Dietrich Bonhoeffer: testimone del pensare e riprogettare

10.04.2024

di Giuseppe Lumia

Dietrich Bonhoeffer nacque a Breslavia il 4 febbraio 1906. Breslavia è una città della Slesia, allora situata in Germania, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale tornò ad essere parte della Polonia con il nome di Wroclaw, dopo quattro secoli di dominio prima austriaco, poi prussiano e infine nazista.

Fu ucciso con la tipica crudeltà nazista nel campo di concentramento di Flossenbürg, il 9 aprile 1945.

È stato un pastore protestante di enorme spessore religioso, etico e relazionale.

È stato un teologo raffinato che ha scritto pagine meravigliose sul rapporto tra la fede e la vita, tra la fede e i travagli dell'umanità.

È stato un convinto partigiano che ha messo al servizio dell'umanità la sua stessa vita per la liberazione dal nazismo e da Hitler.

Ci sono storie che lasciano il segno nel cammino di credenti e non credenti. Storie che vanno conosciute e possibilmente fatte proprie. Storie che continuano ad ispirare il pensare, dire e vivere Dio dentro i drammi del nostro tempo.

Negli anni di impegno alla FUCI e al MoVI, la storia di Dietrich Bonhoeffer ha accompagnato anche la mia giovane ricerca di vivere al servizio dei migliori cammini di fede e di prossimità, intesi come possibile liberazione interiore, sociale e politica.

È una storia bella da conoscere tuttora e da raccontare soprattutto alle nuove generazioni!

Dietrich Bonhoeffer sin da ragazzo avvertiva dentro il proprio cuore una vocazione religiosa verso un Dio che con l'incarnazione di Cristo vive la condizione umana nelle sue gioie e nei suoi dolori.

La sua famiglia coltivava verso di lui ambizioni professionali di alto lignaggio. La mamma comunque lo spingeva a sani valori, il papà medico e professore di neurologia e psichiatria lo orientava alle scienze. Il giovane Dietrich pensava ad altro: al "totalmente altro" del Dio che scavava nei meandri profondi della sua coscienza, al "totalmente prossimo" del popolo di Dio che lo faceva sentire fratello al suo servizio.

Scelse così la vita religiosa per diventare pastore nella Chiesa Protestante. Iniziò un duro cammino di formazione e di preparazione ad un dialogo con Dio il più maturo possibile e di incontro con i fratelli e le sorelle il più responsabile possibile.

Studiò nella prestigiosa Università di Tubinga tanto cara ad Hegel, poi in quella di Berlino. Si aprì alla cultura moderna e al senso critico delle trasformazioni sociali e dello stesso pensiero religioso. Grazie al dialogo giovanile con intellettuali come il pacifista francese Jean Lasserre (1908-1983), orientò il suo universo culturale verso la coesistenza dei popoli. Apprese molto dai teologici più moderni, come il teologo protestante svizzero Karl Barth (1886-1968), e si laureò nel 1930, con una tesi sulla Chiesa, dal titolo "Sanctorum communio", diventando pastore luterano e ottenendo a soli 24 anni l'abilitazione per la docenza universitaria. Si "vaccinò" sin da subito dal contagio di forme integraliste dell'annuncio di fede.

La sua solida formazione lo aiutò a non farsi pertanto avvelenare dalla ostilità agli accordi di Versailles (alla fine della prima guerra mondiale, il 28 giugno del 1919), che fece da carburante nazionalista all'ascesa di Hitler, e non si accodò al successo dilagante del nazismo. Ne comprese per tempo il suo carattere deleterio: negazione violenta dei più elementari diritti umani, propensione cieca alla guerra, cancellazione di qualunque libertà e vita democratica, un antisemitismo fuori da qualunque logica umana e religiosa. Ma comprese pure la sua irriducibile contraddizione a qualunque richiamo di fede e di etica condivisa. Nella sua lettera a Gandhi, per il quale nutriva una profonda ammirazione, confidò le preoccupazioni per la possibile guerra in Europa, sostenendo il bisogno di "un movimento cristiano per la pace, vivo e ispirato a principi spirituali".

Lasciò indignato la Germania per andare ad insegnare a Londra, ma non seppe resistere al richiamo dell'impegno religioso e civile nella sua terra. Ritornò a Berlino e diede una mano fondamentale alla organizzazione della Chiesa Protestante Confessante, che prese le nette distanze della Chiesa ufficiale Luterana per via del suo essere supina al dominio nazista. Fu di nuovo costretto ad andare via, stavolta negli Stati Uniti, a New York, ma rimase pochissimi giorni: capì che non poteva esimersi dalla scelta di andare sino in fondo nella lotta al nazismo.

Diventò uno dei principali protagonisti della lotta al nazismo operanti all'interno della Germania, agendo concretamente per resistere e per eliminare lo stesso Hitler, unendosi per questo obiettivo al gruppo di Resistenza sorto attorno all'ammiraglio Wilhelm Canaris (1887-1945).

Il 5 Aprile del 1943 fu arrestato dalla Gestapo e subì a testa alta e senza mai perdere la fede il suo vero e proprio calvario nelle terribili carceri tedesche, dove riuscì a vivere con dignità e a scrivere pagine memorabili della sua concezione cristiana. Dopo un breve passaggio nel campo di concentramento di Buchenwald, fu trasferito nel lager di Flossenbürg presso Monaco, dove con un processo sommario, fu condannato a morte, impiccato e appeso nudo ad un palo il 9 aprile 1945, a soli 39 anni, insieme all'ammiraglio Canaris, per espresso ordine di Hitler, poco tempo prima della caduta del nazismo.

Dietrich Bonhoeffer operò con l'esempio per annunciare una fede incarnata e liberante, scrisse molte opere ancora ricche di ispirazione teologica ed etica come "Resistenza e Resa".

È stato un testimone credibile in un momento oscuro per indicare una possibile Via di Speranza. La indica anche a noi, immersi in una fase storica che rischia ancora una volta di diventare piuttosto buia, ma che è anche desiderosa di cieli e terre nuove.

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