Cerco un gesto, un gesto naturale

02.07.2021

di Giammarco Rossi

Giorgio Gaber riportava queste parole collegandole in contesti più personali e decisamente meno impegnati, tuttavia un gesto (e lo si vede bene) ha un valore molto importante. Tralasciando tuttavia l'azione stessa e il concetto che la precede cosa rimarrebbe? La volontà, e non è cosa da poco. Tra le forme più alte nel processo delle libertà individuali e collettive, spicca senza alcun dubbio la partecipazione: il diritto di essere, la tentazione di esistere, scriveva Emil Cioran. Dunque se in un contesto libero l'individuo fa scelte libere e dettate solo dalla sua indipendenza ecco che il processo dinamico racchiuso nella libertà ha toccato la sua essenza. In sostanza scegliere non è una cosa così scontata, prendere posizione, decidere da che parte stare richiede impegno, poiché il trasformismo sociale oggigiorno corre a velocità estrema. Un gesto...cosa volete che sia un gesto? Un gesto è tutto, è un'immagine, racchiude un simbolo, unisce e divide menti e cuori. Sarebbero troppi gli esempi da poter riportare e poi offendere l'intelligenza del lettore non è mai una bella cosa.

Va però notato che anche il gesto più utile, o magari nobile deve aver dentro di sé un elemento fondamentale, pilastro di ogni scelta: la spontaneità, la naturalezza. Le azioni (anche le più banali) ripetute meccanicamente perdono di significato ed acquisiscono quasi un valore folkloristico, sminuendo cause e volgarizzando azioni. Nel corso di secoli alcuni gesti sono entrati nell'immaginario collettivo al punto che svariati individui li ripetono come se fossero una catena di montaggio sgangherata: ecco che il gesto, dalle origini sane e valorose perde, perde maledettamente il suo significato e diventa la kermesse di cretini dalla dizione perfetta e dai denti bianchissimi che in televisione ostentano tutto il loto egocentrismo e tutta la loro stupidità.

Ferdinand De Saussure, Roman Jakobson e il nostro Umberto Eco, hanno trascorso la loro vita di studi sui simboli (essendo linguisti) facendo notare come intere comunità siano legate da questi, assumendo così un valore fortissimo. Gesti e simboli sono da sempre annidati nelle vite degli individui ma non devono essere tutelati o ripetuti fino alla nausea seguendo l'andamento di un momento. Un gesto per prima cosa viene da dentro: bisogna sentirlo, farlo proprio e mostrarlo fiero con tutto il cuore e con tutta la ragione, se ci sono questi presupposti, ecco che l'azione diventa potente e si fa portavoce di pensiero, se dovesse mancare ciò, l'azione rimarrebbe tale: vetrina scintillante di un pensiero opaco.

Tuttavia a prescindere dalla scelta ciò che necessariamente dev'essere alla base è la volontà, la libertà di aderire o di dissentire. L'individuo non deve mai perdere la libertà di scelta e non dovrebbe mai aderire per volontà collettiva, sempre per quella personale. D'altronde un gesto, anche se non condiviso, potrebbe fungere da esempio per altre persone e ciò arricchirebbe la sua cassa di risonanza, va anche detto tuttavia che nella società attuale tutti sono alla ricerca di esempi da seguire, perché di menti originali si avverte sempre più una mancanza concreta. La società dei consumi ha invaso anche i pensieri, fino a qualche decennio fa l'unica merce non commerciabile, oggi invece prodotto di prima scelta, fondamentale per l'indottrinamento ad una dimensione.

Dunque scegliere o non scegliere, no... non è importante, basta non perdere mai di vista l'essenziale: ogni singola scelta va fatta seriamente e in maniera libera, perché solo la libertà può e deve modellare menti e corpi.


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