Coraggio, usciamo dai nostri recinti!

17.07.2022

La crisi politica che stiamo vivendo richiama alla responsabilità e al coraggio: occorre un'ottica etica, non politica.

di Egidio Cappello

Lo spettacolo che ci viene offerto in questi giorni, dalle compagini istituzionali, non è per nulla edificante. È in scena l'apoteosi del particolarismo, l'apoteosi del recinto, l'apoteosi delle linee politiche dei gruppi, l'apoteosi della chiusura, della indifferenza, della negazione. I personaggi sono in fibrillazione, alla ricerca di copioni nuovi, di idee nuove, di strategie nuove, atte alla difesa, alla conservazione e alla crescita di posizioni raggiunte e di priorità conquistate. Tutti vivono la necessità di creare dimensioni nuove ma non mostrano di possedere la via giusta per uscire dai propri recinti. Sono evidenti una preconcetta limitazione delle facoltà della ragione, una sostanziale dimenticanza delle finalità della cultura, una conseguente grossa difficoltà di dialogo e di comunicazione: manca una fondamentale cultura della unità. Forse è questa la caratteristica della politica dei nostri giorni, la perdita dei valori della unità e della socialità.

La politica nel nostro sistema, vede la partecipazione dei gruppi ridotta ad estenuante conflitto di potere e i governi sono il frutto di false composizioni di gruppi che non hanno alcun motivo culturale o etico per aggregarsi e lavorare insieme. Provo ad immagine un ufficio ove lavorano tre persone che fanno parte di gruppi diversi e parlano linguaggi diversi. Uno strazio. La nostra storia culturale è invece corredata da infinite esperienze, in ogni campo del sapere e del vivere civile, in cui l'unità e la diversità hanno viaggiato a braccetto verso unici lidi e unici orizzonti. Abbiamo da sempre conquistata l'idea che l'unità non abolisce la diversità ma la nobilita e la rende preziosa. Mi viene di pensare a tante Chiese che hanno colonne e capitelli tutti diversi. Chi entra in uno qualsiasi di questi luoghi di culto, è affascinato dall'armonia dell'insieme e si trova immerso in un arcobaleno di colori divinamente composti in una grande unica figura. Coglie la particolarità dei colori, ne capisce il linguaggio e gioisce perché tutti raccontano la stessa storia. Se è stimolato a riflettere sulla cosa, egli benedice la diversità e la identifica come una vera ricchezza.

Oggi ci chiediamo tutti se e come faranno i nostri parlamentari entro mercoledì 20 luglio, a trasformare i propri egoismi politici e le proprie visioni di parte, in strutture logiche, etiche, filosofiche, emotive, e fondare su queste propositi unitari, piani di azioni responsabili ed efficaci nel tempo per tutti i membri della società. Ci chiediamo se e come riusciranno a ridare autenticità al termine politica e a quante espressioni relative alla vita della città, oggi contraffatte da ideologismi e da fumi di scorie temporali. Ci chiediamo se e come riusciranno a guardare gli eventi con ottica etica e non, come dicono, politica; ci chiediamo se valuteranno, nella giusta misura, la qualità degli eventi e l'emergenza drammatica che affligge le nostre popolazioni. Ci chiediamo se sapranno ascoltare il grido di dolore delle giovani generazioni che chiedono di poter gestire il proprio futuro, senza cadere in sabbie mobili folli e disumane, degli anziani che chiedono sicurezza e salute senza impedimenti di alcun genere, delle mamme che chiedono il pane, il latte e le medicine necessarie per i propri figli. Ci chiediamo se e come riusciranno a rinunciare ai propri piani politici, prefabbricati mesi o anni prima, disconoscendo le spinte dell'emergenza.

Ci chiediamo se riusciranno a superare la dimensione di piccoli vantaggi della propria tribù, disconoscendo il bene della popolazione in particolare quella bisognosa e indigente. Penso che tutto questo sarà impossibile. Ma io credo che la storia è fatta da piccoli passi, da tensioni creative, da atti di intuizioni e di intelligenza, è fatta spesso di momenti nuovi che non si spiegano con la comune logica. Credo nel coraggio, nello spirito umano che dimora in ognuno, credo nelle capacità di elevarsi dalle sabbie mobili dei conformismi, credo nella bellezza che affascina, credo nella gioia, a cui è destinato ogni uomo. Credo che tanti cuori e tante intelligenze stanno lavorando nel silenzio come la terra d'inverno, sotto la neve. Credo che l'erba nuova uscirà, e ridarà vita e speranza. 

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