Giovani e Smartphone, tra necessità e dipendenza. Ecco come la pensano
Cinque studentesse di un Liceo hanno approfondito per noi l'argomento, partendo dalla loro esperienza
di Luna Marcosignori, Margherita Marinelli, Matilde Matteucci, Camilla Novelli, Irene Pennacchioli
È possibile risolvere la dipendenza da smartphone? Questo il quesito posto dall'articolo pubblicato il 26 novembre 2024 dalla fondazione Umberto Veronesi e che sempre di più preoccupa le nuove generazioni, abituate fin da piccole ad un uso persistente dei dispositivi elettronici. Se da una parte non si può escludere un uso spropositato del telefono al giorno d'oggi da parte di tutti, d'altro canto è utile ragionare sul significato stesso della parola "dipendenza" e chiedersi se ci sia un'effettiva nomofobia (paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete mobile) oppure si possa parlare di un bisogno dettato dalle necessità di una comunità sempre più digitale.
Secondo alcuni, l'uso degli smartphone è diventato pervasivo nella vita quotidiana, al punto da trasformarsi in una vera e propria dipendenza. A scuola, sull'autobus, perfino durante una semplice conversazione: lo smartphone è una costante nella quotidianità, attaccato alla mano come se fosse una sua estensione. Questo comporta conseguenze non solo sociali, ma anche cognitive. Affidarsi eccessivamente ai dispositivi digitali per compiti semplici come ricordare appuntamenti, fare calcoli o orientarsi ha un impatto negativo sulla memoria, sull'attenzione e sulla capacità di concentrazione. Dal punto di vista fisico, l'esposizione prolungata agli schermi compromette la vista, la postura e il sonno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità segnala che ciò può causare affaticamento visivo, disturbi muscolo-scheletrici e insonnia. Fenomeni come il "text neck", un dolore al collo dovuto alla postura inclinata, sono ormai comuni anche tra adolescenti. Il costante flusso di notifiche e stimoli digitali interferisce con la concentrazione e alimenta un'abitudine compulsiva all'uso del dispositivo. Il report "Digital 2024" mostra che il 51% degli utenti apre app senza uno scopo specifico. Questo comportamento, definito uso compulsivo, rivela un legame psicologico che va oltre l'utilizzo funzionale. In media, una persona controlla il telefono 58 volte al giorno, con picchi di oltre 100 controlli tra i più giovani. L'uso costante e compulsivo degli smartphone è favorito dalla loro comodità, rendendo difficile disconnettersi. Alla base c'è anche la FOMO ("fear of missing out"), che spinge a controllare ossessivamente notifiche e social, alimentando stress e isolamento.
Secondo altri, tuttavia, dire che le persone siano dipendenti dagli smartphone è un'esagerazione che non tiene conto dell'uso consapevole e intelligente che la maggior parte fa di questi strumenti. La società odierna si muove a ritmi e dinamiche molto diverse rispetto al passato: oggi lo smartphone è parte integrante della vita quotidiana, non per dipendenza, ma per efficienza. Viene impiegato per lavorare, studiare, comunicare e organizzare la nostra giornata. Secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, una vera dipendenza comportamentale compromette seriamente la vita sociale, lavorativa o psicologica di una persona. Ma casi simili sono estremamente rari. Una ricerca pubblicata su Nature Human Behaviour mostra che meno del 10% degli utenti può sviluppare un uso problematico della tecnologia, mentre la grande maggioranza la integra nella propria vita in modo sano ed equilibrato. Anche uno studio dell'Università di Oxford del 2023 ha confermato che non esistono prove solide di un impatto negativo sistematico degli smartphone sul benessere psicologico. Al contrario, questi strumenti sono spesso di supporto. In ambito educativo, ad esempio, durante la pandemia oltre 1,5 milioni di studenti hanno potuto accedere all'istruzione grazie alla tecnologia, come riportato dall'UNESCO.
La questione non è tanto quanto si usa lo smartphone, ma come lo si usa. Se da un lato è vero che un utilizzo eccessivo e poco consapevole può avere effetti negativi su corpo e mente, dall'altro è innegabile che questi dispositivi siano ormai strumenti fondamentali per vivere, lavorare, imparare e restare connessi con il mondo. Forse non serve demonizzare lo smartphone, ma imparare a conviverci con equilibrio: spegnere lo schermo ogni tanto non significa tornare indietro, ma scegliere di esserci, davvero, nel momento presente.

