Gabriella Paduano e don Gabriele Tamilia a Macchiagodena con "Pietro Ramaglia 1802-1875"
Una ultima parte di primavera a Macchiagodena tra libri, arte e cultura. Venerdì 9 giugno 2023, alle ore 18, l'evento con Gabriella Paduano e don Gabriele Tamilia, che portano nel paesino della provincia di Isernia il libro scritto a quattro mani Pietro Ramaglia (1802-1875). Il medico molisano fondatore della moderna scuola medica napoletana. Ancora un appuntamento con la scrittura e la lettura, rientrante nell'esclusivo progetto del Comune di Macchiagodena denominato "Genius Loci. Portami un libro e ti regalo l'anima". I due autori raccontano, all'interno della Biblioteca Comunale, pagine dedicate a un vero padre nobile della medicina italiana. Si inizia con l'introduzione e i saluti del sindaco di Macchiagodena, Felice Ciccone; poi la conversazione tra i due scrittori e il giornalista Giuseppe Rapuano.
Pietro Ramaglia (1802-1875). Il medico molisano fondatore della moderna scuola medica napoletana, (Caramanica Editore, giugno 2022, 140 pagine, 20 euro).
Questa pubblicazione ha lo scopo di fare emergere dall'oblio la figura di un Ippocrate molisano: Pietro Ramaglia, un vero padre nobile della medicina italiana che ha dato lustro alla terra d'origine. Ramaglia è il fondatore della medicina moderna, quella sulla quale ci curiamo noi oggi, è il padre del metodo sperimentale anatomo-clinico e il fondatore della scuola positivo-naturalistica napoletana. Nacque da una famiglia di umili origini che, attraverso una borse di studio, gli consentì di studiare la nobile arte di Ippocrate. Compì prima gli studi elementari nel paese nativo, Ripabottoni (Campobasso), poi al Seminario Vescovile di Larino, dove ebbe l'attestato di "lodevolissimo", e alla celebre scuola privata di Domenico Trotta, a Toro, distinguendosi in maniera eccellente. Il salto di qualità è stato facile per la frequenza del famoso Collegio Medico Cerusico di Napoli. I meriti scientifici e didattici, noti nel mondo accademico e medico, gli hanno permesso di diventare medico del Re e di Corte, presso i Borbone, senza essere cortigiano. Pietro Ramaglia, facendo suo il principio vichiano verum et factum sunt idem, si dedicò allo studio dell'anatomia normale per passare all'anatomia patologica, disciplina che introdusse a Napoli, seguendo gli insegnamenti del Morgagni. Aprì nell'Ospedale di Loreto Mare un gabinetto anatomico, un vero museo di pezzi anatomici patologici a ognuno dei quali era allegata la storia clinica, la sintomatologia e la diagnosi del malato. Il museo, tra i pochi esistenti all'epoca in Europa, era grandemente apprezzato dai medici stranieri che di frequente visitavano Napoli. La sua opera più importante fu Notomia topografica, pubblicata nel 1840, il primo testo sulla materia stampato al mondo, appannaggio dei clinici che avevano bisogno di conoscere le regioni su cui intervenire. L'opera fu pensata da Ramaglia come strumento necessario anche agli internisti che se ne potevano servire per sapere quale fosse la proiezione sulla superficie cutanea dell'organo da indagare con la semeiotica fisica. Ramaglia ebbe una scuola privata riconosciuta dal re, dove numerosi allievi, facendo frutto della docenza del maestro, sono diventati valenti clinici come il conterraneo Antonio Cardarelli. Fu clinico per oltre trent'anni presso l'Ospedale degli Incurabili di Napoli, richiestissimo dai pazienti, vedeva in essi l'immagine del Cristo sofferente, e si comportava di conseguenza. Era munifico nei confronti del prossimo bisognoso, soprattutto verso i pazienti che visitava, curava e offriva denaro ai poveri per le medicine. Un uomo davvero completo in tutte le dimensioni della personalità umana e della professione che vedeva come missione.
«È sconfortante la constatazione che, nonostante la grandezza riconosciuta del professore Pietro Ramaglia, dopo la sua morte, pare che non gli sia stato dedicato nessun ospedale, nessuna clinica, nessuna Università, nessuna opera che ricordi e attesti la sua fama. Il suo paese natale, Ripabottoni lo ricordava con l'intitolazione di una delle strade principali e con una targa commemorativa che, trentuno anni dopo la sua morte, il Comune ha apposto sulle mura della casa dove era nato. Molto probabilmente "l'era dei Savoia", dopo l'Unità d'Italia, ha decretato la "damnatio memoriae" del sommo clinico. Il ministro dell'Istruzione, Francesco De Sanctis, lo nominò professore titolare della cattedra di Anatomia Patologica e professore onorario di Clinica Medica nel Collegio Medico Cerusico, ma egli si dimise poco tempo dopo. Tornò ai suoi infermi, per i quali non fu mai stanco, invece che riposarsi e godersi le oneste ricchezze frutto di tanti sacrifici. Il 4 giugno 1875 morì e fu sepolto in quella città, Napoli, che lo vide per mezzo secolo protagonista della cura degli "Incurabili"».
