“Convertitevi, il regno di Dio è vicino”.

24.09.2021

di Egidio Cappello

"Convertitevi, il Regno di Dio è vicino". Il monito di Gesù non è più sussurrato a pochi intimi, come la prima volta a Cafarnao, ma è gridato a tutti, di ogni popolo e di ogni territorio. La voce di Gesù è alta, perché nessuno possa dire di non aver ascoltato. La sordità, quella proveniente dalla indifferenza, è un alibi terribile, e oggi può avere nefaste conseguenze. La conversione, di cui parla Gesù, è una necessità epocale, non è un concetto, una memoria, una percezione, ma un atto cosciente e responsabile di risposta alle esigenze del nostro tempo. "Convertitevi, il regno di Dio è vicino", queste parole Gesù grida al mondo. Non si tratta di rigettare e cambiare la propria religione, non si tratta di modificare e stravolgere i propri atteggiamenti, le proprie abitudini familiari, le proprie attitudini educative, non si tratta di sradicarsi dal proprio territorio, cancellare le proprie relazioni sociali e disconoscere la propria storia e la propria appartenenza ad una comunità. 

"Convertitevi" è l'invito a sostare, a guardarsi intorno, a riflettere, ad ascoltare, ad accogliere, ad interiorizzare le voci, quelle che si sentono e quelle che non si sentono. Convertirsi è la determinazione a conoscere la realtà, a conoscere la verità delle situazioni, a dispetto e contro le convinzioni soggettive e il delirio individualistico. Convertirsi è aguzzare la vista degli occhi e del cuore, per guardare all'interno del proprio mondo interiore, ove sono i principi fondamentali della vita e della solidarietà umana, per guardare all'esterno, e cercare di tutte le cose il volto autentico. Convertirsi è prendere coscienza delle ombre del mondo ed opporsi ad esse rigettando tutto ciò che alimenta disvalori e percorsi di morte e scegliendo invece la vita in tutte le sue forme. 

La conversione non è questione teorica: essa ha con sé il senso della concretezza e raggiunge il mondo oggettivo, sociale, storico, fatto di relazioni, di progetti, di ideali. La conversione dà luce alla miseria e alla povertà che deturpano il volto dell'uomo e sollecita la volontà a promuovere situazioni di progresso e di pace. L'invito di Gesù enuncia le qualità essenziali dell'uomo autentico, che sono l'osservazione e l'accoglienza, il rispetto e la condivisione fraterna dei beni del creato, la giustizia e la concordia universale. Nell'invito di Gesù c'è il bisogno di insegnare l'uomo all'uomo, perché diventi più acuto, più intelligente, più attento, più aperto ad accogliere le situazioni drammatiche del tempo, ed operi, in nome di Dio e dell'umanità, ad edificare una nuova società fatta a misura dell'uomo. La conversione riguarda, come abbiamo detto, tutti gli uomini, a qualsiasi categoria sociale o culturale appartengano, per il semplice fatto che tutti sono chiamati, per natura, a promuovere e realizzare il bene comune. 

Convertirsi, è, nell'ottica di Gesù, un discorso di crescita spirituale ma anche e soprattutto di rinnovamento e di promozione sociale, politica ed umana. La conversione, se autentica, offre le opportune stimolazioni per capire, per accogliere e per riflettere: coloro che hanno responsabilità sociali, e tra questi vanno inseriti i genitori, i docenti, gli amministratori, gli operatori del mondo economico, devono possedere la verità e devono amarla fino al disprezzo di se stessi e delle proprie singolari congetture. In ogni atto umano, se nato da chiari segnali di conversione alla vita e al bene degli uomini, specialmente quelli che vivono alle nostre spalle e nella periferia dei nostri interessi, in ogni atto la persona assume la dimensione della trascendenza e, come specifica Giovanni Paolo II, vede e legge le cose con l'ottica della divinità. Papa Francesco, che tante volte ha affrontato e discusso questo problema, ha indicato con l'aggettivo "missionario" l'uomo che ha convertito la propria vita a Dio. Questo uomo riceve da Dio la piena conoscenza della propria dignità e della finalità della storia umana. "Il regno di Dio è vicino", dice Gesù. L'espressione non ha connotazioni temporali bensì spiccatamente spaziali. Il regno di Dio non è in luoghi lontani, invisibili, il Regno di Dio è vicino, è a quattro passi, è dietro l'angolo, è visibile, specialmente da chi si ferma a guardare, da chi si ferma ad ascoltare, da chi lascia le proprie occupazioni giornaliere e si fa attento alle situazioni di privazione della vita e dei suoi valori. Il Regno è qui, qui vicino, nei luoghi della povertà e della disperazione, nei luoghi della ricerca e dell'insuccesso, nei luoghi dello scoraggiamento, ma anche nei luoghi della certezza e della speranza, nei luoghi della bellezza e della gioia. 

Nella espressione si legge una cosa meravigliosa: Dio ha la propria dimora in ciascun uomo sicché ogni uomo è ricco di Dio. La conversione è la coscienza di appartenere a Lui, di essere protagonista del suo progetto di salvezza, progetto concreto, dell'hic et nunc. Oggi la conversione chiama all'unità, al dialogo, al rispetto delle persone, alla salvaguardia del creato, chiama alla promozione della vita, in ogni sua forma. Chi si converte a Dio, assume il suo volto autentico e continua, come protagonista, ad operare perché vada in porto il suo progetto di amore.             

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