È il giorno del "grande silenzio"

30.03.2024

di Egidio Cappello

La giornata del Sabato Santo è detta "a-liturgica" in quanto non sono previsti riti liturgici. La giornata è comunque intensa e impegnativa. La Chiesa infatti la dedica alla meditazione della Passione e della morte, alla discesa agli inferi e all'attesa della Resurrezione dei Gesù. La meditazione e l'attesa sono le particolari azioni liturgiche di questo giorno: riflettere, guardare, pregare, approfondire, attendere. La conoscenza autentica degli eventi è essenziale per capire la dinamica dell'amore e la "scientia crucis" ed entrare come consapevole protagonista nel misterioso progetto di Dio. L'attesa poi è veramente straordinaria: pur coscienti dell'esito glorioso della esperienza terrena di Gesù, ognuno ne vive intensamente le fasi preparatorie commuovendosi e stupendosi nell'ascolto delle ultime parole di Gesù.

Conosciamo già gli eventi del venerdì e della domenica, che gli Evangelisti hanno raccontato con passione e con ricchezza di particolari. Non tratteniamo le lacrime mentre con Gesù percorriamo la via del Calvario e meditiamo la ferocia e l'ingiustizia illimitata degli egoismi umani e lasciamo sfogo alla gioia quando il volto di Cristo risorto ci appare come alle pie donne, accanto alla pietra del sepolcro, divelta e definitivamente allontanata. È la giornata del sabato che ci stimola in questo momento. In particolare pensiamo alla nostra professione di fede, che proclama, tra l'altro, la discesa di Gesù agli inferi. Ci chiediamo: Gesù va agli Inferi da risorto o da umano, da salvatore o da comune inquilino? E ancora: perché il primo atto della sua vita gloriosa di Gesù è la discesa agli inferi? E poi: durante il suo soggiorno in quei luoghi, certo non istantaneo, i peccatori, privati della visione di Dio, sono stati ancora al buio o hanno visto, con l'improvvisa luce, il volto di Gesù? L'arrivo dello stesso agli inferi è stato sconvolgente o del tutto estraneo al mondo dei peccatori? Gesù ha parlato ad essi? Ha raccontato la propria storia? Ha proclamato la Buona Novella? Erano i peccatori in grado di ascoltare, di capire, ed eventualmente di ravvedersi e aderire al progetto di Gesù? In caso negativo, perché parlare o illuminare peccatori già condannati alla pena eterna? Il vincitore della morte, l'autore della vita, cosa poteva a beneficio dei peccatori?

Molti altri interrogativi stimolano la nostra mente, in quanto le risposte costituiscono fondamenti per ideare percorsi autentici di vita cristiana. Registriamo che esiste una tendenza da parte della Chiesa a riconsiderare le risposte date dal Catechismo agli interrogativi, considerate oggi oggetto di dibattito e di confronto. Il riferimento oggi è Cristo misericordioso, Cristo che perdona tutti, Cristo che parla l'autentico linguaggio dell'amore, Cristo che ama tutti, e che spiega l'autentico significato di "tutti". Non c'è peccato che non possa essere guardato e curato paternamente da Gesù. Gesù misericordioso non va agli inferi per operare una scelta: "tu si", "tu no" , ma va agli inferi per salvare tutti e per svuotare il presunto territorio eternamente al buio, di ogni fondamento teologico ed esistenziale.

Con Papa Francesco noi vogliamo immaginare che l'inferno, ammettendo che esista, sia vuoto, perché stroncato e azzerato dall'infinito amore di Dio nei confronti dell'intero creato e di ogni uomo. Questo è l'atto primario di Gesù glorioso: il perdono dei peccati e quindi il perdono di tutti i peccatori. La negazione eterna della visione di Dio è solo il riflesso di un Dio che punisce in maniera totalmente inumana. Questo l'esito della meditazione e dell'attesa del Sabato Santo: una gioia più forte e più sentita, che deriva dalla conoscenza perfetta degli eventi del venerdì santo e dall'esito glorioso della domenica di Pasqua. Ci sentiamo di sostenere che l'intero periodo quaresimale non è diviso tra una prima parte fatta di penitenza e di negazione e una seconda parte, letteralmente diversa dalla prima. Pensiamo che l'intero cammino di preparazione alla Pasqua del Signore sia un percorso di gioia in quanto costituito da innumerevoli conquiste nella conoscenza dell'amore di Dio nei confronti dell'umanità. Non prova gioia il giorno di Pasqua chi non ha percorso il cammino preparatorio nella luce, sempre più luminosa, di Dio.

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