Don Mattia Martino, sarà presbitero il prossimo 28 maggio

26.05.2022

Nel giorno antivigilia dell'Ordinazione sacerdotale di don Mattia Martino, amico da sempre e collaboratore della nostra Testata, riproponiamo l'intervista che ci ha rilasciato e che abbiamo pubblicato lo scorso giovedì santo, per accompagnarlo in questo momento così importante della sua vita... 

Don Mattia, finalmente si avvicina il 'traguardo'. 

Sì, l'Ordinazione Presbiterale è davvero a un passo. Insieme al nostro Vescovo si è stabilita la data del 28 Maggio, Primi Vespri della Solennità dell'Ascensione del Signore. L'Ordinazione ci sarà a Venafro nella Concattedrale. Il giorno dopo presiederò la mia prima Messa nella Parrocchia dei SS. Martino e Nicola, mia comunità di origine in cui ho scoperto il dono della chiamata. 

Ma cominciamo da capo. Quando è iniziata e come Mattia capì che forse il Signore lo stava chiamando ad altro? 

Tutto ebbe inizio quando decisi di frequentare la parrocchia in modo più assiduo. Oltre al catechismo in preparazione alla Prima Comunione, iniziai a fare il ministrante. Più per accodarmi ai miei coetanei che per altro. Poi però non ho più abbandonato il servizio all'altare. Crescendo iniziai a collaborare per l'oratorio, al sabato pomeriggio. Oltre alle attività parrocchiali vissute in un clima familiare, fondamentale è stata la vicinanza al parroco don Rocco. Dalla sua esistenza sacerdotale lieta e generosa mi sono arrivate molte sollecitazioni che mi hanno fatto interrogare: potevo trovare anch'io quella felicità che traspariva dalla sua vita? Terminate le scuole superiori e dopo pochi mesi di università trovai la risposta. 

I compagni di viaggio. Chi ha camminato con te? Chi aperto la strada e chi si è posto accanto nel cammino? 

Sono molte le persone che in diversi modi hanno mostrato vicinanza. Il già citato don Rocco, che mi ha presentato al Vescovo Camillo esponendogli il mio desiderio di voler entrare in Seminario. Desiderio che il Vescovo ha subito accolto e sostenuto durante gli anni di formazione nel Seminario Regionale di Chieti. Il tempo lì trascorso lo ricordo come un'avventura bella in cui sono stato aiutato molto paternamente dai vari formatori. Con alcuni compagni di seminario restano rapporti molto belli, malgrado la vita ministeriale a servizio delle rispettive diocesi limiti di molto la possibilità di incontrarsi. Penso inoltre alla mia famiglia, dapprima poco entusiasta, ma ora molto felice. Penso alla mia comunità parrocchiale, ma anche alle altre comunità dove ho svolto le mie esperienze pastorali. Molto preziosa è stata la guida di don Berardino Di Silvio, che mi ha accolto nella sua parrocchia per il servizio pastorale e che ha mi mostrato sempre grande affetto e vicinanza. Con lui ho mosso i primi passi nel ministero ordinato, come diacono. Da Ottobre ad Aprile di quest'anno ho vissuto un tempo di esperienza al Sermig di Torino, insieme ai consacrati della Fraternità della Speranza, al diacono fra GianMaria della nostra diocesi e ad alcuni seminaristi provenienti da varie diocesi italiane, e a diversi giovani che col loro servizio sono parte integrante del Sermig. Ultimi, ma non per ultimi. Gli amici di sempre. L'elenco è davvero lungo, meglio fermarsi qui. Altrimenti anticiperei troppo i ringraziamenti per il giorno dell'Ordinazione. 

Hai mai avuto la tentazione di fare resistenza, di porre obiezioni? 

Sì, soprattutto quando dovevo chiarire a me stesso che il Signore mi stava chiamando. Ho cercato di nascondere il tutto, o far finta di nulla. Quando però ho avvertito con decisione che quella era la scelta fondamentale della mia vita ho cercato di perseguirla sempre più serenamente possibile. Ci sono stati momenti in cui la strada sembrava essere un po' più in salita. Cosa mi ha aiutato? La certezza che se il Signore mi aveva scelto non avrebbe fatto mancare i mezzi necessari per portare a compimento l'opera Sua. E grande aiuto me l'ha dato la presenza e il costante incoraggiamento di alcuni amici che considero fratelli. 

Il percorso teologico? Quanto ti ha appassionato e come lo hai vissuto? 

Ho sempre vissuto l'esperienza dello studio come un atto di fiducia verso la Chiesa, che vuole offrire una buona preparazione culturale ai candidati al sacerdozio. Inoltre la conoscenza delle discipline teologiche è un mezzo per conoscere Cristo e comunicarlo meglio agli altri, farlo entrare nella vita. Indipendentemente da una specializzazione da conseguire, il presbitero dovrà sempre studiare per rendere conto in modo ragionevole della bellezza della vita cristiana. 

Che prete sarà don Mattia? 

Chiederò ogni giorno il dono della fedeltà. Sapendo che questa si basa solo sulla fedeltà di Dio più che sulle mie forze. Il Signore non mi ha scelto perchè migliore degli altri: chiederò a quanti mi vogliono bene di aiutarmi a restare sempre Mattia, sempre uomo fra gli uomini. E se riuscirò a passare qualcosa, di mio ci sarà poco; sarà stato Dio a finalizzare ogni mio sforzo. 

Quale Chiesa sogni? 

Una Chiesa che non abbia mai paura di confrontarsi col mondo contemporaneo, spesso su posizioni contrarie al Vangelo. Una Chiesa che, per amore alla Verità, non abbia paura di risultare scomoda. Una Chiesa che guardi poco ai grandi numeri (che già non ci sono più) ma che sia attenta a ciascuna persona avendo quella sollecitudine tipica del pastore che conosce bene il suo gregge. Una Chiesa che dia voce ai più fragili, alle vittime della cultura dello scarto (e qui penso ai temi delicati dell'aborto e del fine vita). Una Chiesa sinodale non tanto nelle parole, ma nei fatti. Una Chiesa che sappia che le basta essere fedele al Suo Signore per andare avanti, sempre e comunque 

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp