Cogito ergo... contraddico!

03.06.2021

di Giammarco Rossi

L'uomo ad una dimensione raramente ha avuto nel corso della sua esistenza un terreno fertile come quello che sta calpestando in questo preciso momento storio. L'unificazione del pensiero per certi aspetti, è il dogma ufficiale di svariate classi dominanti che plasmano intere collettività appiattendo la ragione, si standardizza la facoltà di pensare con un bullismo in cui il diverso è un valore solo se piace a chi decide.

Esprimere opinione è lecito, se queste però intaccano l'articolato sistema medio-borghese che la classe dominante ha dipinto, ecco che l'etichetta socio-politica viene sganciata come una bomba pronta a colpire qualsiasi cosa. In sintesi non è importante la facoltà di pensare e di contrastarsi, piuttosto è ben accetta la libertà di discutere, purché si cammini sempre nella stessa direzione: in fono non esiste cosa più bella che discutere con altri individui, su una molteplicità di cose, e poi constatare che si hanno esattamente le stesse visioni (e si avverta l'ironia, per carità!)

Il verbo contraddico oggi suona austero e minaccioso, la classe che amministra l'andamento di una società ha a disposizione una quantità elevata di strumenti per controllare e manipolare l'opinione pubblica. I mass media riescono ad incastrare una linea guida ben precisa in un ingranaggio perfetto, in cui la contraddizione non è ammessa, gli individui saturi e drogati di informazioni si limitano semplicemente a prendere posizione, i ragionamenti li lasciano fare agli altri: troppo impegnativi e dispendiosi. In momenti in cui le libertà individuali sono state messe sotto attacco da un sacrificio chiesto ai fini della sicurezza generale, l'individuo medio senza troppa fatica ha percepito che le scelte che la classe dirigente compie sono mirate solo al bene del collettivo e di ciò ringrazia e benedice; manda giù una pillola dolce dagli effetti collaterali devastanti. Entrare nello specifico non sarebbe opportuno, gli esempi sarebbero troppi e si offenderebbe direttamente l'intelligenza del lettore, poiché puntualizzare l'ovvio è l'attività preferita dei non pensanti.

Essere umano è il primo dei doveri del genere, come scriveva Rousseau e ha ripreso in Stammi felice, Luciano De Crescenzo, nel momento in cui io sono perché penso ecco che la libertà di pensare (anche follie) è elemento imprescindibile della natura umana: non c'è individuo senza pensiero e non c'è vita senza pensieri contrastanti.

Contraddire, essere contro, dovrebbe essere la base della nostra umanità, affiancata sempre alla fratellanza, fondamentale per collocarsi nell'esistenza. Laddove venissero a mancare questi due pilastri ecco che la macchina perfetto dell'uomo vitruviano inizia a scricchiolare. La ragione elemento portante al servizio dell'individuo e mai il contrario. Un pensiero univoco, giustificato spesso dalla spocchia di individui che godono dell'arroganza e della convinzione di saperne più di un altro, trascinano le esistenze in un baratro angusto, in cui non si cercano punti di contatto ma solo scontro. Contraddire è fondamentale ma va affiancata a questa nobile attività la fondatezza di ciò che si pensa e validità delle proprie tesi, altrimenti si inciampa nella farsa che più appaga molti individui: il dialogo tra sordi.

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