Dramma Sardegna. Il post commosso di don Giuseppe Pani

26.07.2021

Assume dimensioni sempre più drammatiche l'incendio doloso che sta devastando la Sardegna. Oltre 1500 sfollati, raccolti e interi allevamenti di bestiame divorati dal fuoco.

Don Giuseppe Pani, sacerdote e teologo, amico di QuintaPagina è nato e vive in Sardegna e lì svolge il suo ministero, occupandosi in modo particolare della formazione dei giovani studenti, in queste ore, come ogni sardo sta vivendo il dramma della devastazione della sua terra, divorata in case e aziende e animali da fiamme che sembrano indomabili e che morte e distruzione lasciano al loro passaggio, opera di criminali indegni. 

Quasi 1500 persone sfollate, oltre 20mila ettari di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati ridotti in cenere, aziende agricole devastate, case danneggiate. È pesantissimo il bilancio del gigantesco rogo scoppiato nel Montiferru, nell'Oristanese. Non è ancora stato possibile fare una stima precisa visto che il fuoco, dopo aver percorso circa 50 chilometri dall'Oristanese all'Ogliastra non è stato ancora domato e continua a minacciare case e aziende.

Al lavoro per tentare di contrastare le fiamme ci sono 7500 uomini tra Corpo forestale, Vigili del fuoco, Protezione civile, volontari, ma anche Croce Rossa Italiana, Carabinieri e Polizia di Stato, in volo sette Canadair, più due in arrivo dalla Francia richiesti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 11 elicotteri della flotta regionale, tra i quali il Super Puma, un elicottero dei vigili del fuoco e uno dell'Esercito, ma la situazione resta ancora molto difficile.

Sono trascorsi quasi 27 anni dall'ultimo rogo scoppiato nel Montiferru: era l'agosto del 1994 quando un incendio, poi risultato doloso, cancellò i boschi di Seneghe, Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Scano Montiferro. Ed è proprio nella stessa zona, tra Bonarcado e Santu Lussurgiu che sabato sono partite le fiamme. Le alte temperature e il vento hanno alimentato il fuoco che si è velocemente propagato circondando prima Santu Lussurgiu e poi spostandosi a Cuglieri.

Anche il bosco simbolo di rinascita dopo i roghi del 1993 e del 1999, orgoglio del Montiferru e dell'Oristanese, è distrutto. Quell'albero millenario a "Sa Tanca Manna", che rappresentava il simbolo di Cuglieri e patrimonio dell'intera Sardegna, cancellato dalle fiamme. Il fuoco, che non ha risparmiato alberi e macchia mediterranea, ha aggredito anche aziende agricole, capannoni artigianali e alcune case in paese, annerite ma ancora in piedi.

La notte scorsa i bagliori del rogo hanno illuminato la montagna dietro la cittadina: "sembrava di stare ai piedi di un vulcano", hanno detto i testimoni che hanno dovuto abbandonare tutto in fretta e furia. Ma una volta rientrati nelle case, salvate miracolosamente, i cittadini di Cuglieri hanno trovato uno "scenario spettrale e apocalittico". Percorsa dal fuoco la piazza centrale. "Tutt'attorno all'ex seminario, alle poste e all'oleificio è bruciato - afferma il sindaco Gianni Panichi - ma le strutture si sono salvate". Allevatori e agricoltori hanno perso, invece, il lavoro di una vita di sacrifici proprio mentre si risollevavano dopo il lockdown e la zona rossa in primavera. Una volta passato il fuoco hanno trovato solo devastazione: piante da frutto e viti ridotti a bastoncini di legno fumante, animali bruciati vivi intrappolati nei recinti o nelle stalle, mucche allo sbando e qualche cane pastore che non ha voluto lasciare il gregge al suo triste destino e che è stato recuperato con gravi ustioni sul corpo.

In uno scenario così profondamente drammatico, ha dato spazio nella sua penna, don Giuseppe, ai sentimenti di intima e commossa sofferenza per quanto lì sta accadendo, con un post che vogliamo riproporvi...  quasi un gemito dell'animo che non si arrende alla sofferenza e invita a guardare al Cielo:

"Lo stare sdraiati sull'erba unisce la terra e il cielo in una celebrazione mistica. Il pittore Philipp Otto Runge ha scritto: «Quando il cielo al di sopra di me formicola di innumerevoli stelle, quando il vento soffia nello spazio immenso, quando l'onda s'infrange mugghiando nella notte profonda, quando l'etere arrossisce al di sopra della foresta e il sole rischiara il mondo, dei vapori si alzano nella valle e io mi stendo sull'erba tra gocce di rugiada scintillanti, ogni foglia, ogni filo d'erba deborda di vita, la terra vive e si agita intorno a me, tutto risuona assieme in un solo accordo; allora la mia anima grida di gioia e plana nello spazio incommensurabile tutt'intorno: non esiste né alto né basso, non esiste più tempo, non esiste più inizio né fine, sento il soffio vivente di Dio che tiene in mano il mondo e in cui ogni cosa si muove». In questa domenica è difficile fare nostre queste emozioni. Per l'ennesima volta è stato "profanato" il santuario della natura. La spiritualità non è solo una bella processione; la spiritualità nasce sempre dall'idea e dal rispetto dell'intero, dalla comprensione umile che c'è qualcosa di intoccabile. La terra presa come un tutto non è differente da un organismo vivente: siamo interconnessi. La creazione è il primo sacramento della salvezza". 

A don Giuseppe, come ad ogni figlia e figlio della Sardegna, la nostra Redazione rivolge l'abbraccio di fraternità e vicinanza. 

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