Correggere i modelli di crescita
Entriamo insieme nel quarto capitolo della Lettera Apostolica "Economy of Francesco"
di Egidio Cappello
Nel capitolo quarto dell'Economy of Francesco, il Santo Padre discute i modelli di crescita economica dei nostri tempi e fa opportune considerazioni. I modelli di crescita dell'economia attuale, egli dice, sono percorsi finalizzati all'aumento della produzione industriale e al mantenimento di una posizione ragguardevole nel mercato internazionale. Badano a finalità materiali ed escludono dallo stesso concetto di crescita, aspetti di rilievo della vita civile. Sono quindi parziali e incompleti se si considera l'indifferenza verso l'ecosistema, praticamente abbandonato in forme di degrado ormai decisive. Sono modelli dalla scarsa visione della vita: non prevedono infatti strumenti di accoglienza della vita, non curano la comunione della famiglia, sono poco attenti ai problemi dell'equità sociale, non sono di aiuto alla crescita reale della dignità dei lavoratori.
Sembra che il PIL, lo SPREAD e la collocazione dei prodotti nel mercato internazionale, siano le cartine di tornasole della crescita di una popolazione e dell'intera umanità. Sono modelli carenti, secondo Papa Francesco. Un modello di crescita globale prevede invece il raggiungimento di traguardi inclusivi dell'intera vita umana: l'economia include la vita sociale, le relazioni sociali, la vita politica, la partecipazione sana alla vita politica, l'educazione delle giovani generazioni, lo sviluppo delle conoscenze e delle risorse intellettive, prevede la promozione della sanità e la salvaguardia della salute di tutti in modo particolare dei bisognosi e dei bambini, impone infine di guardare tutte le cose con l'ottica del bene e della fratellanza universale. Occorre correggere, sostiene Papa Francesco, i modelli di crescita e di sviluppo che oggi guidano e determinano la vita dei popoli.
La correzione è posta dal Pontefice in termini di emergenza, ma, egli ricorda, il cambiamento non può essere ideato e gestito secondo gli schemi già utilizzati dalle consorterie economiche esistenti, ma deve essere assunto dai giovani imprenditori che posseggono pensieri nuovi e sono fuori dalla logica del consumo che corrompe, dell'interesse che abbrutisce e dell'egoismo che degrada la vita umana. Ai giovani imprenditori il Pontefice affida le sorti dell'economia mondiale consapevole che gli stessi hanno tutti gli strumenti culturali e psicologici per la soluzione della grande crisi attuale e sono aperti alle leggi del cambiamento e alla trasformazione anche dei propri mondi interiori. Sono i giovani imprenditori, con le loro imprese, i loro nuovi gruppi, i depositari della cultura, della sensibilità e della chiara volontà a modificare, attraverso una rivisitazione delle norme e degli atteggiamenti esistenti, i canoni e i traguardi posti dagli attuali modelli di crescita. Il Pontefice invita, con forza, a prendere coscienza della gravità dei problemi. Il Pontefice invita con forza a prendere coscienza della gravità dei problemi economici contemporanei e a coglierne gli aspetti deleteri per la vita dei popoli, ricchi e poveri. Solo se si è in possesso di tali conoscenze si è nelle condizioni di desiderare il cambiamento e procedere alla creazione di un modello economico nuovo, idoneo a rispondere alle nuove esigenze dei popoli.
Occorre altrettanta cultura positiva, fatta non solo di competenze tecniche ma fatta di spirito di condivisione, di comunione, di fraternità e di equità. Molte volte Papa Francesco insiste sulla necessità che economisti e imprenditori colgano le problematiche economiche nella loro giusta essenza, sulla base di coordinate logiche ed etiche aperte al mondo. Esistono aberranti vedute che non consentono la comprensione delle dinamiche economiche ed escludono il valore offerto dai dettami della dottrina cristiana per cogliere i meandri dell'economia. C'è uno stile di vita che resiste, più o meno amato anche dalle giovani generazioni, uno stile che si alimenta a ideologie e pseudo-filosofie individualistiche e relativistiche con tendenza al diniego, alla indifferenza e al rifiuto. Quella che occorre vivere, prima di passare alla fase operativa con l'attuazione del patto degli impegni a cui il Pontefice fa riferimento, è la fase della distruzione degli schemi culturali, sociali e morali, che si alimentano e alimentano la cultura del degrado e della negazione.
.E' la fase necessaria per passare dalla teoria alla concretezza dell'ordine universale e della fratellanza di tutti i popoli. L'economia non va privata delle leggi eterne della moralità, quelle che Dio ha scritto nel cuore di ciascuno, va privata invece dei bagagli di cultura che derivano dallo spreco, dal capitale, dagli interessi, dai consumi. Sarebbe importante che genitori e docenti partecipassero all'opera di demolizione del castello comunicativo dei tempi attuali, sia sottraendo dal linguaggio comune il complesso dei significati inautentici di derivazione economica, sia testimoniando nelle loro relazioni, stili di vita coerenti con i principi evangelici. "Conoscere per ben agire" è il logo necessario per trasformare e promuovere nuovi percorsi di vita, accettando ogni collaborazione e rifuggendo da ogni chiusura di qualunque derivazione.
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