È cominciato l’anno scolastico, che sia nuovo!

14.09.2022

di Egidio Cappello

Quello che è cominciato è un anno scolastico nuovo, letteralmente nuovo. All'aggettivo va dato il significato più radicale, inclusivo della discontinuità. Non è più tempo di tentennamenti, di attese, di futili rivisitazioni, è tempo di scelte decisive, è tempo di creatività, è tempo di lotta. E' tempo che la scuola assuma il compito di gestione di una trasformazione sociale unitaria ed armonica. C'è qualcosa da combattere in maniera prioritaria. L'umanità ha creato strumentazioni tecnologiche straordinarie per la conduzione dei problemi sociali ed umani, e non ha impedito che le stesse inondassero sfere non proprie come quelle della formazione e della educazione delle giovani generazioni. Un nemico si è accomodato con discrezione ed è cresciuto a dismisura fino a guadagnare spazi infiniti nel mondo interiore degli uomini e degli adolescenti.

La formazione dipende ormai da tali strumenti e da tali meccanismi: questi hanno imposto le proprie leggi, le proprie regole, i propri obiettivi, tutti contrari e lesivi dello sviluppo naturale della mente umana. La novità dell'anno scolastico che è cominciato deve essere la predisposizione di quanto necessario, sia a livello di conoscenze che di metodi didattici, per sottrarsi dalla sudditanza ai saper tecnologici e guadagnare la piena consapevolezza delle risorse razionali ed umane. I giovani sono protagonisti di un mondo che conosce poco la dignità della persona, un mondo che guarda con indifferenza al pianeta ormai agonizzante, un mondo succubo di valori materiali e senza alcun riferimento a principi metafisici. 

Occorre che docenti, genitori e responsabili della formazione, assumano pienamente le ragioni della discontinuità e progettino percorsi educativi adeguati a creare uomini protagonisti della storia dei nostri giorni. Basta con la cultura tecnologica, coi suoi modelli di società, di famiglia, di adolescente, di scuola, di programmi disciplinari, di gerarchia dei saperi, di valutazione attraverso schemi unitari prefissati. Basta con obiettivi fumosi che non incidono sui piani di lavoro e perpetuano, alimentano e creano conflitti tra i segmenti sociali e adolescenziali. L'azione educativa nuova deve scaturire dalla visione diretta di ciò che ci circonda e dall'ascolto delle voci del mondo. 

E l'ascolto deve essere nuovo, fatto da persone sensibili, persone aperte, accoglienti, capaci di dialogo, persone desiderose di capire e di discernere, desiderose di cambiare, bisognose di cambiare. I giovani hanno bisogno di essere ascoltati, hanno bisogno di parlare, hanno bisogno di agire e lavorare insieme con gli adulti. E gli stessi adulti hanno bisogno di dialogare e progettare, insieme coi propri adolescenti, i cammini di vita da percorrere, senza inutili conflittualità. Dall'ottica dell'ascolto e del dialogo costruttivo derivano i più giusti comportamenti e le scelte più appropriate. Quali le novità dell'anno? 

Innanzitutto i saperi disciplinari, da scegliere con oculatezza e attenzione, saperi autorevoli, saperi che parlano ai giovani, saperi che forniscono visioni ampie e appropriate del mondo attuale. E personaggi autorevoli, personaggi dalle grandi idealità, dalla grande comunicazione, personaggi che hanno progettato e attuato il bene in ogni settore del vivere civile. Occorre pilotare la ricerca in modo che non possa alimentarsi dei saperi proposti dagli strumenti tecnologici. Tutto va scelto, secondo l'obiettivo della libertà, della meditazione, della riflessione. L'adolescente abituato alla creazione del proprio mondo interiore costituisce la ricchezza della società del futuro. Se libero da schemi e da congetture di persone o di agenzie lontane, l'adolescente dominerà la forza della comunione, della giustizia, del bene comune. 

La letteratura, la storia, la scienza, la filosofia, l'arte, la fisica, la matematica, la metafisica, il linguaggio, ogni tipo di sapere deve essere finalizzato esclusivamente a corredare l'adolescente dell'intero patrimonio di virtù di cui la natura umana è dotata. E trovino vita autentica la multidisciplinarità e la pluridisciplinarità che rispettano il cammino naturale della ragione e si faccia uso dei libri, che hanno pagine con spazi su cui appuntare le proprie riflessioni o apporre un prezioso punto interrogativo. Saranno bravi gli educatori ad ideare percorsi educativi che non godano il supporto di materiale conoscitivo da reperire sugli strumenti telematici. Non ha più senso oggi imbottire la mente degli adolescenti di futili argomentazioni, facilmente reperibili, finalizzate al nulla dell'attività pensante. Deve essere nuova la metodologia dell'apprendimento e dell'insegnamento, oggi dominata dalla regola della fretta che impone superficialità e vuotaggini pur dando l'impressione della completezza. Occorre insegnare a meditare, a riflettere, ad essere creativi, in ogni tipo e grado di scuola, e questo richiede tempo, richiede approfondimenti, richiede coinvolgimenti, analogie, richiede il ritorno su quanto imparato. 

La lentezza è un diritto oltre che un dovere e quando non viene opportunamente valutata, vuol dire che si vuole negare lo sviluppo di tutte le capacità razionali dell'educando. Quante volte si scrive sui piani di lavoro che il tutto si fa nel rispetto dei ritmi di apprendimento degli adolescenti e poi si effettuano e si valutano le produzioni stabilendo un tempo di azione ridottissimo. La scuola da quest'anno deve essere laboratorio di attenzione, di ascolto, di comunione, di dialogo, di novità, di gioiosa serenità, e deve mirare a creare eccellenze e non mediocrità. Via dal vocabolario educativo quanti concetti rinviano alla cosiddetta sufficienza, considerata impropriamente una condizione di positività nel cammino educativo. 

ll termine sufficienza non fa parte dell'operato della scuola e non riguarda la progressione naturale degli adolescenti. La scuola deve tendere alla eccellenza ossia allo sviluppo massimo delle risorse di ognuno. La società di oggi richiede eccellenze e non persone che sonnecchiano e vivono nella indifferenza. Mi piace legare l'intero discorso ad una espressione di Gesù: "bisogna rinascere per entrare nel Regno di Dio". Il nostro è forse il tempo migliore per farlo, per rinascere, e cancellare tutto quanto di tenebroso ci portiamo dietro del nostro passato. La scuola deve essere il laboratorio dove tutti gli uomini attingono l'importanza e la bellezza del rinnovamento. Un'ultima riflessione vorrei fare, che è anche un augurio: possano i volti di tutti gli operatori scolastici e degli adolescenti, esprimere fiducia e tornare a sorridere, anche di fronte alle difficoltà drammatiche che affliggono oggi l'umanità. Via dalle aule il grido che è strumento di terrore, sia la tenerezza la legge dello stare insieme.                        

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