Figli amati!

08.01.2022

Battesimo del Signore, Anno C

Letture: Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

di don Mattia Martino

Con la festa del Battesimo di Gesù termina il tempo di Natale. Continua il ciclo delle manifestazioni del Signore, iniziato con la nascita del Verbo fatto carne, contemplato da Maria, Giuseppe e i pastori. Tappa importante è stata l'Epifania, quando il Messia, attraverso i Magi, si è rivelato a tutte le genti.

Sulle rive del Giordano Egli si rivela a Giovanni e a Israele come l'unto di Dio, in cui lo Spirito pone la sua dimora.

L'episodio narrato nell'odierna pagina evangelica segna l'inizio della vita pubblica di Gesù. Egli, ormai uomo maturo, ha lasciato Nazareth e entrerà nei villaggi, nelle sinagoghe, percorrerà le vie della Palestina per far conoscere agli uomini i veri tratti del volto di Dio.

Nella versione lucana del racconto, l'autore osserva anzitutto che il popolo è in attesa. In quelle persone c'è un profondo desiderio di parole nuove, c'è la speranza di un futuro diverso.

Il popolo attende, aspetta. Tutti noi, oggi, aspettiamo. Una soluzione, una via d'uscita, la fine della pandemia, che continua a metterci a dura prova.

Scrive il venerabile don Tonino Bello: "La santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese". Dovremmo essere in grado di esplicitare le nostre attese: cosa ci aspettiamo da Dio? Spesso ciò che Lui non ci ha mai promesso; vorremmo un Dio che magicamente riuscisse a sistemare ciò che non siamo in grado di risolvere.

Se da Dio mi aspetto solo questo, difficilmente sarò felice. Se invece voglio che sia lo Spirito a vivificarmi, a ricrearmi, se voglio che il fuoco bruci e purifichi quanto appartiene all'uomo vecchio, allora le mie attese sono ben rivolte alla Persona giusta.

Giovanni e il suo battesimo in acqua (un battesimo di penitenza) sembrano la risposta che il popolo tanto cerca. Il Battista però, pur cogliendo ciò che anima quella gente, non ne approfitta. Non gioca a fare il Messia. Avrebbe potuto farlo, vista la buona reputazione di cui godeva. Piuttosto farà spazio a chi verrà dopo di lui, a chi è più grande di lui.

Viene uno che sarà più forte, più deciso. Giovanni usa i toni tipici del linguaggio profetico: il Messia apparirà nei termini della forza e del giudizio. Uno che vaglierà col fuoco. Ma evidentemente, anche Giovanni si sbaglia e la sua posizione dovrà essere rivista quando Gesù si mostrerà come Messia che "Non griderà, né alzerà il tono... non spezzerà una canna incrinata, né spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta" (cf. Is 42, 2-3). Oppure quando dirà che mai strapperà la zizzania dove vi è anche il grano buono, mai taglierà una pianta senza avervi prima zappato intorno e averla concimata. O quando si opporrà ai suoi discepoli che vogliono che scenda un fuoco per consumare coloro che non lo accolgono. Dio non mostra i muscoli, come facciamo noi.

Luca non racconta l'evento del Battesimo, lo da per acquisito. Egli descrive cosa Gesù sta facendo. Anzitutto si dice che Egli è insieme al popolo. Povero coi poveri, penitente coi penitenti. Ecco il Dio in cui crediamo: non un giustiziere, ma Colui che è sempre accanto all'uomo, per condurlo all'incontro col Padre della misericordia.

Rispetto ai sinottici solo Luca specifica che Gesù è in preghiera. Preghiera che è anzitutto intimità col Padre; che è esperienza filiale. Ed è in questa ottica che anch'io scopro chi sono: sono un figlio amato, che vive dell'amore di un Altro, che esiste perché Qualcuno gli ha dato la vita.

E ne abbiamo la prova concreta: quando, in una famiglia, un figlio avverte l'amore dei genitori, ha una postura diversa riguardo alla vita.

"TU SEI IL FIGLIO MIO, L'AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO" (Lc 3, 22): la preghiera è per Gesù anzitutto ascolto di questa Parola, ora rivolta a sé, ma già presente nella Scrittura.

"Tu sei mio figlio", lo si legge nel Salmo 2. L'aggettivo "amato" è lo stesso con cui è chiamato Isacco, che dovrà essere sacrificato dal padre Abramo. Anche Gesù è il Figlio amato dal Padre che arriverà sino al dono della vita.

E infine, il compiacimento di Dio che ci permette di identificare Gesù come il Servo del Signore annunciato da Isaia: "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio" (Is 42,1).

Gesù è amato. E questa è la convinzione che ci vuole trasmettere: siamo amati. E la nostra storia d'amore con Dio è sbocciata il giorno del Battesimo, quando anche per noi il cielo si è aperto e Dio è venuto a innestare la Sua vita nella nostra.

Siamo chiamati a fare memoria di quel momento che oggi è ridotto a pura convenzione sociale, a una scelta inconsapevole e a volte vista come un'imposizione. Scelta che però dobbiamo ridestare in noi e attorno a noi, in una continua nascita alla sequela di Cristo.

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp