Il campionato europeo di calcio: tra identità nazionale e prospettive geopolitiche

17.07.2021

di Gian Marco Di Cicco

Nel corso delle ultime settimane, la stragrande maggioranza dei cittadini europei si è sintonizzata sulle piattaforme televisive o sui canali in streaming, per seguire il campionato europeo di calcio, organizzato dalla Federazione calcistica europea, la UEFA. Dopo le drammatiche condizioni legate ai contagi da Covid -19 dello scorso anno, che hanno causato il posticipo delle partite al 2021, l'entusiasmo dei tifosi europei è stato non indifferente e ciò si è tradotto anche in termini di ascolti. 

L'Europa, intesa da un punto di vista prettamente geografico e non come organizzazione sovranazionale di stampo politico, ha riconosciuto nelle proprie nazionali di calcio lo stimolo a sperare dopo i mesi duri di restrizioni delle libertà personali, di distanziamento sociale e di impianti sportivi chiusi al pubblico. L'evento calcistico appena terminato, tuttavia, non ha rappresentato solo un campionato che ha regalato svago a milioni di telespettatori in tutto il mondo ma, soprattutto in questo 2021, uno "spettacolo" dalle importanti implicazioni geopolitiche. I riferimenti sono soprattutto alle nazionali calcistiche inglese e turca. Il 23 giugno 2016, infatti, la maggioranza dei cittadini del Regno Unito si è espressa a favore della fuoriuscita dall'Unione europea, tornando a godere integralmente della propria sovranità territoriale ed esponendosi a conseguenze negative, soprattutto sul piano economico - finanziario e dei flussi di capitali e di persone. La Turchia, invece, fin dal termine degli anni Ottanta, ha manifestato l'intenzione di aderire al consenso europeo. Dal 2005, si rimandano i negoziati e non è stato riconosciuto al Paese lo status di membro dell'Unione europea, a causa del deficit democratico che si sta percependo nel corso soprattutto degli ultimi anni. Nel primo caso, dunque, si ha uno Stato, il Regno Unito, che ha deciso di sciogliere qualsiasi vincolo con un'organizzazione internazionale. Nel caso della Turchia, si chiede l'adesione all'Unione europea, ma interdetta da motivazioni politiche e di tutela dei diritti umani. In riferimento al contesto dei campionati europei appena disputati, i due governi hanno approfittato dell'ambito sportivo per contribuire ad un processo di crescita sociale della popolazione. 

Tale prospettiva potrebbe tradursi in un successo politico, affinché si richiamino i valori di integrazione che la stessa Unione europea propugna dal momento della sua costituzione. Si andrebbe, quindi, a potenziare una rete politica, economica e sociale, con la premessa che la tutela dei singoli cittadini venga riconosciuta dal governo turco, in particolar modo. Su un piano più generale, il tifo nei confronti della Nazionale di calcio del proprio Paese si manifesta attraverso un processo di identificazione in alcuni simboli che richiamano alla propria Patria. 

Il Tricolore, l'inno nazionale, la divisa azzurra, l'esultanza per un gol segnato e il tifare per un calciatore, indipendentemente dal club di appartenenza, sono simboli di una comunità che si riconosce in una nazione. Il geografo politico del secolo scorso Jean Gottmann, analizzando la divisione politica dello spazio, riteneva che proprio le "icone" rappresentano i simboli o gli elementi, attraverso i quali la popolazione può riflettere il proprio legame con il territorio. Tali atteggiamenti, quindi, non hanno solo delle implicazioni di carattere emotivo, che spingono a sentirsi legati ad un determinato team ma sono anche da considerare importanti vincoli, attraverso i quali propugnare la propria identità nazionale. Concludo sostenendo che, al di là del legame per la propria nazione, in un periodo di crisi sociale, politica ed economica come quello che stiamo vivendo, il Campionato europeo di calcio rappresenta anche uno strumento, utile a comprendere come sia necessario non precludersi la possibilità di dialogare anche con altre soggettività territoriali diverse dalla propria. 

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