Anassagora di Clazomene e la ricerca della verità: il Nous

28.03.2022

di Egidio Cappello

Anassagora nasce a Clazomene, cittadina greca dell'Asia Minore. È della cerchia degli studiosi della natura, classificato impropriamente con il nome di filosofo pluralista, come Empedocle e altri presocratici. È lui che importa ad Atene l'interesse per la ricerca della verità, la ricerca dell'archè, la ricerca del fondamento che muove e governa tutte le cose.

Nel 462 si stabilisce nell'Atene governata da Pericle di cui diventa amico e consigliere fino ad essere infamato dagli oppositori dello statista, ostili al rapporto tra i due illustri personaggi. Il suo pensiero è fondamentale e ci permette di aggiungere un tassello per la comprensione del cammino della cultura filosofica. Alla uguaglianza dell'Essere e del pensiero, sostenuta da Parmenide, suo maestro, che prospetta una concezione monistica del mondo, che unifica la dimensione dell'Essere materiale e quella dell'Essere spirituale, Anassagora aggiunge un'idea straordinaria: l'esistenza di una intelligenza divina, il Nous, l'intelletto, che governa il mondo ma non appartiene al mondo.

Anassagora si dibatte tra il monismo parmenideo, che concepisce ancora il Logos come una realtà fisica inclusiva di doti immateriali, e uno spiritualismo con apertura alla trascendenza. Il legame con lo schema naturalistico proprio dei filosofi ionici, sembra superato. Il Nous infatti ha qualità divine, è onnisciente, è autocosciente, è libero, è puro, è identico, è indifferenziato e non è soggetto a mutazioni e privazioni. Dall'opera ordinatrice del Nous nasce il cosmos.

Dallo stato precosmico, dominato dalla confusione di tutti gli elementi, semi originari o omeomerie, il Nous, attraverso un'opera di separazione e di ordinazione, estrae l'armonia e la bellezza della natura e delle cose dell'uomo. Il Nous è un essere intelligente, un essere ordinatore della materia, un essere che trova collocazione in ogni realtà del cosmo e innanzitutto nell'uomo e nel pensiero umano. Attraverso l'intelletto, ogni individuo riesce a cogliere l'unità di tutte le cose perché ogni cosa contiene tutte le altre.

"Tutte le cose sono insieme, tutte sono in ogni cosa".

Straordinario questo concetto di Anassagora che si oppone all'idea dell'autonomia dei saperi e della separazione assoluta di una realtà dalle altre. Il filosofo non avrà mai difficoltà a comprendere il cosmo nella sua unità, non sarà debilitato dalla specializzazione dei settori disciplinari, in quanto l'intelletto coglie in ogni cosa l'intero mondo perché ogni cosa è specchio della totalità cosmica. Tutto è in tutto: l'attività regolatrice del Nous raggiunge tutte le cose del mondo. Tutto è razionale, scrive Anassagora, anticipando le convinzioni di filosofi molto più vicini a noi. Il Nous ha tutta l'aria del demone di Platone che guarda le idee universali, incorruttibili ed eterne del mondo iperuranio e dà forma alle cose, trasferendo in esse i valori Ma la razionalità del tutto significa che il tutto possiede un piano definito da compiere? La razionalità è inclusiva di una finalità? E' possibile pensare ad una razionalità divina che non abbia le qualità della razionalità umana? Ancora: Anassagora ha intuito nel Nous un essere trascendente? Se non ha umanizzato il Nous in una persona, perché ha dato il termine Nous con la maiuscola, che si dà generalmente ad un nome proprio? Io credo che Anassagora abbia fatto il grande salto.

È ingiustificato il rimprovero che gli muovono Platone ed Aristotele di aver concepito il mutamento del mondo come un cammino ordinato ma meccanico: io credo invece che Anassagora veda chiaramente la natura spiritualistica del Nous e concepisca la particolare dinamicità del cammino del cosmo. Egli supera il presupposto naturalistico, ove tutto è diversità e opposizione, dove tutto è meccanicità, dove tutto è colto e destinato a rimanere a livello della percezione,e si proietta nella dimensione della spiritualità, ove tutto trova composizione, dove tutto è libertà, dove tutto è ordinato e finalizzato all'armonia delle parti.

Notevole l'idea che il mondo abbia un esito di bene e di felicità, proprio perché il Nous ha delle qualità divine, ha un preciso progetto da percorrere e ha il potere di incidere positivamente sulla storia umana. Che il Nous fosse una realtà personale, con intelletto e volontà nati e volti al bene, lo hanno ben individuato gli oppositori del filosofo, difensori di una religione fatta di uomini eccezionali ma pur sempre di corpi umani. Contrari alla metafisica e alla trascendenza, presenti nella figura del Nous, gli stessi riescono a far condannare il filosofo, pur amico di Pericle. Pare che Anassagora sia morto di sua mano perché preso da vergogna per la condanna ricevuta.

Anassagora costituisce un momento edificante del cammino della filosofia, il momento in cui la divinità irrompe nella storia umana con un carico di valori incorruttibili ed eterni. Io credo che il tempio "al dio sconosciuto" eretto ad Atene in questo periodo, fosse dedicato al Nous di Anassagora. È proprio Anassagora a intuire le qualità di un Essere non materiale, un Essere che crea le leggi della vita e indica il rispetto che gli è dovuto. 

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