Boezio, Cassiodoro, Isidoro di Siviglia e Beda il Venerabile: il teorema dell’Unicum necessarium

09.05.2022

di Egidio Cappello

È importante notare che la storia della filosofia non conosce deviazioni nel suo percorso, e ci è difficile pensare ad eventi o personaggi che segnano la fine di un'epoca e l'inizio di un periodo totalmente diverso. È il caso della fine del mondo classico e dell'inizio del Medioevo. Se gli eventi storici riescono a fornire legittimazioni di un cambiamento nella società e nella politica, come le grandi migrazioni da parte degli uomini del Nord nell'area mediterranea e la stessa caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476, non così gli eventi culturali, non così innanzitutto la filosofia, che ha in sé la forza di inglobare la complessità e la varietà delle istanze "straniere" e di restare integra nelle proprie qualità e nelle proprie caratteristiche tradizionali.

I filosofi del quinto e del sesto secolo sono ancora profeti dell'unità cosmica, che vedono nell'unità culturale europea e nella civiltà che è partita da Gerusalemme e ha raggiunto Roma passando attraverso Atene e le città greche. L'unità cosmica perseguita si presenta nei vari filosofi, non come un ideale privo di contorni storici, bensì come un progetto concreto di realizzazione di relazioni tra popoli diversi. Il rapporto difficile coi barbari occupanti impone una visione d'insieme fatta di problematiche giuridiche, linguistiche, culturali e religiose. I filosofi ne prendono atto e lavorano alla creazione di nuovi ambienti inclusivi e aperti. Sono meritevoli di menzione, per il loro spessore culturale, direi infinito, alcuni filosofi che hanno unito alla ricerca culturale esperienze di vita nei palazzi del potere.

Penso a Severino Boezio, statista romano, a Cassiodoro, statista anche lui, calabrese, a Isidoro, Vescovo di Siviglia, a Beda il Venerabile, inglese. Sono difensori della civilitas ebraico-greco-latino-cristiana, sino a raccogliere, a curare, a tradurre, a preservare dall'incuria e dalla malvagità umana, testi classici e opere antiche, per lasciare alle giovani generazioni un patrimonio incalcolabile per la loro formazione e la loro educazione. Essi sono, nei secoli V e VI, la filosofia che ama il proprio passato, che lo vuole vivo, la filosofia che promuove, che guarda oltre, la filosofia che azzera i particolarismi e dona cultura autorevole, la filosofia che invola l'animo umano verso la dimensione dell'eterno, verso l'intimità con Dio.

Di Boezio ricordiamo il pregevole "De consolazione philosophiae" scritto in carcere, nel 524, mentre era in attesa della pena capitale che subirà nel 525. La Filosofia, che ha assunto il corpo di una donna bellissima, parla a Boezio della libertà umana, del libero arbitrio, della fortuna, della provvidenza, del male e della sua natura, del rapporto tra la prescienza di Dio e la libertà dell'uomo, della ingiustizia terrena e della vera beatitudine. Una vera lezione consolatrice che oscura i tormenti della vita, specialmente quelli dovuti alla malvagità degli uomini, e fornisce validi strumenti di comprensione delle leggi cosmiche nelle quali si inserisce la vita di ognuno, sociale, politica, culturale e religiosa. La Filosofia spiega il mondo e spiega l'uomo all'uomo offrendogli conoscenze e capacità per elevarsi spiritualmente e aspirare alla propria felicità. Se il mondo è governato da Dio, scrive Boezio, nella storia umana non c'è spazio per la cattiva sorte e i maligni sono destinati alla infelicità, sempre. C'è un accorato appello agli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi: Boezio invita alla ricerca filosofica che è progressivo approccio alla cultura della universalità e della unitarietà, ed è condizione per guadagnare la lettura della vita secondo i principi inalienabili e incancellabili propri della volontà di Dio.

Di Cassiodoro intendiamo sottolineare la febbrile opera di uomo della cultura, di operaio della cultura, di traduttore di opere antiche, di opere classiche, di filosofo che ama la ricchezza culturale del passato e ne vuole la propagazione alle generazioni future. Occorre avere l'esatta dimensione dell'opera del Vivarium, per rendersi conto del ruolo di Cassiodoro nella vita culturale dell'Occidente. Lo scriptorium e la biblioteca del Vivarium sono esempi irripetibili di come la cultura possa essere amata e ritenuta essenziale per la vita umana. La cultura e la filosofia sono gli unici strumenti perché gente diversa e popoli diversi, possano fare gli stessi percorsi storici. Cassiodoro nutrì l'ideale di una unificazione sul territorio italiano, ma la fortuna non gli diede tale opportunità.

Ho lo spazio per ricordare Isidoro di Siviglia e Beda il Venerabile, dottori della Chiesa entrambi, autore il primo, tra l'altro, di una storia universale "Etymologiarum sive Originum libri XX" raccontata seguendo le etimologie dei termini, un'opera importantissima in quanto rappresenta la salvaguardia del patrimonio culturale del passato, riuscendo lo stesso ad unire tutto lo scibile del suo tempo, dandogli salvezza e strappandolo alla possibile dissoluzione indotta dalle condizioni di degrado politico e sociale dell'Occidente. Del secondo, Beda il Venerabile, monaco, evidenzio la molteplice attività di scrittore, di docente, di storico, di filosofo, di autore di commenti biblici, di studioso della Scrittura. Beda lascia alle generazioni future il senso autentico della cultura, che è appartenenza, storia, continuità, unitarietà, condizione essenziale per aspirare alla piena realizzazione di se stessi e per rispondere alle esigenza dei tempi. È strano, quello che passa per periodo buio, possiede un potenziale di luminosità da raggiungere i nostri scrittoi e dare ulteriore senso alla nostra ricerca. 

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