Chiesa. Sinodalità, dialogo e fede

30.01.2023

di Egidio Cappello

È in itinere il Sinodo dei Vescovi sul tema "Per una Chiesa sinodale: partecipazione, comunione e missione". Rincresce affermare che non si dà molto rilievo all'evento. Come più volte ricordato dal Santo Padre, la sinodalità non è un valore da conquistare ma una peculiarità della Chiesa Cristiana, da ricordare, potenziare, rafforzare e trasmettere all'intera umanità. Sinodo è cammino fatto insieme, è percorso condiviso, è dialogo autentico. Sinodo è partecipazione, è comunione, è vita in comune, è condivisione, è solidarietà e giustizia. Il Sinodo non vede riuniti esclusivamente i Vescovi, i presbiteri e i religiosi, ma apre le proprie porte all'intera, impegnata oggi nella comprensione, nella riflessione e nell'attuazione di metodologie idonee a vincere mali planetari. La pandemia e la guerra hanno lavorato e continuano a lavorare contro l'umanità, colpendo la relazione tra gli uomini: alla distruzione fisica di molti angoli del mondo si unisce la distruzione della interiorità umana. Si impongono la solitudine, l'indifferenza e l'abbandono. 

Il Sinodo è volto a rafforzare valori oggettivi e indirettamente ad accrescere la forza della comunicazione e del camminare insieme sottolineando la bellezza e l'importanza degli strumenti comunicativi come l'ascolto, l'accoglienza, la parità degli interlocutori, la semplicità della parola, la meditazione delle proprie idee, la disponibilità a modificare e a integrare il proprio pensiero. È importante la formazione al dialogo, strumento sinodale per eccellenza. In una società stratificata come quella attuale, in cui convivono da una parte uno sfrenato vergognoso consumo di beni senza limiti, e dall'altra una moria giornaliera di bambini ai quali è negato l'uso dell'acqua potabile ed è negato il suffragio di medicinali anche di basso costo, in una società in cui l'esercizio delle armi e della violenza è una costante nella risoluzione dei problemi ad ogni livello della vita, il dialogo tra i gruppi di potere è strumento indispensabile da interiorizzare e fare proprio, giorno per giorno. Il dialogo ha perso il suo ruolo di fondamento della conservazione e della promozione delle relazioni umane. 

La sinodalità si svuota di senso dietro l'agonia della comunicazione e del dialogo. La comunità, una volta fattore di vita e di sviluppo delle giovani generazioni, oggi è solo un nome senza storia. Anche i piccoli istituti etici, come la famiglia, il condominio, il quartiere, la parrocchia, che una volta erano luoghi santi di autentica relazione e fattiva comunicazione, oggi barcollano pressati da istanze centrifughe che ne minano addirittura la composizione e l'esistenza. Così il mondo politico, il mondo economico, il mondo giuridico, il mondo dell'educazione, sono tutti settori in cui la fuga dal dialogo origina un impoverimento della comunicazione e delle peculiarità che la qualificano. Da ciò la ragione per cui il monologo primeggia sulle scene del mondo. È il monologo a dare corpo alla comunicazione. Lo ha ricordato il Papa invitando gli appartenenti alla Chiesa a non trincerarsi dietro presunte certezze ma di aprirsi agli altri, di comunicare con gli altri, di ascoltare gli altri, di svuotarsi di sé ed accogliere gli altri. Consapevolmente l'uomo ha abbandonato il dialogo fino a disconoscerlo e a dimenticarne addirittura la struttura. L'effetto più deleterio della mancanza della comunicazione è la povertà del soggetto, è la solitudine del soggetto. 

Nella elefantiasi di se stesso l'uomo non accresce ma riduce la comunicazione a discorso narcisistico e allontana da sé il senso della relazione: senza apertura sincera agli altri, senza accoglienza dell'altro, senza ascolto dell'altro, senza la riflessione sul pensiero degli altri, senza la ricerca del superamento del proprio singolare punto di vista, senza trascendimento di sé, vengono meno le possibilità di crescere, di capire, di comporre, di cogliere la verità, di tendere, in ogni atto del pensiero, alla universalità. L'uomo rinuncia alla propria vera umanità, ed insieme rifiuta la comprensione del senso della vita, della propria appartenenza alla storia, accettando, anche consapevolmente, la solitudine e l'emarginazione spirituale. Socrate gira ancora tra le nostre strade e indica ai Gorgia di turno, che l'essere è, che è conoscibile e che è comunicabile e quindi la comunicazione ha senso, il dialogo ha senso, la relazione ha senso. 

L'essere è innanzitutto l'uomo, è la persona, con la propria storia, la propria appartenenza ad un mondo di valori, ad un progetto nato altrove. L'essere dell'uomo è conoscibile ed è comunicabile in quanto tutti gli uomini hanno gli strumenti intellettivi per capire se stessi e gli altri e per creare relazioni e familiarità. Ma l'essere è anche tutto ciò che ci circonda, e ci appartiene, la storia, le istituzioni, le comunità, la natura, l'ambiente, la terra, l'acqua, l'aria, la vita di tutte le specie animali. L'essere è altresì la somma degli strumenti linguistici perché ogni composizione logica possa realizzarsi: è l'oggettività dei significati, quella che comporta il superamento degli individualismi e delle situazioni babeliche e permette di intendersi, direttamente, senza aggiungere "nel senso che", per dare il significato reale alle proprie non comprensibili espressioni. L'umanità gioca oggi la sua carta decisiva: se non crea le condizioni di una grande comunità unita da obiettivi condivisi e cercati da tutti, se non parla lo stesso linguaggio in tutte le sue periferie, è destinata a soccombere. Ecco allora l'importanza della fede in Dio, della fede nell'uomo, della fede nel creato, della fede nella storia e nelle relazioni umane.

La sinodalità si costruisce sulla fede nella grandezza e nella bellezza di ciò che ci circonda, e di ciò che ha dimora nella nostra interiorità. Occorre la fede per essere pienamente uomini, per utilizzare in pienezza la propria ragione, per essere creativi, e progettare, e conservare e difendere, e rispettare, e amare. È la fede che crea le condizioni della relazione tra gli uomini, che permette di trascendere la propria individualità e volare verso l'alterità, è la fede che dà la certezza del diritto, della giustizia, della fratellanza, è la fede che dà la consapevolezza, ad ogni uomo, di esprimere, sul proprio, il volto di Dio. Occorre essere coscienti che una cultura senza fede nell'essere, senza fede in Dio e nell'uomo, non ha alcuna possibilità di immergersi nella storia umana, nella interiorità della persona ed è destinata a restare ai margini della vita intellettiva ed etica dell'uomo. Un'ultima considerazione va fatta: la sinodalità è la vittoria sulla solitudine, è la vittoria sulla barbarie che avanza. Occorre essere responsabili delle sorti del mondo e credere alle capacità del male di distruggere il creato.   

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