“Disco Club Cola di Monforte”: lo sfogo dell’architetto Valente accende la polemica sul restauro del Castello di Campobasso

17.08.2025

È un post al vetriolo quello dell'architetto Franco Valente che, nelle ultime ore, sta facendo il giro dei social e accendendo un dibattito tutt'altro che superficiale sul futuro del patrimonio storico molisano. Il bersaglio? Il restauro — o, come lo definisce lo stesso Valente, "massacro" — del Castello Monforte di Campobasso.

"DISCO CLUB 'COKACOLA DI MONFORTE'", esordisce ironicamente l'architetto, puntando il dito contro un intervento che definisce "l'ennesimo scempio architettonico finanziato con denaro pubblico".
Il tono non lascia spazio a interpretazioni: siamo davanti a una denuncia dura, frontale, diretta non solo ai progettisti ma soprattutto a chi ha approvato, autorizzato e – secondo Valente – chiuso gli occhi.

"Questo è il restauro fatto dai Boiardi dello Stato al castello di Campobasso con la connivenza del Sindaco, dell'Assessore alla Cultura, e dei responsabili dell'Ufficio Tecnico del Comune", scrive Valente in un post che trasuda indignazione.

Ma il dito è puntato anche contro l'intera comunità molisana, accusata di assistere "impotente" al deterioramento del proprio patrimonio storico.
"Con la connivenza di noi molisani, che insieme alla magistratura penale e contabile, assistiamo senza reagire al massacro dei nostri monumenti. Cola di Monforte si rigira nella tomba!"

Parole forti, da manifesto civile, che non risparmiano nessuno: né le amministrazioni attuali né quelle passate, né la classe politica di riferimento. Nel mirino finiscono anche i partiti di maggioranza e opposizione.

"Anche questo scempio è stato fatto con il denaro pubblico e con la complicità degli amministratori di Cinque Stelle, Partito Democratico e dei gruppettari di ultima generazione, che non vedono, non sentono e non parlano."
Una fotografia cruda ma – a giudicare dai commenti e dalla condivisione virale del post – condivisa da molti cittadini, stanchi di interventi che sembrano ignorare la storia, l'identità e il buon senso estetico.

La domanda che ora rimbalza tra social, palazzi e strade è una sola: chi ha deciso che il Castello Monforte doveva diventare una caricatura contemporanea?
L'auspicio, almeno per chi come Valente continua a lottare per una visione culturale del restauro, è che da questa denuncia possa nascere un confronto pubblico serio, aperto e – finalmente – responsabile.

Nel frattempo, il "Disco Club Cola di Monforte" resta lì, a dominare Campobasso. Tra luci nuove e ombre vecchie.  (Ma.go)

©Produzione riservata

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