Caro Eligio, noi ne siamo certi: sei in Dio, e sei per sempre

12.07.2022

Don Mattia: "Gli unici atteggiamenti più consoni in questo momento sono: il silenzio, le lacrime e la preghiera".

Ciao, Eligio
Ciao, Eligio

In una Cattedrale gremita dalle tante persone che hanno voluto rivolgere al caro Eligio Greco un ultimo saluto, si è svolta ieri pomeriggio la liturgia delle Esequie. E' toccato al giovane sacerdote venafrano don Mattia Martino presiedere l'Eucaristia e "spezzare" per i presenti la Parola di Dio.

Nella sua omelia, don Mattia ha invitato i presenti a tre atteggiamenti capaci di coniugare il Divino e l'umano in un momento di così forte turbamento e dolore: " Gli unici atteggiamenti più consoni in questo momento - ha detto il giovane sacerdote - sono: il silenzio, le lacrime e la preghiera"

"Silenzio, - ha continuato - perché le parole ingannano e non ci consentono di trovare uno spiraglio di luce anche nel pieno dell'oscurità della morte. Il silenzio è assenza di parole, ma non di sentimenti. E può succedere anche che questi sfocino nel pianto. Agostino scrive che anche il pianto, esternazione tipicamente umana del dolore, può essere una forma di preghiera: "Il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime che con i discorsi. Dio pone al Suo cospetto le nostre lacrime e il nostro gemito non può restare nascosto a Lui che tutto ha creato con il Suo Verbo, e non cerca le parole degli uomini". Noi crediamo che le tante lacrime che stanno rigando i volti dei familiari e degli amici di Eligio non saranno lasciate cadere dinanzi a Dio. Questa esperienza così dolorosa solo col tempo farà affiorare un po' di consolazione nei nostri cuori. Oggi possiamo solo mettere da parte parole e ragionamenti umani per lasciare spazio alla Parola di Dio, senza che avere la pretesa che essa sia la risposta immediata ai nostri interrogativi. 

don Mattia Martino
don Mattia Martino

Vorrei soffermarmi su una frase del Vangelo, ovvero sul rimprovero che Marta rivolge a Gesù: "Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Sono parole che osiamo pronunciare anche noi di fronte al silenzio di Dio, quando non capiamo il Suo piano. Dinanzi al silenzio di Dio, sorge la domanda: "Perché?" Domanda che attraversa da sempre la storia dell'uomo, la sua esperienza religiosa. Domanda che attraversa anche la Bibbia, e che ha culmine nelle parole di Gesù in croce: "Perché mi hai abbandonato?". Marta direbbe: "Perché non c'eri?". Gesù stesso non ha avuto risposta subito. Il suo "perché" è rimasto sospeso fra Lui e il Padre, in attesa della risurrezione. Anche per noi, come per Gesù, la domanda resta sospesa. Alla luce della fede il "perché" si trasforma in "per chi". 

Per chi ha vissuto Eligio? Anzi, per chi vive (osiamo usare il presente). Vive per la sua famiglia (madre, moglie e bimbe, sorella). Vive per i suoi amici (tanti).

Vive per noi. La sua esistenza, interrotta troppo presto, ci insegna a distinguere il necessario dal superfluo, ci insegna a investire le nostre energie per ciò che conta davvero. Cosa conta davvero? Ci aiuta Paolo a rispondere: l'amore di Dio, in Cristo Gesù. L'amore dal quale non saremo mai separati nemmeno dopo la morte è il Suo. Ed è in questo amore che possiamo ritrovare Eligio. Avremo la tentazione di considerarlo morto nel nostro amore. Ma nell'amore di Dio abbiamo la certezza di saperlo vivo. 

Caro Eligio, noi ne siamo certi: sei in Dio, e sei per sempre. Anche se vorremmo ancora averti in mezzo a noi. Aiutaci a leggere questo dolore dalla giusta prospettiva, quella del terzo giorno. E fa' che seguendo il tuo esempio di bontà ci impegniamo a costruire quella comunione che ora tu, in Dio, già vivi pienamente. 

A voi che piangete giunga la nostra vicinanza umana e cristiana. Partecipiamo al vostro dolore, mossi da compassione. Quella stessa compassione che ha messo in moto il buon Samaritano. Oggi accanto a voi c'è un altro Samaritano, Gesù. Egli cura la vostre ferite, causate dal brigante della morte, con l'olio della consolazione e col vino della speranza. E a noi non resta che nutrire la nostra speranza con le parole dei discepoli di Emmaus: "Resta con noi, Signore, perché si fa sera." Senza di Te, il buio è fitto. Con Te anche la morte si apre a un'aurora di vita nuova". 

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp