Disastro globale!

07.06.2021

di Gian Marco Di Cicco

Il Sud-est asiatico ed il mondo intero si preparano ad affrontare l'ennesimo disastro ambientale. La nave cargo MV X-Press Pearl, devastata da 15 giorni da un incendio al largo delle coste dello Sri Lanka, rischia di provocare delle conseguenze negative e senza precedenti, in un'isola conosciuta come un paradiso naturalistico. Sono falliti, a causa del maltempo, i tentativi dei giorni scorsi di salire a bordo della grande imbarcazione da parte dei soccorritori, per valutare la situazione e sondare le possibilità di rimetterla a galla, favorendo lo spostamento in uno spazio in mare aperto. 

L'enorme nave cargo si è adagiata sul fondo dalla parte di poppa a 21 metri di profondità e viene sorvegliata a vista da elicotteri e mezzi navali. A bordo ci sono 278 tonnellate di olio combustibile, 50 tonnellate di gasolio e 20 contenitori pieni di olio lubrificante. Le autorità cingalesi e indiane stanno tentando di arginare l'imminente sversamento delle sostanze tossiche nell'Oceano indiano ma la realtà è più complessa di quando inizialmente prospettato. Le centinaia di tonnellate di liquidi pericolosi stanno compromettendo le incontaminate coste paradisiache dello Sri Lanka, causando dei problemi seri all'ecosistema e alla vita della fauna locale. Non sono solo gli idrocarburi a minacciare il delicatissimo ambiente marino. 

Tra le migliaia di container a bordo, 81 sono classificati come "carico tossico", alcuni dei quali precipitati in mare e il mix che ne potrebbe derivare, sostengono gruppi ambientalisti, sarebbe micidiale. Sono decenni che l'attenzione della stampa si focalizza su disastri come il suddetto nell'Oceano indiano ma si registrano pochi interventi da parte della comunità internazionale sul fronte della salvaguardia ambientale. Protocolli internazionali, trattati o prese di posizione da parte degli industriali sono risultati infruttuosi soprattutto negli ultimi decenni. Il progresso tecnologico ed economico ha fatto sì che industrie e stabilimenti di vario genere proliferassero non solo nei territori a più alta concentrazione di capitale ma anche in luoghi periferici del nostro globo. 

Spazi fino ad allora incontaminati e celebri agli occhi del turismo per i propri ecosistemi, la fauna e la flora, la cultura enogastronomica e l'accoglienza. Le nuove industrie potrebbero causare emissioni inquinanti e danni irreversibili per la salute umana, con conseguente deturpamento dei paesaggi limitrofi. Il progresso tecnologico degli ultimi anni ha causato anche un maggiore spostamento di merci, beni e persone con mezzi di trasporto vecchi e obsoleti. Le conseguenze atmosferiche o l'inquinamento dei mari mettono a dura prova la stabilità dei territori come lo Sri Lanka: paradisi terrestri costretti a dover fare la conta dei danni rispetto ad attività umane spregevoli ed incontrollate. 

Elementi di somiglianza possono essere individuati con altri luoghi della nostra Terra, lontani geograficamente ma vicini nel significato che danno all'ambiente e alla lotta per la salvaguardia della salute pubblica. Venafro, Taranto, la Terra dei fuochi, per citare alcuni dei casi italiani, seppur con le dovute cautele dovute alla proporzione del danno, si identificano in territori oramai straziati dall'inquinamento, anche in termini di vite umane. La stessa pandemia dell'ultimo anno e mezzo ha fatto sì che l'Europa ed il mondo intero si concentrassero su ciò che di più prezioso si ha: la salute e l'ambiente, elementi imprescindibili per le relazioni umane. È opportuno sottolineare quanto lo scopo di una comunità o di un'associazione stanno nella centralità a battersi per i propri diritti e la salvaguardia ambientale sia un monito da tramandare di generazione in generazione.

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