Chiesa missionaria? Don Milani, un esempio fondamentale
di Egidio Cappello
Che la Chiesa navighi in acque tempestose, è cosa risaputa. L'immagine evangelica della barca sbattuta dal flutto impetuoso delle acque, si ripresenta, con maggiore frequenza, davanti ai nostri occhi e turba il nostro cuore. Il nuovo Papa Leone XIV credo che abbia la stessa immagine nella mente e con fermezza va invitando all'unità, al dialogo, all'accompagnamento, al discernimento, all'ascolto, alla giustizia, a quanti comportamenti sono idonei a vincere o frenare la burrasca. La Chiesa ha bisogno di trasformazione, ha bisogno di nuova energia, ha bisogno di nuova spiritualità, ha bisogno di camminare, come Pietro, sulle acque tempestose. Il futuro della Chiesa, si legge tra le parole di Papa Leone, totalmente prese da Papa Francesco, è percepibile nel suo divenire totalmente missionaria. Sul concetto di missione, dobbiamo dire, non c'è nella Chiesa una perfetta convergenza e questo penalizza la qualità delle opere missionarie.
Ma è vero che ci sono tanti uomini di fede che riescono oggi a camminare sulle acque tempestose. A me piace ricordare un evento missionario significativo, un evento eclatante, particolare, avvenuto il 20 giugno del 2017, otto anni oggi, ossia la visita di Papa Bergoglio alla tomba di don Lorenzo Milani, morto nel 1967. Si tratta di una tra le più belle pagine della storia missionaria della Chiesa, una pagina particolare tanto idonea a renderla fondamento della vita della Chiesa. Papa Francesco si reca a Barbiana, dopo averne rivisitata la storia, per riprendere un discorso interrotto con un figlio della Chiesa e più in generale va a Barbiana per spiegare a tutti il significato profondo e rivoluzionario della missione della Chiesa. Va quindi in visita alla tomba di don Lorenzo Milani dopo aver riconosciuto in lui un autentico spirito evangelico da additare alla Chiesa universale.
Nell'evento appare subito la forza straordinaria della missione: la Chiesa si muove, nella persona del Papa, per raggiungere in periferia un semplice prete impegnato in maniera singolare, discutibile per la Chiesa diocesana, a promuovere e creare vita secondo lo spirito di Dio. La Chiesa preconciliare predicava fondamentale l'ubbidienza e lasciava pochissimo spazio ai criteri della libertà e della coscienza della persona. La via della santità era unitaria e unica, quella tracciata nei palazzi curiali.
Don Lorenzo Milani aveva scompaginato schemi fissi di valutazione in modo particolare dell'evento educativo, aveva sottolineato l'idea della libertà della vita spirituale, aveva sottolineato l'idea della dignità della persona, di tutte le persone, in modo particolare delle giovani generazioni, qualunque fosse lo status sociale e personale delle stesse, aveva sottolineato l'idea che ai poveri, agli ultimi, va data la parola, che è fondamento del vivere la cittadinanza, fondamento della comunicazione delle proprie esigenze e fondamento di giustizia. Don Lorenzo aveva gridato l'idea che ogni uomo ha il diritto di imparare il che significa di entrare in possesso di strumenti per essere libero di pensare, di parlare, di leggere, di riflettere e di scegliere secondo la propria coscienza. Ebbene Papa Bergoglio raggiunge don Milani, a cinquanta anni dalla morte, a riprendere un dialogo sui fondamenti della vita della Chiesa, per ascoltare, per confrontare, per riconoscere.
Molti i temi affrontati: la pluralità delle vie di santificazione, la validità delle letture della Scrittura, il ruolo essenziale della coscienza, i diritti di tutti a parlare con il possesso degli strumenti comunicativi, l'educazione come integrale formazione della persona, e ancora il degrado culturale, sociale ed umano che si annida nelle stratificazioni e nei segmenti sociali e categoriali. Mi piace immaginare, ai piedi della salma di don Lorenzo Milani, l'incontro tra l'universalità e la particolarità, tra la divinità e l'umanità, così integrate da perdere le proprie peculiari qualità. Nel silenzio della preghiera Papa Francesco parla di sé, parla della Chiesa che non vuole e di quella che vuole, parla delle relazioni tra le persone, parla della dignità umana, parla del servizio, parla dell'amore e della misericordia di Dio, parla dell'uomo secondo il disegno e il progetto divino, ma, in modo prioritario, il Papa ascolta, accoglie con la mente e il cuore e medita. E, cosa significativa, riflette utilizzando il patrimonio culturale e spirituale di don Lorenzo Milani.
Nell'immagine io vedo l'approccio tenero e paterno di Papa Bergoglio, verso quei luoghi, eletti a scenario ove è stata rappresentata, nell'opera di don Milani, la vita di Cristo. Vedo Sua Santità disinvolto, a dimostrare di essere, in quel mondo periferico, a casa propria. Sento con commozione le parole proferite ai presenti, la sua dichiarata vicinanza dottrinale e pastorale con il parroco di Barbiana, e la riconosciuta fedeltà di don Lorenzo al Vangelo. Sono preso da grande gioia e cerco di imprigionare quella immagine nel mio cuore e nella mia mente. Papa Francesco mi appare nella sua immensità mentre strappa don Milani dalla dimensione dell'isolamento e della eresia per condurlo in quella della esemplarità per la Chiesa universale.
È l'atto più profondo della missione di Papa Francesco a Barbiana, l'atto più profondo della missione della Chiesa nella illimitatezza dei suoi spazi umani. Papa Francesco dai piedi di don Lorenzo lancia un messaggio alla Chiesa universale, lancia una certezza definitiva: don Lorenzo Milani, l'indignato, il disubbidiente, il terribile, è discepolo autentico di Cristo. E' la forza incontenibile della Chiesa in missione. Il Papa sottolinea che il pensiero di don Lorenzo, la sua interpretazione del Vangelo, la sua lettura del mondo e dell'uomo, la sua lungimiranza e la sua scienza, il suo "I care", sono pietre preziose della Chiesa e fonte a cui attingere illuminazione e consolazione. Nel volto del Papa sono i segni della consapevolezza di liberare quanta umanità opera e chiede di operare, quanta umanità parla e chiede di dialogare, quanta umanità guarda e chiede di aiutare coloro che hanno bisogno. Papa Francesco è consapevole di liberare quanta umanità soffre dietro a muri altissimi, muri spesso difesi da istituzioni e dalla stessa Chiesa.
"I care" è l'espressione più qualificativa della missione della Chiesa, espressione che Papa Francesco idealmente inchioda al sommo della porta di San Pietro. Il verbo è la perfetta cifra della vita missionaria della Chiesa postconciliare. Esso cita: io ho interesse per te scolaro, per te povero, per te cacciato dalla scuola normale, per te bocciato dalle istituzioni, per te che sei uscito dal carcere, per te che non hai futuro e cerchi il mondo della delinquenza e della rivalsa. Io ho interesse per te, perché tu mi ricordi Gesù crocifisso, Gesù sofferente, Gesù che chiede di essere soccorso e di dare soccorso. "I care" è la consapevolezza di operare secondo la volontà di Dio. L'interesse per la persona deve andare oltre le convenzioni, oltre il senso comune: la persona mantiene l'immagine di Dio stampata sul proprio volto, anche se ha peccato, anche se ha tradito, anche se ha commesso ingiustizie ed è lontano da Dio. Notevole di don Milani è l'idea della educabilità di ogni allievo, in presenza di ogni possibile difficoltà motivazionale, psicologica o intellettiva.
Ogni uomo possiede risorse interiori che vanno stimolate ad uscire e vanno attuate con la giusta metodologia e le giuste articolazioni. Alla lotta e al diniego della società, così sentiti e voluti da don Lorenzo, Papa Francesco aggiunge che la via della cultura si coniuga necessariamente con la via della spiritualità e ambedue concorrono a dare alla vita l'aspetto più dignitoso. Credo proprio che don Milani aspettasse da tempo l'incontro con il Papa nella periferia della Chiesa: qui Papa Bergoglio lo ha raggiunto, qui lo ha trovato, qui lo ha benedetto. Un' ultima riflessione: il Papa ha chiamato don Milani un "prete duro come il diamante" e ha chiesto di pregare il Signore perché anch'egli divenisse come il parroco di Barbiana. Mi piace sottolineare l'immagine del "duro diamante" usata da Papa Francesco, che evidentemente auspica per oggi una Chiesa diamantina, totalmente missionaria, che non abbia rapporti con la debolezza, che sia invece forte, di quella forza che solo lo Spirito Santo può e sa dare. E ci è chiara, più chiara, la missione della Chiesa: raggiungere tutti, dovunque siano, chiunque siano, per ascoltare un pensiero gettato in aria, per asciugare una lacrima che solca un volto, per pulire una ferita, da chiunque causata, per consolare un cuore afflitto, qualunque sia il motivo della sofferenza.
