C'è un altro pane...

05.03.2022

Prima domenica di Quaresima - Anno C

Letture: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

di don Mattia Martino

Col Mercoledì delle Ceneri è iniziato il tempo della Quaresima, momento forte di ripensamento, di riscoperta della propria identità cristiana, un itinerario di purificazione e conversione. Nei tempi forti ricorrono quasi sempre i medesimi temi. La ripetitività non è monotonia, ma meditazione. La Chiesa, con la sua sapienza liturgica, sa bene che l'uomo è un campo che ha bisogno della fatica e della pazienza del contadino: si buttano i semi che germoglieranno lentamente. Non alberi già fatti, ma semi. Alla frenesia che detta i nostri tempi, si sostituisce la lentezza della contemplazione, la gioia di assaporare una Parola che scenda sempre più in profondità. La Quaresima è sempre tempo favorevole per rielaborare il percorso, perchè c'è sempre l'azione del Divisore a distoglierci dalla rotta che bisogna seguire.

E proprio di quest'azione del Divisore ci parla il vangelo odierno, che è la versione lucana del racconto delle tentazioni di Gesù. L'esperienza di Gesù è proprio uguale alla nostra (cf. Eb 4, 15). E la realtà della tentazione ha caratterizzato tutta la sua vita e il suo ministero. Luca ce lo fa comprendere attraverso la disposizione delle tentazioni: deserto- salita in alto- Gerusalemme. Il ministero di Gesù è iniziato nel deserto ed è proseguito salendo verso la città santa, dove si è compiuto. E in questo percorso Egli dovrà compiere scelte radicali, con cui vincere la tentazione di fuggire gli eventi che lo attendono; imparerà a crescere nella fede, sentendosi parte di un progetto più grande, del quale è protagonista.

Lo Spirito conduce Gesù nel deserto. Si tratta dello Spirito ricevuto nel Battesimo, evento in cui Gesù viene riconosciuto come Figlio (cf. Lc 3,22). Il dono dello Spirito e della filiazione divina sono le esperienze fondamentali del Battesimo, ma non sottraggono alla prova. Con buona pace di chi crede che chi ha una vita di fede sia esente da tentazioni. Anzi, queste colpiscono sempre più chi è vicino a Dio rispetto a chi se ne allontana o è indifferente.

Le tre tentazioni descritte rappresentano un modo errato di porci dinanzi alle cose, alle persone e a Dio.

Gesù ha fame. E il Tentatore vuole che Egli usi il proprio potere per saziare il suo bisogno. Le tentazioni arrivano quando abbiamo fame (di Dio, di affetto, di significato da dare all vita). E di fronte a queste esigenze profonde il Diavolo propone una cosa sola: basta riempirsi la pancia.

Senza pane non si vive, e Gesù lo sa benissimo. Ed è assolutamente legittimo ogni sforzo per soddisfare i bisogni primari. Il problema giunge quando il pane diventa un idolo, quando me ne servo solo per me, per l'autosoddisfazione del mio appetito. Quando ritengo che basti raggiungere un certo standard di benessere per essere felice. L'umano non può vivere solo per quello; la ricchezza promette ciò che non riuscirà mai a darti completamente. C'è un altro pane, che è la Parola. E di questo mi devo nutrire per far crescere la vita di Gesù che è in me, la vita da figlio di Dio.

La seconda tentazione tocca una pulsione che tutti abbiamo, quella di emergere. Il diavolo mostra a Gesù tutti i regni e dice: tutto sarà tuo, se mi adorerai. L'inganno del potere: tu emergi solo se lasci il segno, se riesci a superare tutti gli altri. Diventi grande se sei adulato, se hai fama e like sui social. E poco importa se per fare questo devi scendere a compromessi con la logica del mondo, in cui l'agire del Tentatore è più efficace. La fede è ridotta a merce di scambio: che sarà mai un gesto di adorazione in cambio del potere? Gesù rifiuta questa logica di compromesso: la fede è un valore non negoziabile, che mai può essere barattato con altre proposte di vita. Gesù non si lascia vincere dal delirio di onnipotenza, ma conserva il senso del limite: Dio solo è degno di adorazione.

Spesso dimentichiamo la nostra fragilità esistenziale. Il Salmo 48 dice che l'uomo nella prosperità non comprende. E le immagini drammatiche che ci arrivano dalla guerra nel cuore del nostro continente ci confermano la veridicità di questa espressione e di come la ricerca ossessiva del potere sia quanto mai diabolica.

La terza tentazione è la richiesta di un miracolo: farsi salvare dagli angeli dopo essersi gettato dalle mura del Tempio. La ricerca di una fede miracolistica sottintende che Dio protegga maggiormente certe persone: una rappresentazione bruttissima di Dio! Dio bisogna amarlo per ciò che è, e non va mai messo alla prova. Non possiamo fare un esperimento in cui Dio con un miracolo dimostri di essere Dio.

Le tentazioni dunque si vincono facendo un salto decisivo nell'abbandono a Dio, nel riconoscimento del nostro essere polvere, come suggeritoci nel Mercoledì delle Ceneri. Inizia per tutti un cammino in cui impegnarci più consapevolmente in un vero e proprio combattimento spirituale contro il Male, abile a presentarsi in modo ragionevole. In Cristo troviamo, come sempre, un modello per optare per Dio e per non lasciare che i nostri istinti abbiano la meglio. 

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