Due ragazze, una tegola e 2000 anni di storia: il tesoro di Pietrabbondante esposto a Isernia
di Mario Garofalo
Un'impronta sul fango, un nome inciso a mano. O meglio, due. Così, più di duemila anni fa, due giovani donne lasciavano la loro firma su una semplice tegola d'argilla nei pressi dell'antica Pietrabbondante, nel cuore dell'odierno Molise. Oggi quella stessa tegola, miracolosamente sopravvissuta al tempo, è il fulcro di una straordinaria esposizione al Museo Nazionale di Santa Maria delle Monache, a Isernia.
Un reperto che, in apparenza umile, racchiude in realtà una testimonianza culturale e sociale di portata storica: la più antica iscrizione bilingue osco-latina mai rinvenuta in Italia. Un documento di vita quotidiana che racconta molto più di quanto si veda a prima vista.
Secondo la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise, la scoperta risale a un contesto di produzione ceramica sannita. Le due ragazze — probabilmente schiave o serve legate all'ambiente artigianale — decisero di imprimere le proprie identità in una materia ancora malleabile, in un gesto che mescola consapevolezza e umanità.
Una scrive in osco, la lingua dei Sanniti, leggibile da destra a sinistra; l'altra in latino, l'idioma dei Romani, che proprio in quegli anni iniziavano a occupare e assimilare il territorio. Due nomi, due alfabeti, due mondi che si sfiorano, si incontrano e, forse inconsapevolmente, iniziano un dialogo destinato a evolversi nei secoli.
Oltre ai nomi, le giovani incisero anche l'impronta dei propri piedi. Un gesto infantile, forse, ma carico di significato: un marchio di presenza, un atto di resistenza o semplicemente un gioco che oggi ci commuove per la sua autenticità.
È una testimonianza tangibile di integrazione, identità e cultura condivisa, in un'epoca in cui l'Italia era ancora un mosaico di popoli, lingue e tradizioni. E proprio in questo intreccio si fonda la nostra storia comune.
Chiunque voglia ammirare da vicino questo straordinario reperto può farlo al Museo Nazionale di Santa Maria delle Monache, dove la tegola è oggi esposta e valorizzata come merita.
Un invito, dunque, non solo agli appassionati di archeologia, ma a chiunque voglia lasciarsi sorprendere dalla voce delicata ma potente di due ragazze dimenticate dal tempo, che hanno trovato il modo - semplice, umano, eterno - di farsi ricordare.

