I diritti umani non sono mai negoziabili.

16.04.2021

di Deborah Ciccone

Il Senato ha chiesto al governo di conferire la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, il ragazzo egiziano rinchiuso nel carcere di Tora, nella periferia del Cairo dal 7 febbraio 2020.

L'ordine del giorno è stato approvato con 208 si, 33 astenuti e nessun voto contrario.

Ha raggiunto l'aula, da Milano, con i suoi 90 anni, anche Liviana Segre ."«C'è qualcosa nella storia di Patrick Zaki che prende in modo particolare - ha affermato la senatrice a vita - ed è ricordare quando un innocente è in prigione. Questo l'ho provato anch'io e sarò sempre presente, almeno spiritualmente quando si parla di libertà».

Patrick, 29 anni, è uno studente dell'università di Bologna, attivista per i diritti umani. Nel 2019 si trasferisce a Bologna per frequentare un master internazionale in Studi di genere. Il 7 febbraio 2020, appena rientrato in Egitto per trascorrere qualche giorno con la sua famiglia è stato arrestato. All'arresto sono seguite 24 ore di buio e silenzio durante le quali, secondo le denunce dei suoi legali, Zaki è stato interrogato e torturato per ore.

È attualmente detenuto con l'accusa di istigazione a crimini terroristici e incitazione alla protesta. Rischia 25 anni di carcere per qualche post su un account Facebook che, secondo la difesa è falso.

Lo scorso 6 aprile, per l'ennesima volta i giudici egiziani hanno prolungato di 45 giorni la sua detenzione. Una tortura psicologica che si aggiunge alle durissime condizioni di vita nel carcere di Tora, conosciuto proprio per il continuo ricorso alla tortura, per la violazione dei diritti umani.

La mobilitazione italiana e internazionale è massiccia, tante città hanno conferito a Zaki la cittadinanza onoraria, tanti paesi, dai più grandi ai più piccoli, hanno chiesto al Presidente Mattarella di conferire allo studente egiziano la cittadinanza italiana.

Patrick è uno studente, la prima cosa che dal carcere ha chiesto, sono stati i suoi libri, vuole continuare a studiare per non perdere la borsa di studio, Patrick ha speso e sta rischiando la sua vita per difendere i diritti umani. Abbiamo tutti, il dovere di stare dalla sua parte.

Ma Quello di Zaky non è un caso isolato, tutt'altro. Secondo le organizzazioni per i diritti umani sono tra 60mila e 100mila i prigionieri politici egiziani attualmente detenuti in carcere.

Stanno aumentando in maniera esponenziale gli arresti ai danni di studenti impegnati con progetti di ricerca o master all'estero.

Stessa sorte e stesse accuse per Ahmed Samir Santawy, uno studente egiziano dell'università Ceu di Vienna, arrestato a febbraio al suo rientro in Egitto.

Allora forse è vero, non c'è niente che spaventi i regimi più di una penna, più del libero pensiero.

È un atto simbolico, quello del Senato, ma importante, che cade nello stesso giorno in cui la procura di Roma deposita i verbali di altri tre testimonianze che accusano i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di aver rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni.

Numerose Ong in una lettera aperta all'Unione Europea, hanno denunciato il fatto che gli stati membri continuano a sostenere il governo egiziano vendendo armi, rafforzando la cooperazione con il presidente Abdel Fattah al-Sisi, facendo affari con chi viola i diritti umani.

È un atto importante ma simbolico quello del senato.

Ora l'Italia ha il dovere di chiedere a gran voce la liberazione di Patrik Zaki, verità per Giulio Regeni.

Ha il dovere, stare dalla parte dalla parte dei diritti umani, perché quelli no, non sono negoziabili. 

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