Carlo Magno. Il grande filosofo sine litteris

11.05.2022

di Egidio Cappello

Carlo Magno, re dei Franchi, ha ricevuto la corona imperiale il 25 dicembre dell'800.Possiamo considerare questa data come l'inizio di un corso storico nuovo. l'Europa imperiale conosce nuove istituzioni, nuove leggi, nuove sollecitazioni economiche e sociali, nuove promozioni nel mondo culturale e filosofico. L'imperatore è autore di un'opera audace e coraggiosa: quella di assegnare ai valori culturali e spirituali dell'uomo il ruolo di fondamento della vita politica. In questo quadro la filosofia assume un ruolo di primo piano come edificio logico per la strutturazione della edificanda realtà imperiale. 

Carlo Magno ha potuto utilizzare la vitalità culturale e la vastissima produzione dei tre secoli precedenti la propria incoronazione. Non ci sono salti pindarici nella storia: è fuorviante secondo noi il giudizio di radice illuministica che legge nello stesso periodo segni chiari di decadenza e di irrilevanza della cultura. Il giudizio è succubo di congetture ideologiche e di parziali interpretazioni della storia. L'impero di Carlo Magno era nuovo nella considerazione della vita pubblica e del mantenimento delle istituzioni, ma non nuovo nel senso di un inizio inclusivo di una cesura con il passato. Carlo Magno e i suoi collaboratori vivono della cultura del passato e su questa fondano i loro propositivi di gestione del governo della società: fanno propria infatti la tendenza alla unitarietà insegnata dai filosofi antichi, greci e romani, e ribadita da Boezio, da Cassiodoro, da Isidoro di Siviglia, fanno propria l'importanza di una rete di cultura e di formazione sparsa per i territori più estesi, già in atto tramite il monachesimo benedettino, fanno propria la visione di una società che si regge sulla cultura e sulla pratica di fede di tutti i propri sudditi. 

L'impero di Carlo Magno era diverso da quello romano, ma aveva con questo, più di una profonda relazione. Il mondo romano, con la sua lingua, la sua cultura, la sua giurisprudenza, la sua filosofia, aveva accompagnato le dinamiche storiche dei regni barbarici e si presentava al nuovo imperatore con un prezioso carico di idee autorevoli e di certezze su cui fondare un grandioso progetto di unificazione politica e sociale di popoli diversi. Nell'anno 800 nasce così un'opera di grande ingegno: Carlo Magno intuisce che una unificazione di territori non ha senso se non possiede il supporto di una rete di strutture educative aggreganti, se non utilizza medesimi percorsi di studi, se non ha docenti preparati, se non finalizza la vita sociale e politica alla creazione di un insieme di persone capaci di parlare, di scrivere e di pensare. Ecco le motivazioni che hanno portato l'imperatore a creare scuole dappertutto e per tutti. Non che non ci fossero già scuole, in quanto ogni Parrocchia, ogni Monastero, ogni Abbazia, avevano proprie centri scolastici ove si insegnavano la dottrina e i rudimenti del sapere. 

Il fondamento dell'Impero di Carlo Magno è l'unione di tutti i sudditi, unione assicurata dalla cultura, dalla formazione uniforme di tutti i cittadini. Non possiamo non rilevare che i beneficiari di tale strutture erano anche i figli dei contadini ai quali erano assicurati l'accesso e il mantenimento agli studi se ne facevano visibile profitto. Carlo Magno chiamò ad organizzare il mondo educativo del Sacro Romano Impero, Alcuino di York, monaco anglosassone, che oltre ad essere filosofo e teologo, aveva una lunga esperienza di docente e di organizzatore delle attività educativa. Aveva lavorato al recupero di opere antiche nel proprio scriptorium del proprio convento e aveva in grande considerazione il lavoro di raccolta, di organizzazione e di conservazione di preziosi manoscritti del passato, fatto da Beda il Venerabile. Ebbene Alcuino suggerì a Carlo Magno un piano educativo ben definito. Oltre al grado primario, proprio dell'insegnamento dei bambini, Alcuino prevedeva un grado secondario con la suddivisione delle materie di insegnamento nelle famose arti del trivio (grammatica, retorica e dialettica, materie del comparto letterario) e del quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia, materie del comparto scientifico). 

Oltre e dopo queste sette discipline, era previsto l'insegnamento della teologia e della filosofia, materie non concorrenti bensì unite dalle specifiche conoscenze e dalle metodologie di ricerca. Questa suddivisione dei saperi, già accreditata dal nome illustre dei due pensatori che l'avevano proposto qualche tempo prima, ossia Boezio e Cassiodoro, rimase lo schema ufficiale dei curricula di insegnamento delle Scuole fino al tempo del Rinascimento. È bene sottolineare ancora la caparbietà con la quale Carlo Magno di diede a dotare, ogni luogo di aggregazione, laico o ecclesiastico, di una scuola di formazione per le giovani generazioni. Ed è bene ancora notare quanto nel Sacro Romano Impero contasse per la vita sociale, politica e culturale, lo studio della filosofia, reso strumento di formazione per tutti gli uomini, indipendentemente da categorie o gruppi di appartenenza. 

La cultura e la filosofia restavano gli elementi più qualificanti dell'unità dei popoli in quanto le conoscenze filosofiche apparivano come cause e nello stesso tempo, effetto di spirito di unificazione, che a livello sociale ed etico, si traduceva in dialogo, in confronto, in collaborazione, in solidarietà, in rispetto, in giustizia e pace. Occorre menzionare l'apporto che era dato allo stesso Carlo Magno da parte delle Scuole benedettine sparse in tutta l'Europa nelle quali vigeva la virtù formativa della unificazione della cultura come fondamento della socialità. Non a caso S. Benedetto da Norcia, fondatore dell'Ordine, era stato un grande estimatore dell'idea di Europa, condizione per vivere secondo i dettami di nostro Signore Gesù Cristo. 

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