Avvento, tempo propizio per ricominciare

22.11.2021

di Egidio Cappello

Malgrado la tempesta di sofferenze, di angosce e di lutti, cagionata dalla pandemia, malgrado l'affievolimento della speranza in una immediata vittoria sulle forze del male, l'umanità cristiana vuole che il tempo di Avvento sia caratterizzato da nuovo entusiasmo, da nuova volontà di agire, da nuovo bisogno di dialogare con il Signore. L'Avvento si presenta come il tempo privilegiato per ricominciare, per leggere gli eventi nel modo più giusto, per riflettere e scegliere nuovi percorsi da intraprendere. Il termine Avvento viene dal latino ad-ventum, che significa "verso chi è venuto". Il chi è una persona che è già venuta, una persona che ha la sua dimora in ogni uomo, una persona che divide con l'individuo i pensieri, le sofferenze e le gioie della vita. L'attesa non è quindi dell'uomo che aspetta un Dio bambino che viene da terre lontane, da grotte nascoste, un Dio che torna ad umanizzarsi e ad incarnarsi, l'attesa è piuttosto di Dio che aspetta la determinazione dell'uomo a cominciare o a intensificare la propria partecipazione al progetto di salvezza universale. Avvento è inizio di una relazione di amore già esistente, inizio che ha già una storia cominciata da tanto tempo. Cominciare è quindi un cammino da riprendere, un cammino da riscoprire, da rileggere, degli obiettivi da rafforzare, degli entusiasmi da alimentare. Come è profondo il significato del verbo cominciare e come è profondo il senso del cammino che si intende percorrere. Il progetto di salvezza è scritto nella nostra mente dalla mano di Dio, noi ne siamo possessori dall'eterno. 

L'Avvento è quindi non un periodo temporaneo che finisce con il Natale, bensì il periodo che copre l'intero arco della vita, quella terrena e quella spirituale. L'Avvento è l'immersione nella vita di Dio, è la fede in un lavoro entusiasmante da realizzare in amicizia con Dio e con quanti lavorano al progetto di vita piena degli uomini. Non ha senso che il credente attenda la nascita di Gesù e gli vada incontro appena Egli appare all'orizzonte. Non ha senso che gioisca per la sua venuta se non gode già della gioia della sua presenza nella sua vita. Non ha senso che voglia ascoltarlo mentre nella sua vita non ha mai cercato, nel silenzio, le sue parole e i suoi ammonimenti. L'Avvento è sempre l'inizio di un cammino entusiasmante, straordinario, perché umano e divino insieme: l'uomo scrive la propria autentica storia e si fa protagonista della storia di Dio. 

La percezione di essere in comunione con Dio è immediata: bisogni sopiti e nuove esigenze si fanno largo nei meandri della mente e della intelligenza e vanno ad occupare i primi posti tra gli interessi quotidiani dell'uomo. Bisogni di un linguaggio nuovo, di parole nuove o di significati autentici da recuperare, bisogni di comunicazione e di dialogo, di apertura e di accoglienza, bisogni di distruzione di modelli di vita bugiardi, bisogni di amore, di tenerezza, di calore, di parole giuste, bisogni di pace, quella del mondo sociale e quella che raggiunge i momenti più intimi della vita, bisogni di crescere con coraggio, nella fede, nella speranza e nella carità. L'Avvento ha la forza di trasformare la vita di ogni uomo, perché appropriarsi della propria autentica identità è un passo decisivo per l'immersione, da protagonista, nel progetto di Dio. Il Signore aspetta, è in ansia e gioisce quando un solo uomo entra e fa suo lo spirito dell'Avvento. Egli conosce la condizione dell'uomo dei nostri tempi, triste, miope e pieno di paure: la paura del terremoto, la paura delle piogge e delle inondazioni, la paura delle malattie delle piante, la paura del terrorismo, la paura delle uccisioni facili, tra gli stessi componenti di una famiglia, la paura della povertà economica, la paura delle ingiustizie, la paura delle violenze, la paura dell'educazione sbagliata e scorretta, la paura delle istituzioni che negano i valori della persona, la paura degli ospedali incapaci di guarire, la paura dei gruppi che delinquono, la paura del lavoro sempre carente, la paura dello straniero, la paura dei processi di integrazione, la paura del degrado morale, di origine sociale e politica, la paura dell'indifferenza, la paura della mancanza di fede, la paura della perdita della speranza, la paura dell'annientamento della carità, dell'amore e della tenerezza umana. 

Non sono finite le paure dei nostri tempi, ce ne sono tante altre, legate alla pandemia ancora in corso d'opera. E' allucinante il quadro delle paure umane, e allucinanti sono le sofferenze che spingono gli uomini a cedere alla logica della indifferenza e del sonno. I passi evangelici dell' Avvento richiamano al coraggio, alla forza, alla fiducia, sono pagine dell'antipaura, della certezza e della vittoria finale. Gesù dice con forza: "Vegliate" e "Fate attenzione". Vegliare e fare attenzione sono i verbi di chi non cede alla distrazione e si adopera perché la propria mente sia sempre lucida nel guardare e valutare i segnali che il mondo trasmette spesso con chiarezza ma molto più spesso con metodi subdoli. La mente sonnecchia e "galleggia" quando è privata delle proprie risorse e delle proprie virtù, quando è considerata incapace di creare, di progettare, di promuovere, di cambiare, di accogliere le novità di ogni genere; la mente sonnecchia quando è sovrastata da pressioni che la debilitano e la sfiancano, sonnecchia quando il linguaggio posseduto è frutto di ideologie e di assolutizzazioni politiche o sociali o economiche; la mente sonnecchia quando sceglie di non andare oltre la dimensione della orizzontalità e rifiuta ogni forma di trascendenza e di sapere metafisico; la mente sonnecchia quando cede a modelli di vita e ad atteggiamenti egoistici, spesso colorati di violenza e di sangue di innocenti; la mente sonnecchia e dorme quando si chiude al bene e all'amore. 

Gesù dice di vegliare, di fare attenzione a tutte queste condizioni che sono contrarie alla vita e distruggono la naturale progressiva conquista della unitarietà, della universalità e del bene comune. Cominciare vuol dire dare più anima alla vita, alla vita integrale e alla piena realizzazione di tutte le potenzialità di cui la ragione è in possesso. Gesù invita alla piena operosità, a dare corpo a tutte le sollecitazioni che inneggiano e preparano la giustizia, la comunione e la fratellanza universale. Vegliare ed essere attenti prima di cominciare: nel pensiero e nelle azioni, in tutto l'arco dell'anno e della vita. Vegliare ed essere attenti sono risorse essenziali di persone in cammino, determinate nel rifiuto della ignoranza, della superficialità, del silenzio, nel rifiuto di quanto deriva dai fumi del male e dell'egoismo umano. Qualcuno in passato ha indicato nel messaggio di Gesù un qualcosa che induce al sonno i popoli, l'oppio dello spirito. Il Cristianesimo è la religione della vita, della vita piena e non del dormiveglia e del galleggiamento. Vegliare e fare attenzione vuol dire avere i piedi per terra e nello stesso tempo superare la dimensione della storicità, la dimensione del tempo presente, e guardare in alto ove si coglie la luce della eternità e si capisce il senso della dimora di Gesù Cristo in ogni uomo, si capisce la ragione della sua morte in Croce e della sua resurrezione. L'Avvento è una avventura di gioia, è conquista della propria identità e della propria appartenenza alla vita di Dio. 

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