema a cui andrebbe aggiunto quello dei ristori. Chi ristora gli agricoltori che non possono vendere i propri prodotti? E chi, quelli che comunque risentiranno di una iniziativa simile? Chi compra non si chiede da quale particella arrivino i prodotti, chi compra scarterà la Piana di Venafro e d'intorni, per timore, a prescindere!
Per nulla d'accordo si è detto il Sindaco di Venafro, Alfredo Ricci, che ha detto a chiare lettere che "le foglie di fico non servono", "Non esiste, o quantomeno non mi sembra che esista - ha detto con fermezza - l'equazione agricoltura della Piana di Venafro, agricoltura contaminata e inquinata. Questa è una equazione che non deve esistere perché gli imprenditori agricoli della piana di Venafro sanno svolgere il loro lavoro in una certa maniera, in maniera ecocompatibile, buttandoci il sangue tutti i giorni, per cui dobbiamo tutelare la salute in maniera realistica e assumendoci le responsabilità, dando una programmazione in particolare che possa bloccare una serie di attività insalubri, di attività produttive su cui, non vorrei che con qualche foglia di fico si voglia andare in qualche modo ad abbassare la testa. Noi la testa non l'abbiamo mai abbassata rispetto non soltanto a qualche terreno contaminato, ma soprattutto rispetto agli impianti produttivi insalubri".
Il Sindaco di Venafro, infatti, sta attenzionando, non da ora, una zona della Piana, oggetto di precedenti segnalazioni, non coltivata e chiede maggiore attenzione sulle aziende che si impiantano nella zona.
Sembra infatti, e veniamo a noi, paradossale voler "recintare" i campi contaminati senza però spegnere le ciminiere che intorno continuano ad avvelenare l'ambiente. Ci auguriamo che il nostro non venga ritenuto un attacco personale nei confronti di qualcuno (e se dovesse accadere ce ne faremo una ragione), ma intervenire con il pugno di ferro sugli agricoltori, vietando loro di coltivare i campi e vendere i prodotti sembra oltre che fin troppo facile, anche abbastanza demagogico... mentre tutt'intorno le ciminiere continuano a fumare.
Per anni si è fatto finta di non vedere, di non sapere, di non leggere. Per anni si è ritenuto che Associazioni e Giornalisti che chiedevano un'attenzione diversa su certe questioni fossero in cerca di visibilità e notorietà perché nella nostra "isola felice" certe cose non potevano accadere. Alcuni Assessori gridavano "è allarmismo, queste persone devono essere denunciate. La nostra è una Regione di timorati di Dio. La nostra è un'isola felice".
Non lo scriviamo per la profonda amicizia che ci lega a lui, ma leggere oggi negli atti della Procura di Isernia - e in certe Ordinanze - cose che Paolo De Chiara, dieci anni fa aveva scritto nel suo libro "Il Veleno del Molise" (qui), fa un certo effetto, come fa effetto vedere oggi avviare "battaglie" su cose che le Mamme della Salute "gridano" da anni. De Chiara parlava di un "ex Assessore di questa regione che si accordava per far abbassare degli "strani numeri". La carne è carne, si deve vendere a tutti i costi. Parlava di intercettazioni mai pubblicate che fanno rabbrividire.
Quando qualche anno fa, il cittadino Raffaele Siano a Venafro portò migliaia di persone in strada per reclamare il diritto alla salute e l'attivazione del registro dei tumori, qualcuno pensò bene di additarlo come smanioso di fare "carriera politica"!
Vedere attaccare con veemenza un Assessore di un piccolo paese della nostra Provincia che chiedeva una maggiore attenzione su certe questioni e poneva domande relative ad aziende dismesse del nucleo di Pozzilli e assistere oggi al tentativo di ribaltare la frittata sembra fin troppo paradossale. Osservazioni, per altro, che contenute, qualche giorno fa, in una missiva, la prima (ed unica) dell'Eurodeputato Patriciello, anche lui in colpevole ritardo, non hanno destato le stesse reazioni.
Abbiamo scritto qualche giorno fa (qui) che "certamente la colpa è di qualcuno", scriviamo oggi che certamente quel qualcuno non sono gli agricoltori, ci sono ciminiere tutt'intorno su cui da troppo tempo bisognava intervenire, che godono di autorizzazioni che, a detta del Procuratore della Repubblica di Isernia, andrebbero riviste, testualmente: "Abbiamo controllato tutte le attività produttive pericolose e abbiamo rilevato criticità sul sistema di controllo e autocontrollo, tutto ciò ha portato all'esercizio dell'azione penale in alcuni casi, mentre in altri abbiamo rilevato illeciti amministrativi di violazione dell'AIA, delle autorizzazioni regionali delle attività pericolose che a mio avviso andrebbero riviste, come hanno evidenziato anche i consulenti, sia per quanto riguarda l'AIA per il depuratore di Pozzilli sia per Colacem ed HERAmbiente".
Tutto questo, senza dimenticare che a pochi km verso nord ovest c'è il termovalorizzatore di San Vittore del Lazio e a Sud l'ormai arcinota Turbogas di Presenzano che, anche ieri sera come ormai di consueto, fumava meravigliosamente.
Discorso a parte merita poi la Colacem, il cementificio che funziona anche come inceneritore. Cinque decreti legge emanati dal governo italiano tra il 2003 e il 2022 hanno favorito il progressivo allentamento delle procedure di autorizzazione e controllo dell'incenerimento di rifiuti nei cementifici. Per la legge Italiana, i limiti di inquinamento e di emissione di carbonio di un cementificio che brucia rifiuti sono oggi meno restrittivi di un termovalorizzatore.
E nonostante i cementifici siano industrie insalubri di prima classe, obbligatoriamente soggette a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), quello di Sesto Campano (come quelli di Galatina e Gubbio, tutti appartenenti a Colacem,) non è stato mai valutato, nonostante che la EEA (Agenzia Europea per l'Ambiente) di questi tre impianti ne abbia indicati due tra i 600 maggiormente inquinanti dell'Unione Europea e nonostante che, fino al decreto Cingolani del 2021, la VIA fosse una procedura obbligatoria per i cementifici. Alcuni dei comitati, tra cui le Mamme della Salute, hanno sporto denuncia avverso le autorità preposte per omissione di atti d'ufficio.
L'emergenza rifiuti in Campania fu decretata dal presidente del consiglio Ciampi l' 11 febbraio 1994, cioè 28 anni fa. Da quasi trent'anni in Italia si discute su dove mettere i rifiuti. Il governo ha continuato a favorire l'incenerimento, in particolare nei cementifici: in netto contrasto con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di Carbonio e il recupero dei materiali scartati.
Forse è tempo di smetterla di fare chiacchiere, di assumersi le proprie responsabilità e spegnere laddove c'è da spegnere, imporsi con i colossi che avvelenano e non con i poveri che si vedono portar via la terra, pretendere adeguamenti e avere il coraggio di rifiutare qualche sponsor e dire qualche "no" in più!
Nel frattempo aspettiamo che di tutto questo si accorgano anche in Regione Molise.
