Facciamolo nuovo sul serio!

31.12.2025

di Egidio Cappello

Buon anno nuovo!».

È ciò che ci auguriamo tutti. Vogliamo che l'anno che viene sia nuovo. Vogliamo che abbia il volto della pace, e sia senza scarabocchi sulla fronte. Vogliamo che parli il giusto linguaggio e mostri la verità. Vogliamo che doni una esistenza migliore, ai bambini, agli adolescenti, agli anziani, e spieghi bene il senso autentico della solidarietà, della giustizia e della relazione. Vogliamo che allontani lo spettro del male, dovunque si annidi. E poi vogliamo tante altre piccole cose idonee a risolvere i nostri problemi.

Ma, ci chiediamo, chi è l'anno nuovo che deve venire verso di noi, con la bisaccia sulle spalle e con la soluzione dei problemi del mondo e nostri personali? Chi è che deve muoversi e cambiare la storia cestinando tutto quanto nuoce alla dignità dell'uomo? Da dove l'anno che viene attingerà acqua pulita per detergere e pulire i disegni del male? Ebbene l'anno nuovo sarà tale solo se noi saremo nuovi. Di nuovo l'anno che viene ha, di per sé, solo il numero ed è da tempo che è stato ridotto ad un numero.

La identificazione dell'anno è opera dell'uomo, è opera nostra, è opera mia. Quando io dico buon anno ad una persona, devo sapere che nella novità che io auguro alla persona a cui mi rivolgo, sono coinvolto anche io. Ognuno è protagonista della novità che augura all'altro. La novità della vita dell'altro dipende anche da me. L'augurio è quindi anche mia responsabilità, mio impegno, mia volontà di dedizione, mia creatività a beneficio degli altri.

Auguriamoci la fine della guerra, auguriamoci la fine del degrado del pianeta, auguriamoci la fine del terrore, auguriamoci la fine delle ingiustizie, auguriamoci la promozione della cultura della spiritualità, auguriamoci tanta tenerezza e tanta cortesia, e auguriamo a noi stessi la comprensione che la novità augurata ci riguardi profondamente. In tutti questi auguri sono elencati i doveri degli uomini dei prossimi anni.

Gli auguri che si fanno agli altri, sono stimoli ad entrare ognuno nella propria coscienza, in quanto tutto degli altri ci riguarda, il bene degli altri è necessariamente il nostro bene. Nel mondo greco gli "auguri" erano coloro che leggevano il volere degli dei da eventi naturali, come per esempio il volo degli uccelli. L'augurio di oggi non esce fuori da quella logica in quanto esprime il desiderio che l'altro realizzi la volontà di Dio, a cui ognuno è legato. L'augurio coinvolge, è relazione, è auspicio di eventi relazionali e collettivi. L'augurio di buon anno va letto secondo la logica della Pasqua, ossia secondo la logica della salvezza a tutti i costi per ogni uomo. Non è dignitoso fare auguri teorici senza percepire la forza del proprio coinvolgimento nel desiderio degli altri.

Augurare è decidere di camminare insieme.

©Produzione riservata

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