Evangelizzare, cosa cambia?

17.08.2021

di Egidio Cappello

Abbiamo più volte riflettuto sui nuovi compiti ai quali la pandemia ha chiamato e chiama l'umanità nella edificazione di una storia nuova. Abbiamo insistito sulla necessità che la Chiesa di Roma si riappropri del ruolo di guida delle comunità nell'imperante attuale disorientamento. Abbiamo sottolineato che proprio nella dottrina cristiana, e solo in essa, ci sono le strutture spirituali e culturali su cui fondare ogni percorso di rinnovamento dell'uomo e della società. Abbiamo invitato tutte le persone responsabili a lavorare con determinazione alla creazione di efficaci consessi relazionali, liberi da ogni costrizione temporale. 

Ci siamo chiesti, immaginando un esercito di uomini avanzare verso luoghi tenebrosi, cosa debba cambiare nella evangelizzazione dei nostri tempi, così duri e così infelici, cosa cambiare nel dialogo, nel linguaggio, nella testimonianza, nello sguardo nei confronti dei lontani, degli assenti, dei distratti, dei dubbiosi, degli indifferenti. Ci piace ricordare in premessa la bellissima espressione con la quale San Paolo dichiarava che l'evangelizzazione era la ragione unica della sua vita. Dalla stessa proviamo a pensare come l'emergenza dei nostri tempi imponga a tutti il compito di evangelizzare rompendo schemi, convinzioni e congetture non più efficaci. 

Ebbene noi siamo convinti che l'evangelizzazione oggi è compito del popolo di Dio, dell'intero popolo di Dio. I laici sono in prima linea. Dobbiamo spogliare il verbo evangelizzare da significati riduttivi, di recinto, di compiti di sagrestia, e pensare a tutti i comportamenti della vita quotidiana. 

Evangelizzare non è verbo esclusivo della educazione al Cristianesimo, ma è verbo relativo alla generale formazione alla umanità nella sua massima espressione. Evangelizzare è avviare alla sapienza e predisporre alla pienezza dell'umana perfezione. Evangelizzare è creare condizioni perché si creda nella validità di un messaggio di bene universale, è creare relazioni che producono frutti, è promuovere la vita del creato, è amare la persona, ogni persona, è progettare secondo il principio del bene di tutti, è parlare il linguaggio di Dio, è guardare gli eventi con gli occhi di Dio, è sognare i sogni di Dio. Evangelizzare è comunicare che Dio è la via della pienezza, della perfezione, della felicità. Evangelizzare è raccontare come e perché la storia di Dio si fa storia dell'uomo. Evangelizzare è ascoltare, parlare, dialogare, è cercare insieme, soffrire insieme, è testimoniare ciò che si racconta rendendolo esperienza, collocandolo nella propria vita vissuta, è progettare e valutare secondo l'ottica e i pensieri di Dio, svuotando di senso le determinazioni e gli atteggiamenti personali. 

Oggi il popolo di Dio avverte una notevole difficoltà ad operare in un mondo troppo preso da egoismi, da immoralità, troppo lontano dalla cultura dei valori e troppo disponibile invece a creare itinerari di vita irrispettosi della dignità della persona umana. La difficoltà in molti casi e in molti luoghi si trasforma in sofferenza, in stanchezza, in abbandono, in difesa della conservazione, in apatia, e tutto questo permette che nasca e si sviluppi una voragine tra il Cristianesimo e la vita, voragine che contemporaneamente finisce con l'alimentare il grave disagio umano e sociale della vita pubblica. 

Di tutto ciò è simbolo la riduzione di significato, o anche la scomparsa, nella comunicazione quotidiana, di termini come partecipazione, appartenenza, storia, società, spiritualità, cultura, morale, religione, e quindi economia, democrazia, bene comune, solidarietà, sussidiarietà, educazione e tanti altri. Basta con la ricerca dei responsabili di turno, si legge tra le righe della "Evangelii Gaudium", occorre invece trovare i modi più coerenti ed efficaci per rispondere alle necessità dei tempi con le necessarie risorse e lo spirito adeguato, lottando apertamente le ragioni dei timori, della sfiducia, dei disorientamenti, della forme di prevaricazione, dell'ingiustizia, e raccontando la vita di Gesù che è pagina di libertà, di forza, di coraggio, di elevazione umana integrale, di progresso, di pace, di giustizia. Raccontare e vivere la vita di Gesù non è quindi facile: occorre fare i conti con le aberrazioni ideologiche del tempo moderno, con le pseudofilosofie che inneggiano al profitto, al consumo, agli sprechi, alla lotta razziale, alle diversità nazionalistiche, e ad ogni tipo di brutalità e di crudeltà. 

Dice Papa Francesco che la novità della evangelizzazione non consiste nel rinnovamento del messaggio di Gesù, ma nella testimonianza intelligente ed oculata dell'unico eterno messaggio, quello di Gesù, che non perde la sua essenzialità di buona nuova notizia anche per la condizione particolare dei nostri giorni. Papa Francesco usa gli aggettivi intelligente ed oculata, consapevole che tutti ne sono capaci e possono essere protagonisti di storia. Egli sottolinea ancora che l'attività evangelizzatrice, non è lavoro esclusivo della gerarchia ecclesiastica ma è compito di tutti i fedeli che soffrono le carenze spirituali e culturali della società odierna, è compito delle famiglie alle quali è affidato il compito della educazione dei figli e della salvaguardia dei valori relazionali e spirituali, è compito delle scuole alle quali spetta il lavoro di creare nell'animo degli educandi le strutture logiche, etiche, politiche, per essere futuri buoni cittadini, disponibili e dediti al progresso sociale ed umano di tutti, è compito delle istituzioni tutte, che assumono e giurano come fondamenti della propria azione la pace e il bene comune. 

L'attività di evangelizzazione è di tutti ma impone oggi una condizione irrinunciabile, il coraggio. Chi evangelizza ha bisogno di coraggio. Senza coraggio la persona non uscirà mai da se stessa; senza coraggio non cancellerà mai convinzioni e presunzioni personali; senza coraggio non accetterà mai il rinnovamento delle menti e dei cuori; senza coraggio non accetterà mai la possibilità di incontrare tutti, senza esclusione di alcuno; senza coraggio per prenderà a lottare contro ogni istanza di conservazione, di immobilismo, di indifferentismo; senza coraggio non sceglierà convinto il progetto di Dio e non si adopererà per realizzarlo fino al proprio martirio. Il coraggio è il fondamento della vita e, oggi più che mai, è lo strumento indispensabile per dare l'esito migliore alla condizione pandemica. Scrive S. Paolo che un processo di evangelizzazione conduce il fedele a rinunciare a se stesso, abbandonando la propria ottica nella lettura delle cose, e ad entrare totalmente nell'ottica di Dio. "Non sono più io che penso ma è il Signore che pensa in me" scrive l'apostolo delle genti. Il cammino di evangelizzazione coinvolge l'intera umanità. 

La battaglia che si sta vivendo non è settoriale ma universale. Non ci sono gruppi più e meno coinvolti. Tutti devono imparare a fare della propria vita una preghiera a Dio, entrando pienamente nell'ottica di Dio, sublimando ogni proprio pensiero, ogni proprio affetto e leggendo tutte le cose del creato con l'intelligenza, dono di Dio.    

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