Cimino OdG: "Per la stampa in questa regione non c'è spazio adeguato nelle istituzioni pubbliche"
In occasione dell'inaugurazione della nuova Sede, duro affondo del Presidente dell'Ordine alla classe politica: "Cambiate la legge regionale e fateci lavorare"
Una giornata di grande festa quella di sabato 17 per l'Ordine dei Giornalisti del Molise in occasione dell'inaugurazione della nuova Sede. Come è giusto che sia, non c'è stata Testata Locale che non abbia dato rilievo all'avvenimento.
Moltissimi i giornalisti presenti, molte anche le autorità presenti dal Governatore Toma, a Clemente Mastella, al Sindaco Gravina, al Magnifico Rettore dell'Università del Molise Luca Brunese che ha accolto i giornalisti nell'Aula Magna dell'Ateneo auspicando una sempre più positiva e proficua collaborazione tra le due istituzioni, al Presidente Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, al Consulente della Commissione Antimafia Antonio Arzillo, al Sottosegretario del Ministero della Giustizia Sen. Andrea Ostellari, collegato da remoto... insomma tanti davvero e con illustri relatori come Angela Camuso, inviata di Fuori dal Coro, Roberto Colella, Daniela Lombardi, il prof. Giuseppe Pardini... ma non è di questo che vogliamo parlare qui, non faremo una cronaca della giornata, soprattutto non la faremmo dopo due giorni.
Quello su cui qui vogliamo soffermarci è, invece l'intervento del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Molise Vincenzo Cimino, che senza giri di parole né timori reverenziali ha dato vita ad un durissimo affondo sulle condizioni del Giornalismo nella nostra Regione.
"Sorvolando sull'impegno notevole, che la realizzazione di questo progetto (la nuova sede, ndr) ha comportato, - ha detto il Presidente Cimino - tuttavia dobbiamo avere il coraggio e la forza di guardare avanti. Abbiamo una casa, ora dobbiamo riempirla: è impensabile costruire una scuola senza alunni, un ristorante senza coperti, una chiesa senza fedeli. Stamattina dunque abbiamo festeggiato, da domani si fa sul serio: ed in che modo? Incalzando".
"In un celebre film western: I cancelli del ciclo, - ha poi continuato - si ribadiva un concetto che mi piace riproporre: non dobbiamo mai smettere di perseverare. E con chi dobbiamo insistere? Beh, sicuramente con la classe politica. E incredibile come non ci sia spazio adeguato in Molise, come in Italia, per il settore della stampa, nelle varie istituzioni pubbliche. Nella concretezza dell'oggi, ci troviamo di fronte, noi giornalisti, ad un futuro senza bandi di concorso per opportunità lavorative, senza speranza di spazi operativi professionali. Spesso, poi, i pochi tra noi, che resistono aggrappati a deboli maglie lavorative, sono anche sottopagati. Articoli pagati 2 euro, quando una badante ne prende 8. Mi chiedo come si possa contrattualizzare un giornalista con 3/400 euro al mese: sembra quasi che nessuno di voi abbia mai fatto la spesa, o chiamato un idraulico, un elettrauto, un imbianchino, un piastrellista. Vi sembrerà strano ma anche i giornalisti vanno dal dentista ed è mortificante che un'inchiesta sia pagata meno di panino con la pampanella".
La nostra disfatta sarà addebitabile alle vostre coscienze
"Ci rivolgiamo dunque a voi, - ha detto ancora - che, con la vostra presenza, avete manifestato sicuramente sensibilità per la nostra professione, a voi che ci amministrate e rappresentate, affinché ci offriate una tangibile opportunità di crescita e di sviluppo. In caso contrario la nostra disfatta sarà addebitabile alle vostre coscienze, coscienze da 8, 9 e 13 mila euro al mese. Credo sia inutile ricordare che c'è sempre ed ovunque necessità di scrittura e comunicazione. Una stampa libera, audace e operosa è ricchezza per tutti. Ad oggi sembra, non solo per chi vi parla, che la posizione dei giornalisti nella nostra regione sia sempre più critica, le sue esigenze accantonate e le relative criticità sempre più problematiche. Per non parlare dei quotidiani: ma non si acquistano nemmeno i quotidiani, chiamiamoli "di rito", da parte di enti regionali preposti alla gestione politica e culturale di tutti, sono scomparse persino le rassegne stampa nei vari gruppi, assessorati, partiti e via discorrendo".
Una regione che rischia di non avere giornali
"In questa regione rischiamo di perdere anche la diffusione dei giornali nazionali per via della distribuzione e del rincaro carta. In molti paesi sono scomparse le edicole e i giornali non arrivano da anni. E la politica che fa? Non trova soluzioni adeguate. O magari sc ne approfitta: comincio a pensare anche a questo.
E non mi piace nemmeno la graduatoria dei primi 100, la famosa griglia delle tv, con criteri discutibili e privati, a cura del Mise. Non mi piace. Non mi piace nemmeno il giochetto che fate con i portavoce con i soldi pubblici o con quei sindaci che si autocelebrano sostituendosi ai giornalisti. In pratica si scrivono i pezzi da soli, fanno post, video, grafica: abbiamo dei sindaci talmente audaci che commettono il reato di esercizio abusivo della professione".
Rivendichiamo diritti dimenticati
"Che l'arca culturale, nel nostro paese, sia carente, è cosa nota, però, noi giornalisti siamo ancora, come sempre, la voce di tanti, siamo coloro che rivendicano diritti dimenticati, che indicano necessità di risoluzioni nei problemi, criticità stringenti; a volte siamo anche quelli che comunicano passi di crescita ed opportunità di sviluppo. In pandemia siamo stati indispensabili. Quando eravate a casa costretti sul divano e il pc acceso, ad ascoltare le news su tamponi, vaccini, guanti, colori rosso e bianco delle varie regioni, chiusure, aperture, cittadini morti, vivi, resuscitati. fake news, infodemia, speculazioni. Siamo stati la vostra salvezza, senza vaccini siamo stati buttati nella mischia, allo sbaraglio. Non me ne vogliate, ma gli assistenti alla poltrona sono stati vaccinati, i veterinari vaccinati perché nel comparto medico, i giornalisti no. I medici in pensione facevano carte false per avere l'Astrazeneca o il Pfizer, e noi giornalisti stavamo in mezzo alla strada con le mascherine pagate con le nostre tasche".
Non mi piace la realtà in cui mi trovo
"Quando un'azienda è in crisi, quando lavoratori indicono uno sciopero, quando si ha la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica, da chi andate? Dai giornalisti.
Bene. E i giornalisti da chi vanno quando sono loro i primi ad essere precari e mal pagati? Ma com'è possibile tutto ciò se non viene lasciato neanche quello che è lo spazio legittimo per operare?
Non mi piace la realtà in cui mi trovo. Stiamo andando indietro e non fate finta di non vedere o non sapere. Parlo, per esempio della presenza prevista per gli addetti stampa, inesistenti spesso nelle sedi più ovvie, negli enti regionali, nei comuni, province, nelle sedi dei partiti, nelle agenzie culturali e di socializzazione, nelle asl, nelle aziende. Oppure siamo ridotti a credere che possa, l'opera di un giornalista, essere sostituita da una comunicazione scarna di un comunicato, parente prossimo di un verbale condominiale? Come si può coinvolgere la cittadinanza? Dove e come noi giornalisti possiamo esercitare la nostra professione, offrire le nostre competenze, le nostre energie se gli enti preposti alla gestione pubblica non si rivolgono a noi nemmeno per comunicare con la popolazione, per una giusta interpretazione, per una crescita critica e culturale di tutti? Nel rispetto collettivo, mi sono sentito in dovere, tuttavia, e persino obbligato ad esprimere alcune osservazioni, che non sono solo le mie, ma di ognuno dei colleghi che il nostro ordine è chiamato a tutelare ed a rappresentare. Questa nostra sede perde quasi ragion d'essere se la categoria che rappresento continuerà a perdere pezzi. E sarà una sconfitta sociale per tutti e tutti ne sarete complici".
E' giunta l'ora di scendere in campo
"Per questo motivo è giunta l'ora di agire. Agire a tutela della categoria. Ebbene si, io ho sempre difeso i colleghi, in ogni situazione. In ogni contesto. Giornalisti eroi in una terra infelice, povera ma dignitosa. Beh, se sarà necessario scenderemo in campo in prima persona.
Ecco, nel ringraziarvi per la pazienza vi saluto, abbracciandovi simbolicamente. Grazie a coloro che mi hanno consentito di lavorare, grazie a coloro che mi hanno consentito di prendermi queste belle soddisfazioni, grazie per questa emozione che mi trasmettete e grazie anticipate per il sostegno che immagino mi darete tra qualche mese".
