E' forse questo il digiuno che bramo?

04.03.2022

Il digiuno e la stessa preghiera perdono ogni valore e significato se non sono vivificati dalle opere di carità. Spesso ci lamentiamo - chi non lo ha mai fatto? - che Dio non ascolta le nostre preghiere. Vediamo se meritiamo di essere esauditi. Non lo merita chi cerca, anche nel culto a Dio, i suoi interessi personali e non si rende disponibile di fronte alle necessità dei fratelli.

Il digiuno e tutte le altre manifestazioni esteriori non hanno valore in sé, ma solo se sono segno di rinuncia, distacco dai beni, solidarietà e via di salvezza; diversamente le forme di austerità esteriore non hanno alcun valore presso Dio, perché non vengono dal cuore.

Ma, allora, che cosa davvero ci chiede il Signore? Ce lo dice a chiare lettere Isaia nel brano che la liturgia della parola offre per oggi: "sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti".

Allora - continua Isaia - "la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!".

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