Fermare la Terza Guerra Mondiale. Cuccurese (Partito del Sud) dice ciò che troppi tacciono

16.06.2025

di Mario Garofalo

Si può dire "Fermiamo la Terza Guerra Mondiale" senza essere bollati come allarmisti? La risposta è sì, e anzi sarebbe ora di iniziare a farlo. A dar voce, senza paura né retorica, a ciò che molti cittadini intuiscono ma che la politica ufficiale ignora. Natale Cuccurese, Presidente del Partito del Sud, lo ha fatto. Con un linguaggio semplice, diretto e non ideologico, ha posto una questione che dovrebbe essere al centro dell'agenda pubblica: l'Europa sta seguendo, senza alcun mandato popolare, una deriva pericolosa verso il riarmo e la militarizzazione.

Lo fa a viso aperto, in un tempo in cui la parola "pace" è diventata marginale, confinata ai margini del discorso istituzionale, ridotta a un'appendice di cortesia nei documenti ufficiali. Cuccurese la riporta al centro con forza politica e chiarezza morale. E non è un caso se a farlo sia proprio lui: un leader che ha costruito un percorso coerente, radicato nelle contraddizioni reali del Sud e capace di leggere la crisi europea con uno sguardo lungo.

Sabato 21 giugno, a Roma, il Partito del Sud sarà tra i protagonisti della mobilitazione europea contro il riarmo, promossa da una rete ampia e trasversale di realtà sociali, sindacali e ambientaliste. Una campagna internazionale – #StopRearmEurope – che ha già raccolto centinaia di adesioni solo in Italia e che parla a un continente stanco della propaganda bellica.

La manifestazione romana non nasce dal nulla. È il tassello di un percorso politico più ampio: contro il decreto Sicurezza, per i referendum su lavoro e cittadinanza, per la giustizia territoriale. Una traiettoria che il Partito del Sud, con discrezione ma costanza, sta costruendo da anni. E Cuccurese è il volto di questa traiettoria: una leadership che non cerca visibilità a ogni costo, ma che agisce, si espone, organizza.

Il contesto è chiaro: mentre si discute di spese militari e aumenti di bilancio per la difesa, si tace sulle disuguaglianze che crescono, sulle periferie abbandonate, su un Sud lasciato ai margini. Cuccurese parte proprio da lì. Non per restare confinato in un'area geografica, ma per proporre – dal Sud – un'altra idea di Paese e di Europa.

Il vertice NATO che si terrà all'Aja negli stessi giorni della mobilitazione annuncerà probabilmente un nuovo piano di armamenti. Sarà un altro passo verso la trasformazione dell'Unione Europea in attore militare globale. Eppure, il dibattito resta assente. Troppo scomodo. Troppo divisivo. Ma proprio per questo necessario.

Cuccurese ha il merito di colmare questo vuoto. Di dire ciò che troppi preferiscono non vedere: che una nuova corsa agli armamenti non porterà sicurezza, ma instabilità; che il ruolo dell'Europa dovrebbe essere quello di mediare, non di partecipare alla guerra come blocco armato. Che costruire la pace non è una posa, ma un progetto.

Non si tratta di idealismo. Si tratta di realismo politico. Di lungimiranza. E anche di coraggio. Perché oggi, chi si oppone al riarmo e al linguaggio muscolare delle cancellerie rischia l'isolamento. Ma Cuccurese va avanti. E con lui, un pezzo di società che non si rassegna.

Il 21 giugno non sarà solo una protesta. Sarà un messaggio politico chiaro. E chi ha responsabilità istituzionale farebbe bene ad ascoltarlo.

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