"Antiquum Misterium". Papa Francesco istituisce il Ministero di Catechista

12.05.2021

Il primo Ministero istituito reso accessibile anche alle donne. Tebartz-van Elst: né "clericalizzazione dei laici", né "laicizzazione del clero"

di Paolo Scarabeo

«È indiscusso che la Lettera Apostolica Antiquum ministerium segna un passo nuovo e una grande novità con la quale si evince facilmente come papa Francesco porti a compimento un desiderio di Paolo VI espresso nel 1975 nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi». Così l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha commentato il Motu proprio di Francesco con cui il Papa ha istituito il ministero del Catechista durante la conferenza stampa di presentazione in Sala stampa vaticana. «Sono dovuti passare quasi 50 anni - ha affermato l'arcivescovo - perché la Chiesa arrivasse a riconoscere che il servizio reso da tanti uomini e donne con il loro impegno catechistico costituisce realmente un ministero peculiare per la crescita della comunità cristiana».

"Rafforzare il profilo catechistico nella Chiesa non facendolo derivare dal ministero della gerarchia ma orientandolo verso la gerarchia". Così mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesi del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha sintetizzato l'obiettivo del Motu Proprio "Antiquum ministerium", con cui il Papa istituisce il ministero del catechista, che "si oppone ad una clericalizzazione dei laici e ad una laicizzazione del clero", come ha precisato il relatore. "Nel punto settimo di questa lettera apostolica parla della vocazione missionaria del catechista, che dovrebbe essere attuata in modo tale da non cadere in nessuna forma di clericalizzazione", ha fatto notare il delegato per la catechesi del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: "Il fatto che il ministero si diversifichi sempre più nella catechesi dispensata incoraggia la valorizzazione della dimensione prettamente laicale del ministro istituito". "Il catechista risponde alla sua vocazione nella Chiesa in modo particolare con la proclamazione degli insegnamenti del Vangelo; pertanto presuppone l'integrazione del catechista nella comunione della Chiesa ed esige una comunicazione costante con Dio e con i fedeli", ha proseguito Tebartz-van-Elst, facendo notare che nel nuovo Motu proprio "Papa Francesco sottolinea che il catechista non deve assumersi principalmente compiti liturgici o pastorali o responsabilità di altri ministeri, ma che egli stesso è nella sua testimonianza un insegnante e mistagogo, compagno e pedagogo della propria vocazione e talento, evangelicamente inteso".

Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico. È pensiero comune tra i teologi che i primi esempi si ritrovino già negli scritti del Nuovo Testamento. L'Apostolo Paolo e l'evangelista Luca ne danno un'ampia evidenza.

Scrivendo alla comunità di Corinto: «Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime» (1 Cor 12,28-31). Luca dal canto suo, apre il suo Vangelo attestando: «Ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto» (Lc 1,3-4).

All'interno della grande tradizione carismatica del Nuovo Testamento, dunque, è possibile riconoscere la fattiva presenza di battezzati che hanno esercitato il ministero di trasmettere in forma più organica, permanente e legato alle diverse circostanze della vita, l'insegnamento degli apostoli e degli evangelisti. Lo sguardo alla vita delle prime comunità cristiane che si sono impegnate nella diffusione e sviluppo del Vangelo, sollecita anche oggi la Chiesa a comprendere quali possano essere le nuove espressioni con cui continuare a rimanere fedeli alla Parola del Signore per far giungere il suo Vangelo a ogni creatura.

Come non pensare, ad esempio, alla grande opera evangelizzatrice che tanti uomini e donne laici compiono nelle più remote regioni della terra, annunciando l'Evangelo del Signore Gesù, spesso a costo della propria vita...

Il Documento muove proprio nella direzione di questa consapevolezza, facendo eco ai padri conciliari nel ribadire quanto sia necessario per la "plantatio Ecclesiae" e lo sviluppo della comunità cristiana il coinvolgimento diretto dei fedeli laici nelle varie forme in cui può esprimersi il loro carisma. soprattutto nel nostro tempo poi, in cui il clero è insufficiente per l'evangelizzazione di tante moltitudini e per l'esercizio del ministero pastorale, il compito del Catechista è della massima importanza».

Fedeltà al passato e responsabilità per il presente sono le condizioni indispensabili perché la Chiesa possa svolgere la sua missione nel mondo,

tenendo fisso lo sguardo sul proprio orizzonte, quello cioè di Risvegliare l'entusiasmo personale di ogni battezzato e ravvivare la consapevolezza di essere chiamato a svolgere la propria missione nella comunità, richiede l'ascolto alla voce dello Spirito che non fa mai mancare la sua presenza feconda.

Molto interessante, al n. 6 del documento è poi la "descrizione" che il Pontefice fa del Catechista - chissà che non possa finalmente mettere ordine nel bailamme in cui questa figura spesso è collocata - "La funzione peculiare svolta dal Catechista, - scrive il Papa - comunque, si specifica all'interno di altri servizi presenti nella comunità cristiana. Il Catechista, infatti, è chiamato in primo luogo a esprimere la sua competenza nel servizio pastorale della trasmissione della fede che si sviluppa nelle sue diverse tappe: dal primo annuncio che introduce al kerygma, all'istruzione che rende consapevoli della vita nuova in Cristo e prepara in particolare ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, fino alla formazione permanente che consente ad ogni battezzato di essere sempre pronto «a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza» (1 Pt 3,15). Il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa. Un'identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e responsabilità".

L'auspicio è che questo Motu proprio trovi accoglienza piena e vera applicazione e non venga, come purtroppo accade troppo spesso, subordinato alle tante situazioni di comodo.

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