Donna, vita, libertà iraniana… e di tutti noi

31.05.2023

di Classe III A, Liceo delle Scienze umane – Polo scolastico paritario San Pietro Celestino, Isernia 

Come abbiamo appreso da tutte le cronache, una ragazza di ventidue anni, Mahsa Amini, è morta a Teheran per non aver indossato il velo in modo coretto. Una vicenda che ha scatenato numerose proteste in tutto il paese e anche all'estero. È ancora troppo presto per capire a cosa porteranno queste rivolte, ma il popolo sostiene che questa non è più una manifestazione di dissenso, bensì l'inizio di una rivoluzione. La causa di queste decisioni è stata la morte della ventiduenne, arrestata e picchiata fino a una probabile commozione cerebrale… ma il regime cambia la versione dei fatti e dichiara: "Sarebbe morta in coma dopo molteplici arresti cardiaci". La famiglia di Mahsa, pur costretta a tacere, chiede giustizia. Il popolo iraniano ha contribuito alla sommossa verso l'oppressione del regime.

Cosa chiedono gli iraniani?

Gli iraniani desiderano un paese libero dall'assolutismo religioso e politico dove prevalgano la dignità umana e la giustizia senza discriminazioni; aspirano a costruire un paese con le proprie mani e da sempre combattono per la libertà. Le donne iraniane sono state le prime a chiedere giustizia, uguaglianza e democrazia. Purtroppo questo popolo è sotto il controllo di un regime nazi-teocratico che uccide, tortura e imprigiona chiunque.

Tre sono le parole che racchiudono i principi delle proteste in difesa dei diritti delle donne e alla libertà di un'intera società. Ovvero "Jin, jiyan, azadì" (donna, vita, libertà), un motto ripetuto dalle nuove generazioni per manifestare contro le vecchie idee della società.

Alla base c'è l'insofferenza delle donne di un regime violento e fondato prima di tutto sulla discriminazione di genere. Ricordiamo la pena di 72 frustate introdotta nel 1984, per le donne che non portavano l'hijab. A causa di queste proteste il regime ha ucciso più di 440 iraniani e ne sono stati arrestati oltre 20.000. Inoltre sono state già emesse 28 condanne a morte. Inoltre il regime dichiara che i rivoltosi condannati a morte saranno impiccati presto. Le correnti manifestazioni delle donne, venivano portate avanti già ai tempi del primo millennio nelle città con sottofondi intonati delle strade che cantavano l'eco della libertà. La scrittrice libanese Najwa Barakat, con un articolo, esprime il pensiero di una ventenne tipica, intrappolata in un mondo che non può aiutarla, dove vorrebbe estendere le sue radici e dare conto alla sua libertà, legando le donne del passato a quelle del presente in un'unione generazionale che non possiamo più accettare di dover veder lottare per qualcosa che continua a non arrivare.

Ogni popolo ha la sua cultura e religione, non per questo bisogna mettere da parte i diritti umani. Le donne iraniane ancora oggi vivono in una società che vorrebbe dare loro dei diritti che non riescono ad ottenere. È impensabile che ciò che la società occidentale ha ottenuto da secoli, qui è motivo di morte. È raccapricciante che una ragazza che avrebbe dovuto impiegare la sua vita a realizzare i propri sogni, non abbia più una vita per un'imposizione religiosa. Questa vicenda ci fa apprezzare i nostri diritti, che pur essendo diritti non possono che farci sentire sempre un po' in colpa per la sorte toccata a nostri coetanei solo per essere nati sotto un governo diverso… sotto un regime frutto della totale assenza di volontà di rispettare l'umanità. 

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