I Romanzi dispotici: una profezia della realtà

21.12.2025

di Camilla Novelli

Gli Stati Uniti hanno appena annunciato che, in occasione del 250esimo anniversario dalla Dichiarazione di Indipendenza, nel 2026 ospiteranno i "Patriot Games", dove un ragazzo e una ragazza da ogni Stato sarà chiamato a gareggiare in uno spettacolo televisivo.

Se al leggere questa notizia si prova un senso di dejà vu è probabilmente dato dal fatto che questa descrizione, per i democratici, ricorda drammaticamente gli Hunger Games di Suzanne Collins. Neanche a farlo apposta, per il prossimo anno è prevista l'uscita del film tratto dal quinto libro della saga, incentrato su uno dei Quarrel Quarter, i giochi particolari tenuti ogni 25 anni dalla prima edizione.

Non è certo la prima volta che i romanzi distopici diventano vere e proprie profezie che anticipano ciò che accadrà nel mondo. Basti pensare al tanto citato Orwell nel suo 1984. Oggi, la tecnologia è usufruibile da tutti, ma al servizio di pochi. Solo alcuni scelti dall'algoritmo o dagli sponsor che li promuovono riescono a crearsi visibilità all'interno dei social media, seguiti da migliaia e milioni di persone che li idolatrano commentando e condividendo i loro contenuti.

Il guaio arriva quando la politica si mette in mezzo e usa gli stessi sistemi per aumentare i propri consensi. L'uomo, in generale, ha bisogno di un punto di riferimento nella propria vita, e in un'epoca dove la religione viene spesso abbandonata si sceglie di credere in qualcuno che ispira sicurezza e sostenerlo in tutte le sue azioni. Un abile sfruttatore di tutti i social media, infatti, fin da subito è attento a scegliere le parole giuste e i post da pubblicare per far parlare sempre di sé.

Gli esempi più fedeli all'opera orwelliana sono sicuramente le dittature orientali che hanno reso illegale ogni forma di culto in favore di una sorta di religione che vede i loro leader come esseri superiori, quasi divini, esattamente come il Grande Fratello che Winston Smith era costretto ad adorare.

Neanche la sfera femminile è esente dalla profezia distopica. The Handmaid's tale, il racconto dell'ancella, di Margaret Atwood narra le vicende di una donna privata di ogni suo diritto, costretta a portare vestiti che non lasciassero vedere il volto e il tutto in nome di una versione distorta della religione cristiana. Anche qui, la realtà ha raggiunto la fantasia: basti pensare alla condizione di tutte quelle donne che, per colpa dei regimi che governano i loro Paesi, non possono nemmeno più parlare in pubblico, o che non possono lavorare e quindi non poter essere curate in caso di malattia, visto che non possono essere visitate da alcun medico maschio.

Se si ritorna al paragone con Hunger Games si può cogliere un monito dato dall'autrice. La gente di Capitol City, vestita bene e affamata di spettacolo, accetta che dei ragazzini vengano fatti ammazzare per il loro mero divertimento e non fanno nulla per cambiare le sorti del resto del Paese, affamato e stanco. Non è forse un diretto richiamo alla condizione umana? I più agiati, beati nella loro ignoranza, hanno imparato ad accettare gli orrori delle guerre fuori da casa loro finché non li toccano, mentre gli sfortunati devono combattere ogni giorno per la vita e la libertà. Lo scandalo suscitato da questa o quella celebrità conta di più della gente fuori casa che vive in povertà. Aiutare gli altri è cringe, invece di nobile.
Sfogliare allora quei libri sempre più reali può essere utile per capire quali saranno le sorti più o meno immediate della Storia futura. Alcuni parlano di una fine tragica, altri sono più speranzosi e raccontano di rivoluzioni che cambiano l'umanità intera, ma una cosa è certa: come diceva Tommaso di Lampedusa, niente cambia se niente cambia.

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