I Parchi come laboratorio. Slogan o missione da condividere?
Oggi, 9 settembre 2023, il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise compie 101 anni di vita. Vogliamo condividere con voi la riflessione che il PNALM ha proposto per questa circostanza.
Avevamo programmato da tempo alcune iniziative culturali pensate per poter celebrare al meglio 101 anni dall'istituzione. Ovviamente, alla luce di quanto successo nei giorni scorsi, tali iniziative sono state doverosamente rinviate a tempi più sereni e consoni per la parola "festa".
Oggi, le nostre parole non possono che essere rivolte alla storia del Parco e alla missione che fin dai suoi primi anni di vita ha connotato ogni sua azione: la conservazione della biodiversità. Un compito assolto sempre sotto la guida delle più aggiornate conoscenze scientifiche disponibili e utilizzando il ricco bagaglio di esperienze accumulato, in un secolo di vita. Tutto questo, ovviamente nella piena consapevolezza che la conservazione, soprattutto dei grandi carnivori, ad esempio, ancor prima di essere una questione scientifica è soprattutto una questione sociale, culturale e politica.
Sul piano concettuale ci piace rimarcare il fatto che un Parco Nazionale è un luogo dove l'essere umano è alla ricerca continua di equilibrio e dove si ha la possibilità, unica nel suo genere, di poter comprendere appieno che siamo parte della Natura e come realmente funziona la vita sul nostro magnifico Pianeta. In pratica è come vivere all'interno di un libro di biologia, che invece di doverlo studiare, viene vissuto. Un luogo dove, il nostro stesso benessere di uomini è legato a doppio filo al benessere degli ecosistemi naturali e dove dovrebbe essere facile (perché consapevoli!) rispettare quelle regole fondamentali che altrove abbiamo "dimenticato", spingendoci oltre e procurando i disastri ambientali che piano piano stanno presentando il conto: in primis la crisi climatica. Spesso dimentichiamo che "fare un passo indietro" e, quando non si è sicuri delle conseguenze domandarsi sempre quale possa essere l'impatto di ogni singola nostra azione sui processi ecologici, fa onore e dà valore al Sapiens che è in noi. In pratica dovremmo essere fieri di essere i custodi di una tale responsabilità e lavorare tutti insieme, Parco, Istituzioni, popolazioni locali e ospiti del territorio, come moltiplicatori di ciò che sperimentiamo lavorando e vivendo a stretto contatto con la Natura, con coloro che questa grande fortuna non ce l'hanno.
È paradossale invece, come ancora nel 2023 ci debba essere più di qualcuno, anche tra chi ci vive, che vede principalmente il Parco, non come una grande opportunità ma come un insieme di divieti.
Quale altro scopo dovrebbero avere i regolamenti del Parco se non quello di tutelare un BENE COMUNE preziosissimo? Il lavoro che le aree protette sono chiamate a fare, sempre di più, nel nostro caso anche dopo 100 anni, è dimostrare che chi fa conservazione, così come chi fa altro, è dalla stessa parte e nessuno toglie nulla all'altro, ma si lavora per una missione che spesso non può contemplare le esigenze, anche lecite, del singolo, ma deve necessariamente guardare ed agire su una scala valoriale più alta che contempla il bene di tutti per costruire un'intelligente coesistenza per continuare a permettere la vita sulla Terra.
Il Parco questa sfida, da oltre cento anni, l'ha raccolta e speriamo di saper fare e agire sempre al meglio. Non è facile per nulla e a giudicare da ciò che accade, la strada è ancora lunga, talvolta tortuosa e piena di trappole e difficoltà ma la posta in gioco è alta: la consapevolezza che homo sapiens, prima del baratro, sappia capire qual è il suo posto in Natura e aggiusti la rotta.
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