Ho letto "Pensieri sciolti... scritti a matita"

20.07.2022

L'Opera sarà presentata venerdì 22 alle ore 19 a San Salvo, per poi approdare in Molise

di Egidio Cappello

Quando si riflette su un libro di racconti, è necessario conoscerne l'autore. Il racconto non riguarda fatti di cronaca, che possono non rinviare al mondo interiore di chi racconta, ma è comunicazione di esperienze, è testimonianza, è spaccato di vita, è dialogo, è attesa. Il racconto è una produzione creativa molto particolare. Il mondo dell'autore è lo stesso del mondo del racconto. Non ci sono tempi diversi, linguaggi diversi, storie diverse. 

Nel racconto c'è una straordinaria unità temporale e spaziale, che non annulla le diversità storiche, sociali ed umane, ma le compone come un'armonia fa con le note, come un fiume che si alimenta della diversità dei rivoli che pur difende fin quando li consegna al mare. E' questa la caratteristica del racconto: l'autore si fa spazio fino a diventare personaggio e mentre racconta angoli anche lontani della vita, racconta di se stesso. La più preziosa delle virtù di chi racconta è entrare sulla scena, assumendo il copione che ritiene più appropriato: pronto a gioire, a soffrire, pronto a riflettere sulla posizione assunta. E' l'anelito dell'autore di questo libro. Entrare nella storia, vivere la storia, scrutare la propria storia. Non c'è in lui un passato lontano, da rivedere, da rivisitare, da ricordare: il racconto vivifica a tal punto l'evento, da renderlo presente, da renderlo progetto, da renderlo futuro. Mentre guarda la sequela degli avvenimenti, nella quale è protagonista, l'autore fa del futuro il proprio tempo. 

Nelle sue storie egli guarda e si guarda; è la sua ragione che fissa lo specchio e si rivede mentre cede a presunte debolezze, mentre lotta contrastato e combattuto, e mentre ritorna in se stessa, con coraggio e determinazione. E gioisce mentre si fa consapevole della propria creatività e della propria capacità di elevazione verso la più piena spiritualità. Il racconto è sempre inserito nel viaggio della vita umana, viaggio che è sempre uguale, viaggio che inizia con lo sguardo all'alto monte da scalare, con riflessioni scoraggianti, viaggio che man mano si fa più docile e più ubbidiente. Anche il monte si fa piano e i dirupi si fanno leggeri ostacoli, superabili. L'autore non nasconde che spesso sta parlando di se stesso. Non possiamo perciò non notare la vicinanza che si avverte con gli ambienti descritti e coi personaggi che li rendono vivi. Gesù, Nicodemo, Atenagora, Tito, Ponzio Pilato, Claudia, la folla di Gerusalemme, sono come membri delle famiglie accanto, sono i pensieri che brulicano nella mente dell'autore. 

Lo stesso segue passo passo la sequela degli avvenimenti che subisce ma che finisce con il dominare attraverso la certezza del raggiungimento della gloria finale, gloria che lo coinvolge e lo aspetta. Che l'autore abbia legami profondi con l'uomo di Nazaret, lo dimostra il bisogno di sostare su momenti identificativi della sua vita, momenti in cui l'autore coglie venature fondamentali della propria esistenza. Così agli sposi di Cana, così al Centurione romano, così alla Gerusalemme "fetore della ipocrisia", così agli indifferenti che negano la grandezza della storia umana, Gesù assicura il cammino stabilito da Dio. Egli trasforma l'angoscia in gioia, trasforma la morte in vita, trasforma la negazione in accoglienza e restituisce a tutti la dignità che le peripezie della vita sporcano e deturpano. L'autore freme ed è in spasmodica attesa. Il mondo è come un fiume che viaggia verso il mare, dinamico, forte, trascinante, volenteroso, mai sonnecchiante. 

Nel suo apparente silenzio, il fiume nasconde la vita, nasconde le relazioni umane, nasconde l'impegno preso dall'eterno di condurre e far vivere l'unità ad ogni goccia di acqua. In questo quadro di abbattimento e di riflessione, di angoscia e di impegno, ogni uomo ha il proprio compito. L'autore dedica un capitolo ai personaggi che sono sul balcone, che guardano da lontano il fiume che passa sotto i propri occhi, e rifiutano di tuffarsi in esso. Sono personaggi informi, vuoti di intelligenza, pronti al giudizio senza le opportune conoscenze e i necessari riferimenti. Sono fuori dalla storia umana, presumono di vivere e di indicare la via maestra agli altri, senza averne la sia pur piccola attitudine. L'autore non nasconde il desiderio che tutti possano sentirsi coinvolti dalla storia e guardare il mondo con gli occhi più giusti. L'autore esce dai racconti letteralmente nuovo, perché ne ha fatto concreta esperienza, vivendo ore febbrili a Gerusalemme, partecipando ai momenti della Crocifissione, seguendo i passi di Gesù, scalando il monte della vita fino alla vetta. Ha scelto pertanto la gioia, ha scelto il sorriso, ha scelto di guardare il sole, ha scelto di bere quel thè mai preso perché qualcuno gli aveva detto che era schifoso, ha scelto di passeggiare in quella strada che aveva sempre evitato perché qualcuno gli aveva detto che non offriva niente di interessante. 

Ha scelto finalmente di aprire la porta del tempio che custodisce la sua anima per scendere nei suoi angoli più reconditi e cogliere il disegno scritto direttamente dalle mani di Dio. In ogni riga si avverte l'anelito dell'uomo che tende a salire con forza il monte arduo della vita umana, e scendere poi, sicuro, forte, autentico, e mostrare la gioia che proviene dalla conquista della vetta e da quanto gli è stato possibile vedere. 

©Produzione riservata

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