Gesù di Nazareth: il Logos si fa carne

28.04.2022

di Egidio Cappello

Nell'ultimo intervento, dedicato ad Aristotele di Stagira, abbiamo sostenuto la chiusura del cammino filosofico cominciato da Talete. La ricerca dell'archè sembrava praticamente esaurita, senza alcun bisogno di andare oltre. La ragione, nel suo cammino, aveva mostrato e testimoniato il massimo delle sue risorse. Aveva colto, con le proprie forze, l'unità di tutte le cose e aveva trovato l'origine e la destinazione del mondo e della storia umana. Aveva raggiunto la consapevolezza di se stessa, delle proprie risorse e degli orizzonti culturali raggiungibili e dominabili. Aveva conquistato spazi rilevanti della Trascendenza e aveva intuito l'essenza e la funzione della divinità. La ragione, con Aristotele, aveva di fronte a sé la certezza della totalità conquistata. Le si apriva ormai la strada della quiete, la strada del compiacimento. Non è stato così. La ragione era attesa da una prova epocale, decisiva, per le sorti di se stessa e per il futuro della vita umana. La prova avrebbe impegnato la ragione a scegliere tra il mantenimento di congetture tradizionali e l'accoglimento di vie nuove, di percorsi di vita nuovi. 

Le occorrevano una virtù nuova, una disposizione culturale e psicologica nuova, una determinazione a navigare mari profondi e nuovi, le occorrevano codici linguistici nuovi e significati nuovi da attribuire alle parole. Occorreva che i bisogni culturali diventassero percorsi di vita. Ebbene la ragione accetta la sfida: uscire fuori da se stessa e navigare la dimensione della pura spiritualità. Lo strumento del nuovo cammino era la fede. La ragione la accoglie, trovandola in se stessa, e ne fa strumento fondamentale per capire e testimoniare la vita umana. E' il momento più esaltante della storia della ragione. La provocazione era costituita da un evento eccezionale, fuori dalla logica del tempo, un evento non limitabile ad una conoscenza sensoriale bensì un evento fiume che avrebbe dato significati diversi all'intera esperienza culturale acquisita. 

Quali i fatti sconvolgenti dell'evento? Due sono terribili per la ragione umana, l'incarnazione di Dio in Gesù, uomo di Nazareth e la resurrezione dello stesso uomo dalla morte. Due eventi irrispettosi e contrari alle leggi naturali, eventi accompagnati a loro volta da una sequela di manifestazioni e di "miracoli" che danno a Gesù il volto di Dio. Ma c'è ancora un fatto eccezionale, sconvolgente al pari degli eventi fisici, dato dalla lettura della vita, secondo l'ottica dell'amore. L'amore è, nel pensiero di Gesù, il fondamento, è il principio, è l'archè che unisce Dio agli uomini e gli uomini tra di loro, è la finalità della storia. L'amore è la base della vita, della vita sociale, di quella politica, della vita culturale, è il fondamento delle relazioni tra gli uomini, è la legge che strappa dalla storia le diversità, che elimina le lotte e le guerre, che unisce tutti in una dimensione di giustizia e di pace. L'amore è il secondo nome della giustizia, del rispetto, della concordia, della solidarietà universale. 

La storia propone quindi alla ragione dell'uomo uno spaccato di vita illeggibile secondo i canoni razionali tradizionali. La filosofia è attenta, riflette la propria storia, è presa da stupore e da nuovo entusiasmo, e matura l'idea di percorrere la strada indicata da Gesù. La filosofia amplia gli orizzonti della ragione, accogliendo in se stessa la virtù della fede, e modificando il proprio vocabolario. Così si arricchisce di nuovi termini, tutti colorati dall'amore, come creazione, eternità, umanità, continuità, paternità, donazione, gratuità, giustizia, bene, appartenenza, riconoscenza, e la ragione si trova nella pienezza delle proprie funzioni, simili a quelle di Dio. Anche la morte acquista un senso diverso nel quadro dell'amore che infiamma tutte le cose. Ebbene Gesù si rivela la fine di un'epoca e il termine del tempo del Logos. La ragione cambia volto, quello della sudditanza alle leggi della natura e del tempo, ed assume quello dell'assoluta libertà e della piena autorevolezza delle proprie dotazioni. 

La filosofia accoglie la provocazione, rivisita se stessa e ne esce ricca di orizzonti culturali e spirituali da esplorare. Fonda la propria vita sui simboli ai quali dà significati profondi, decisivi per la comprensione del senso della vita, la comunione e lo stare insieme. Simboli fisici come la croce, il mare, il deserto, le stelle, la vigna, il pozzo, il monte, il diluvio, la colomba, il libro, la guarigione, simboli numerici, come il quaranta, simboli culturali come la legge, come il Regno di Dio, simboli di figure umane, come Maria, fanciulla dell'eccomi, come Giuseppe, il papà educatore, come il Samaritano, l'uomo del dono, come Giuda, il venditore dell'uomo e il traditore, come i Magi, gli uomini dell'unità culturale. Questa è la novità della cultura filosofica: non è più la ragione della esperienza il fondamento della ricerca bensì la spiritualità che è la ragione che intuisce, che contempla, che ha intimità con Dio. E' lo Spirito che vivifica l'approccio alle cose, è lo Spirito che fornisce l'ottica con la quale guardare e leggere il mondo, è lo spirito che azzera le tentazioni a deviare il corso delle cose, è lo Spirito che guida le volontà e le scelte verso il bene. Gesù fornisce alimento alla filosofia e la indirizza alla piena unitarietà del cosmo e alla universalità dei rapporti umani. 

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