Bianchi, ovverosia, il caso serio!

20.02.2021

Quando non si sa più accettare e non si può più ubbidire...si va via!

Nel titolo dell'editoriale, in cui ci soffermiamo sul caso che sta stravolgendo la vita del Monastero di Bose, abbiamo voluto parafrasare quello di un piccolo ma prezioso libretto di Hans Urs Von Balthasar, uno tra i più geniali e colti teologi del novecento: Cordula, ovverosia, il caso serio!

La situazione che in quell'opera l'autore evoca è quella di una Chiesa profondamente turbata, che sembra smarrita sia nei concetti sia nella pratica. Ci sono degli interrogativi alla base della riflessione dell'autore, il quale si chiede se esista un criterio per stabilire con certezza che la strada sulla quale i cristiani si sono messi sia quella giusta!

Dopo una bellissima e profonda riflessione, l'autore ci ricorda che il criterio c'è ed è inequivocabile ed è appunto il criterio stesso! Cosa è allora il caso serio? È appunto il criterio!

Enzo Bianchi non ha lasciato Bose, in Piemonte, la comunità da lui stesso fondata nel 1965, per trasferirsi in Toscana in osservanza dell'accordo che, secondo la Comunità, avrebbe posto fine alle tensioni interne. Un provvedimento, il trasferimento di Bianchi da Bose a Cellole, che era stato suggerito dal delegato del Papa. E di cui anche noi ci eravamo occupati, nei mesi scorsi, prendendo in qualche modo le difese del priore.

Il trasferimento doveva realizzarsi prima dell'inizio della Quaresima, ma "Con profonda amarezza la Comunità - sottolinea lo stesso monastero di Bose - ha dovuto prendere atto che frate Enzo non si è recato a Cellole nei tempi indicatigli dal Decreto del Delegato Pontificio dello scorso 4 gennaio. Si trattava di una soluzione messa a punto in questi mesi con l'assenso ribadito per iscritto dallo stesso frate Enzo e da alcuni fratelli e sorelle disposti a seguirlo per fornirgli tutta l'assistenza necessaria".

La Comunità aveva rinunciato alla sua Fraternità di Cellole «affinché fosse rispettata l'indicazione del Decreto singolare approvato in forma specifica dal Papa che prevedeva per frate Enzo un allontanamento da Bose e dalle sue Fraternità. Agendo così la Comunità aveva cercato una modalità di osservanza del Decreto singolare che permettesse a frate Enzo di andare a vivere in un luogo da lui amato, alla cui ristrutturazione aveva contribuito attivamente, arrivando a determinare anche la disposizione dei locali atti ad accoglierlo una volta dimessosi da priore».

La Comunità di Bose ribadisce che «lo spostamento a Cellole avrebbe contribuito ad allentare la tensione e la sofferenza di tutti e avrebbe facilitato il lento cammino di riconciliazione e comprensione reciproca». «Purtroppo la mano tesa non è stata accolta e ora la Comunità dovrà anche affrontare l'impegnativo onere di far ripartire la Fraternità di Cellole, poiché la sua chiusura avrebbe prodotto piena efficacia solo a partire dall'arrivo di frate Enzo alla Pieve».

«L'esercizio del silenzio è per tutti noi difficile e faticoso, ma viene l'ora nella quale la verità grida proprio con il silenzio: anche Gesù, secondo i Vangeli, ha taciuto davanti ad Erode, e non si è degnato di dargli una risposta. Dunque silenzio sì, assenso alla menzogna no!»,

aveva scritto alcuni giorni fa in un tweet Bianchi, anticipando in qualche modo la sua decisione...di non ubbidire al santo Padre.

Ed è qui che nasce il caso serio! Nel criterio adottato da Enzo Bianchi per affermare la sua verità! Ed è forse questo criterio, a nostro avviso, la parte sbagliata dell'atteggiamento dell'ex priore, che ha così ombrato una vita spesa per la comunità di Bose. Ogni padre, ad un certo punto della sua vita, deve accettare che i propri figli vadano da soli...anche se non condivide la direzione; ogni buon padre deve saper capire quando è il momento in cui il bene della famiglia viene prima delle proprie idee.

Caro frate Enzo, chi scrive, con molta meno esperienza della Sua, ha capito che

quando non si può più accettare e non si sa più obbedire... non si sconvolge la vita di una comunità, si va via!

Il caso serio del cristianesimo è uno solo e supera di gran lunga le convinzioni di ciascun discepolo ed è la Croce di Cristo. Il caso serio è dunque l'essenza del cristianesimo, ed mistero di unità; quell'unità per la quale Gesù pregò il Padre e per la quale ha dato la vita.

Siano uno, come Tu Padre sei in me ed io in te, siano anch'essi in noi...perfetti nell'unità! (cfr. Gv 17)


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