Giornata internazionale dei disabili

03.12.2021

Swg: italiani poco informati sulla condizione dei più svantaggiati, crescono sentimenti di indifferenza e pregiudizio. Uno su tre ha assistito a episodi di discriminazione 

Invisibili, anzi di più. Due terzi degli italiani ritengono che le persone con disabilità siano quasi del tutto dimenticate dallo Stato ma anche dal sistema dell'informazione e dai singoli cittadini che non farebbero abbastanza per favorirne l'inclusione e far conoscere le loro principali esigenze. Non mancano, beninteso, atteggiamenti concreti di sensibilità e solidarietà, ma neppure, purtroppo, discriminazioni e pregiudizi: c'è un'attenzione assai limitata, insomma, verso coloro che sono stati colpiti da menomazioni fisiche o psichiche e sulla loro condizione di vita, oggi aggravata dalla pandemia. È quanto emerge dal primo rapporto dell'Osservatorio Cittadini e Disabilità curato da Swg e presentato oggi a Milano durante la cerimonia di assegnazione del Premio Bomprezzi.

Dall'indagine risulta che il 63% degli italiani pensa che la divulgazione sulla disabilità sia insufficiente e il 79% ritiene che giornali, radio e televisioni non diano spazio al tema. Eppure si tratta di un mondo che riguarda il 15% della popolazione, tra soggetti direttamente coinvolti e loro familiari. Dove avere, allora, le informazioni utili sul "dopo di noi", sulle barriere architettoniche, i trasporti e la vita indipendente, che risultano gli ambiti più ignorati? I canali scelti sono, in ordine di preferenza, l'azienda sanitaria locale, Internet e il medico di base. E se alla domanda su quale atteggiamento culturale prevalga in Italia sulla disabilità si impongono sensibilità e solidarietà, dalle risposte saltano fuori numeri che forse non ci si aspettava su voci come "tendenza al pregiudizio" (66%), "indifferenza" (62%) e "impreparazione" (53%).

E non basta. Il dossier mette in evidenza anche come un terzo dei cittadini intervistati ha assistito a episodi di discriminazione. E c'è la convinzione che lo Stato destini pochissime risorse per le persone con disabilità: in media il 2,7% del Bilancio, nonostante quello reale sia più del doppio (5,6%). Bisognerebbe comunque fare di più perché le famiglie con persone disabili sono, in genere, fragili economicamente: gli italiani ritengono che il loro reddito sia inferiore ai 18mila euro, quindi sotto la soglia media nazionale. Una cifra insufficiente a sostenere le spese di mantenimento e cure mediche, i servizi educativi e la riabilitazione, oltre che per l'acquisto degli ausili per la mobilità e la ristrutturazione dell'abitazione, spesso necessaria per eliminare barriere e ostacoli. Una condizione economica che diventa ancora più precaria quando il caregiver familiare deve rinunciare al proprio lavoro per poter assistere a tempo pieno il parente disabile.

E non vanno dimenticati gli effetti negativi della pandemia sul costo della vita e sull'occupazione, che incidono pesantemente sulla condizione dei più fragili (il 30% del campione preso in esame pensa che le famiglie dei disabili siano state "del tutto penalizzate"). Un altro fattore poco considerato è il "Dopo di noi": appena il 19% degli interpellati infatti ritiene che sia determinante la costruzione del futuro delle persone con disabilità "alla scomparsa dei genitori".

«La ricerca svela quanta strada ancora ci sia da fare per aumentare la consapevolezza delle esigenze e dei bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie - spiega Simone Fanti, vicepresidente del Premio Bomprezzi-. Abbiamo indagato quali tra una serie di azioni possibili agevolerebbe il superamento degli ostacoli che queste persone devono affrontare. Alcune sono prioritarie per l'opinione pubblica: occorre fare chiarezza sui diritti, ed è responsabilità dei media e di tutte le istituzioni. E subito dopo c'è il tema del lavoro, considerato importantissimo. Tra le ultime, per mancanza di comprensione, il "Dopo di noi", il cohousing e il diritto alla sessualità. Sono gli italiani - conclude Fanti - a dirci che c'è ancora una scarsa conoscenza della disabilità, una presa di distanza o non accettazione significative, una consapevolezza di muoversi poco in modo inclusivo. L'Osservatorio nasce proprio per far sì che si parta da qui per fare un vero cambiamento culturale».

Il premio, alla prima edizione, è intitolato a Franco Bomprezzi (affetto da osteogenesi imperfetta e deceduto nel 2014), giornalista, scrittore e blogger che tanto ha contribuito a cambiare la comunicazione sulla disabilità in Italia.

Filomena Calenda: «Operare affinché nessuno  resti indietro»

L'Assessore Filomena Calenda
L'Assessore Filomena Calenda

Non è rimasta indifferente al tema l'Assessore Regionale Filomena Calenda, da sempre sensibile al tema delle disabilità: «Questa data è un'ulteriore momento per ribadire la mia vicinanza, personale e istituzionale, a quanti vivono situazioni di difficoltà - ha scritto il un post sulla sua pagina facebook -. In questi ultimi anni è cresciuta in ognuno di noi la consapevolezza della dignità di ogni persona che ha favorito quel concetto di inclusione (di cui sempre parliamo) di quanti vivono una limitazione fisica o psichica, ma sotto il profilo culturale molto ancora bisogna fare. E me ne sono resa conto durante la pandemia, sciagura che ha evidenziato ulteriormente le disparità e le disuguaglianze che caratterizzano il nostro tempo.

Vorrei suggellare in questa circostanza un'azione che mi sta a #cuore e che è quella di incoraggiare interventi più rapidi e consapevoli per favorire l'inclusione.

Per "ripartire" - come spesso diciamo in questi periodo - la società ha bisogno dell' #inclusione di tutti, anche dei soggetti più #fragili e quindi della loro partecipazione attiva. La via maestra è quella dei diritti e delle pari opportunità per ognuno.

Io continuerò a battermi perché dare risposte, giuste e concrete, è il mio primo dovere. La #mission che avverto mia, al di là del ruolo istituzionale che ricopro, è operare perché nessuno mai resti indietro. Nessuno mai sia isolato o emarginato.

La mia #strategia di crescita personale e professionale parte dal concetto di #squadra. E squadra è un gruppo capace di coinvolgere tutti. Lo abbiamo visto anche durante la #pandemia: insieme possiamo. Peggio della #crisi provocata dal covid c'è soltanto il rischio di sprecare le #occasioni di crescita e #riscatto che questa disgrazia ci ha servito in mezzo a tanta #sofferenza».

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