Giornata Mondiale dell’Alimentazione e 80° anniversario della FAO: "Se la fame è usata come arma di guerra"
C'è un silenzio che precede ogni guerra. Non è fatto di tregua, ma di stomaci vuoti. Di madri che fanno finta di aver già mangiato, di bambini che dormono presto per non sentire la fame.
Oggi, nella Giornata Mondiale dell'Alimentazione, la FAO compie ottant'anni. Ottant'anni di statistiche, campagne, raccolte fondi, rapporti e mappe. Ma anche ottant'anni di speranze e di parole che cercano ancora di farsi pane.
"Se la fame è usata come arma di guerra", allora ogni convoglio umanitario diventa un esercito di pace, e ogni granello di riso che attraversa un confine è un atto politico, un gesto di resistenza.
La fame non nasce dal deserto, ma dall'uomo. Non dalla terra arida, ma dal calcolo. È la fame scelta da chi chiude i porti, da chi bombarda i campi, da chi assedia i villaggi sapendo che il grano, più del piombo, piega le ginocchia.
Oggi la FAO ci ricorda che il cibo è un diritto, non un privilegio. Ma il mondo continua a dividersi tra chi accumula e chi implora, tra chi getta via il superfluo e chi muore per un pugno di farina. La fame è tornata nelle guerre moderne come un'arma invisibile: non lascia crateri, ma corpi spenti; non distrugge case, ma infanzia.
E sono numeri che pesano come macigni. Nel 2024, circa 181 milioni di bambini sotto i 5 anni - uno su quattro - sperimentano una povertà alimentare grave. Sono quelli che consumano solo uno o due gruppi alimentari su otto: una dieta insufficiente non solo per crescere, ma per sopravvivere.
Nel mondo, 148 milioni di bambini soffrono di stunting - troppo bassi per l'età, segnati da una fame cronica che incide sui corpi e sul futuro.
Altri 45 milioni sono wasted - troppo magri per la loro altezza, troppo fragili per resistere anche a un semplice raffreddore.
E poi ci sono gli adulti, le famiglie, le comunità: 2,8 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Non è solo fame di calorie: è fame di proteine, di vitamine, di dignità.
La malnutrizione è collegata a quasi la metà delle morti infantili nel mondo. Ogni anno milioni di vite si spengono non solo per colpi d'arma da fuoco, ma per guerre che soffocano i corridoi del cibo e cancellano le rotte della solidarietà.
Eppure, altrove, la fame non è mancanza: è spreco. Nel 2022 sono state gettate via 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, circa il 19% di tutto ciò che produciamo per nutrirci. Di questo spreco, il 60% avviene nelle case, nelle nostre cucine, nei frigoriferi troppo pieni.
Ogni persona butta via in media 79 kg di cibo all'anno. Ogni giorno, nel mondo, si sprecano oltre un miliardo di pasti. In un pianeta dove metà dell'umanità muore di fame e l'altra metà getta via il suo eccesso, lo spreco non è solo uno scandalo materiale: è una colpa morale, una forma moderna di violenza.
Se la fame è usata come arma, questi numeri sono le sue vittime. Blocchi e assedi privano intere comunità di qualsiasi accesso al cibo e alle cure. I bambini indeboliti dalla denutrizione hanno meno difese: una semplice tosse può diventare una sentenza.
Ogni tonnellata di cibo sprecata, mentre altrove qualcuno muore di fame, non è solo disattenzione, ma offesa politica e storica. Eppure, in mezzo alle macerie, c'è chi ancora semina.
Contadini in Ucraina che arano tra le mine. Donne in Sudan che coltivano sorgo accanto alle tende dei profughi. Pescatori di Gaza che gettano le reti sapendo che forse non torneranno.
Sono loro i veri ambasciatori della FAO: non parlano alle conferenze, ma difendono il diritto al nutrimento con la stessa dignità con cui un soldato difende la sua patria.
Ottant'anni fa, nel 1945, la FAO nacque a Québec con un sogno semplice e grandioso: "Liberare l'umanità dalla fame".
Oggi quel sogno resiste, ferito ma non sconfitto. È scritto nei programmi di aiuto, nei campi irrigati con fatica, nei pani condivisi tra sconosciuti. Ma servono meno slogan e più responsabilità. Meno indifferenza, più fame di giustizia. Servono accordi che proteggano i corridoi alimentari nelle zone di conflitto, investimenti nell'agricoltura locale, programmi per ridurre gli sprechi e garantire che ogni uomo, ogni donna, ogni bambino abbia davvero diritto al cibo - non come promessa, ma come pratica quotidiana.
La fame non nasce dal deserto, ma dal calcolo. Ogni dato rilevato è un grido. Quando la guerra affama, la pace dovrebbe sfamare. Quando il cibo viene usato come arma, condividerlo diventa un gesto di disarmo. E ogni volta che un uomo spezza il pane con un altro, la FAO non compie soltanto gli anni, rinnova il suo giuramento all'umanità.




