Centinaia di Sindaci e amministratori a Napoli per dire no all'Autonomia differenziata

17.03.2023

Nella ricorrenza del 162° Anniversario dell'Unità di Italia, sono stati centinaia i Sindaci e Amministratori locali appartenenti a "colori" di ogni parte politica - oltre una ventina anche dal Molise - che si sono ritrovati a Napoli, nell'Aula Consiliare della Provincia, accolti dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e dal Presidente dell'Anci Antonio De Caro, per dire un fermo "NO" all'Autonomia differenziata. Insieme a loro anche Associazioni, membri del Parlamento, e rappresentanti delle Regioni.

"Non è una scelta - ci ha detto il Sindaco di Macchiagodena Felice Ciccone - sta succedendo qualcosa di troppo serio e di dimensioni troppo grandi per non essere qui stamattina a dire con fermezza la nostra contrarietà. E' il ballo il nostro futuro ed era giusto e doveroso esserci".

Lo sciagurato Disegno di Legge Calderoli sull'Autonomia Regionale Differenziata ha avuto parere positivo dalla Conferenza Stato-Regioni - ha espresso parere positivo anche il Governatore del Molise Donato Toma - e sta proseguendo il suo cammino. Dicono che lo vuole il 'Paese". Ma davvero c'è consenso su questo perverso provvedimento? Davvero c'è consapevolezza nell'opinione pubblica su quanto accadrebbe in regioni piccole come il Molise, ma in generale in tutto il Centro-Sud? Davvero, per una decisione così importante è lecito saltare a pié pari il confronto con i territori e gli amministratori locali?

Davvero il "Paese" vuole un disegno di Legge finalizzato a spogliare ulteriormente le Aree depresse e a lasciarle comunque indietro rispetto ai territori che godono di miglior salute? O è semplicemente una bandierina che la Lega - che rappresenta meno del 9% degli Italiani - vuole piantare a tutti i costi?

Noi crediamo di no, - hanno detto a chiare lettere i Sindaci. La costruzione di un'Italia più squilibrata ancora di quanto non to sia adesso, oltre a tradursi in un ulteriore, gravissimo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro nell'insieme delle regioni meridionali, da sempre in drammatica sofferenza rispetto al resto d'Italia, si tradurrebbe in lacerazioni ovunque, tanto al Sud, quanto al Nord e al Centro della Penisola, Anche le regioni globalmente più ricche sono punteggiate di zone depresse e carenti di servizi. E anche le periferie delle grandi città del Nord sono attraversate da un degrado non molto diverso da quello delle città meridionali. 

Cosa sarà della Sanità pubblica nelle Regioni del Sud se sarà delegata alle Regioni? Cosa sarà della Scuola? Semplicemente, creare un'Italia di serie A e una di serie Z!

Di fatto, con la gestione esclusivamente regionale di ben 23 fondamentali materie (che riguardano la totalità dei beni comuni, la cura dell'ambiente e i principali servizi sociali), le pressioni affaristiche si imporrebbero ovunque con ancora più facilità; e le privatizzazioni dei servizi pubblici e la compressione della spesa sociale riceverebbero più facilmente via libera, con vere e proprie aggressioni ai paesaggi, al demanio oggi statale, ai trasporti pubblici e alle istituzioni di cura e istruzione.

La cosa che appare più grave, tra quelle contenute nel disegno di Legge che nulla ha a che fare con la legittimità delle autonomie locali, è che una volta trasferite le competenze alle Regioni, comunque andrebbero le cose, lo Stato non potrebbe più intervenire.

Occorre dunque dire con nettezza "No, grazie!" - è stato quanto tutti gli intervenuti hanno gridato a gran voce. Non ha senso sostituire il centralismo nazionale con 20 centralismi regionali che null'altro farebbero se non frastagliare il Paese in tante piccole unità, la maggior parte delle quali insufficienti a farcela da sole.

Ma per dirlo bene bisogna aver chiari tre punti decisivi: 1) è la logica complessiva dell'Autonomia Differenziata che va respinta tout court, e non solo il Disegno di Legge Calderoli, perché è proprio quella logica che sfregia i valori di equità e di uguaglianza sanciti dalla nostra Carta Costituzionale; 2) l'Autonomia Regionale Differenziata non solo porterebbe le regioni del Mezzogiorno alla definitiva rovina, ma aumenterebbe le disuguaglianze in tutta Italia, contrapponendo, in ciascuna regione, le aree economicamente più forti e più coperte dai servizi sociali alle aree economicamente più deboli e più prive di servizi; 3) serve una nuova grande stagione meridionalista, che potenzi i diritti del lavoro e tuteli i beni comuni (a partire dall'ambiente) e i servizi sociali (a partire dalla sanità e dall'istruzione).

Quanto abbiamo ascoltato stamani ci fa sperare che il prima possibile Sindaci e Amministratori del Molise si sveglino e comincino a pensare ad azioni concrete per opporsi ad una tale nefanda decisione. C'era il Presidente della Provincia di Campobasso Francesco Roberti, ma ha fatto rumore l'assenza del suo omologo di Isernia Alfredo Ricci, c'era il Sindaco di Isernia Piero Castrataro, ma ha fatto rumore l'assenza del suo omologo di Campobasso Roberto Gravina, ha fatto rumore anche l'assenza dei "politici" molisani.

Forse andrebbe compreso che non è un discorso di destra, sinistra o centro. E' un discorso per l'Italia e per il Molise che, da una legge siffatta, riceverebbe il colpo di grazia!

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