I seguaci dell’inutilità

04.08.2021

Rifioriscono, in questo tempo avverso, i piccoli personaggi che hanno fatto dell'arte e della cultura il luogo ideale delle loro insulse scorribande

di Rocco Zani

In nome di una comune - e compulsiva - necessità di "ripartire" assistiamo, in questo tempo post-pandemico (auguriamoci davvero che sia così) ad una estesa sequenza di proposte artistico -culturali capaci di far rabbrividire chiunque. Protagonisti, ancora una volta, un numero indefinito di assessorucoli prestati alla cultura, di operatori delinquenziali, di pseudo artisti domenicali sacrificati sull'altare di un rito celebrativo last minute ma sempre pronti a rimpinguare i salvadanai dei loro fagocitanti interlocutori.

C'è bisogno di "ripartire, di riprendere il viaggio, di rimettersi in viaggio, di dimenarsi", il tutto condito da una serie interminabile di eventi (inutili) e di proposte (irragionevoli) la cui atavica sterilità è rivendicata come fiore all'occhiello di molti cervelli (in transito).

Come se nulla fosse accaduto, ignorando il vuoto epocale (storico, culturale, politico, sociale, economico) che ci lasciamo alle spalle (auguriamoci davvero che sia così) i nostri "eroi" hanno ripreso appieno la loro insulsa iperattività inondando il paese di inutili incontri, confronti, riscontri. Coloro che attribuivano il patentino di identità artistico - culturale alle fiere di paese "sfrantumandoci i cabbasisi" in nome di una naturale consanguineità tra il cibo e la pittura sono tornati più agguerriti di pria. Quelli che promuovevano rassegne di dubbio gusto per principianti presuntuosi purché si pagasse un lauto compenso (tutto compreso) sono rifioriti come papaveri di maggio.

Meglio il silenzio, che talvolta è risolutivo. O, in ultima analisi, una quarta ondata.

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